Pechino - La Cina auspica un nuovo corso per le relazioni con la Corea del Sud, dopo la vittoria alle elezioni presidenziali di ieri di Moon Jae-In, già entrato in carica. Pechino chiede a Seul di agire per raffreddare una situazione che si è ampiamente surriscaldata nei rapporti bilaterali dopo la decisione della passata amministrazione sud-coreana di spiegare il sistema anti-missilistico Thaad (Terminal High-Altitude Area Defense system). Il presidente cinese, Xi Jinping, ha inviato un messaggio di congratulazioni al nuovo presidente della Corea del Sud, Moon Jae-In, eletto ieri con il 41,08% delle preferenze degli elettori, e che oggi ha prestato giuramento a Seul. Nel messaggio, Xi ha sottolineato l'importanza di affrontare le aree critiche della relazione tra Pechino e Seul, a cominciare dalla disputa sullo scudo anti-missilistico Thaad che il precedente governo sud-coreano ha deciso di installare sul proprio territorio con l'aiuto degli Stati Uniti e che sarebbe, almeno in parte, già operativo.
Lo stesso Moon, durante la campagna elettorale, si è mostrato scettico rispetto al sistema di difesa di Seul, affermando che la sua installazione (cominciata la notte tra il 25 e il 26 aprile scorso in un'area fino a poche settimane prima adibita a campo da golf) mancava di "procedure democratiche" e di appropriati controlli, a cominciare dalle valutazioni di impatto ambientale del nuovo scudo anti-missile. Secondo i primi osservatori che si sono espressi ai media di Seul sulla vicenda, è probabile che il Thaad rimanga al suo posto anche con la nuova amministrazione sud-coreana, ma l'elezione di Moon Jae-In a capo dello Stato sembra destinata a cambiare gli equilibri in Asia orientale, soprattutto per quanto riguarda la questione nord-coreana, e con la Cina in particolare per via dello scudo anti-missile.
Proprio alla questione del Thaad è dedicato une editoriale pubblicato oggi dal tabloid Global Times. L'influente giornale cinese auspica che Moon riconsideri lo spiegamento del sistema anti-missili, a fronte dei costi elevati, della parziale efficacia nel caso di attacchi convenzionali da parte di Pyongyang e delle proteste dei residenti di Seongju, dove il Thaad è stato installato, che non lo vogliono. "Lo spiegamento del Thaad è una questione di cui il nuovo governo deve tenere conto per gestire i suoi legami con la Cina", scrive il quotidiano cinese. "Si spera che Moon prenda l'iniziativa per riparare i malandati legami bilaterali tra Pechino e Seul. Se mancherà questa opportunità, i legami futuri andranno incontro a nuove difficolta'".
L'opposizione di Pechino al Thaad non si limita solo alle parole. Secondo un comunicato diffuso oggi dal Ministero della Difesa di Seul, l'Esercito di Liberazione Popolare cinese "ha condotto test di nuovi tipi di missili dalle parti di Bohai negli ultimi giorni e ha raggiunto i risultati sperati". I test missilistici cinesi, nel nord-est del Paese, sarebbero una risposta allo spiegamento del Thaad, secondo gli analisti militari sud-coreani: già pochi giorni dopo l'inizio delle operazioni di installazione dello scudo anti-missile, il Ministero della Difesa cinese aveva annunciato che avrebbe condotto test con "nuovi tipi di armi" in risposta allo spiegamento del sistema di Difesa statunitense in Corea del Sud.
L'importanza attribuita alla questione del nucleare di Pyongyang dal nuovo presidente sud-coreano si è palesata subito sia attraverso le parole che con le prime nomine: nel discorso di inaugurazione del suo mandato, Moon ha dichiarato apertamente che sarà disponibile a recarsi a Pyongyang, "se le condizioni saranno giuste" per una visita, e si è impegnato a "cercare di risolvere con urgenza la crisi". Nel corso della tarda mattinata, Moon ha poi proceduto alle nomine del nuovo primo ministro, un ex governatore provinciale, e del nuovo capo dei servizi segreti di Seul, Sun Hoon, da oggi al vertice dell'agenzia di intelligence sud-coreana. Sun è considerato uno dei maggiori esperti di Corea del Nord del Paese: ha contribuito a realizzare due importanti dialoghi tra i due Paesi divisi dal trentottesimo parallelo, nel 2000 e nel 2007, ed è il funzionario sud-coreano che ha incontrato il maggiore numero di volte l'ex leader di Pyongyang, Kim Jong-Il, padre dell'attuale leader, Kim Jong-Un.