Roma - Le imprese italiane devono avere piu' coraggio, e rendersi conto che il Giappone e' un mercato dalle grandi potenzialita' di investimento. Questo il messaggio lanciato alla vigilia della quarta edizione del Nishippon Business Forum, che si terra' il 30 novembre a Fukuoka, sotto il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero dell'Economia del Giappone e della Japan Business Federation e di cui da quest'anno AGI e' media partner.
L'appuntamento, organizzato da Daniele Di Santo presidente e fondatore della Japan Italy Economic Federation, organismo nato nel gennaio 2015, vicino alla locale confindustria, raccoglie molte tra le piu' rilevanti aziende e gruppi finanziari giapponesi con interessi distribuiti tra Italia e Giappone, istituzioni e realta' associative e si propone di essere un 'think thank' sullo sviluppo dei legami tra il nostro Paese e il Sol Levante, ma anche un osservatorio stabile su come si evolvono gli equilibri generali in Asia, visti con l'occhio delle istituzioni giapponesi. "Sono equilibri - spiega Di Santo all'AGI - che influenzano direttamente e indirettamente anche noi, e non solo chi ha interesse ad investire nel paese asiatico". Certo, chi punta a fare business in una dimensione cosi' lontana e diversa dalla nostra, necessita di avere punti di riferimento rilevanti su cui contare. "Proprio per questo - prosegue Di Santo - il Jief oltre ad essere un gruppo di relazioni e interessi, punta a utilizzare la propria posizione rappresentativa e la rete di conoscenze posseduta, dialogando direttamente con le autorita' e sostenendo le istanze dei propri membri". Ma quanto interesse dimostrano le aziende italiane nei confronti del Giappone? "A livello di grandi imprese, basta citare l'esempio di Leonardo-Finmeccanica che si sta muovendo in misura considerevole, considerato anche l'interesse dei giapponesi nei confronti delle nostre aziende: esempio fra tutti, l'acquisizione della Hitachi di Ansaldo STS e Ansaldo Breda. Ma mi risulta che anche nel settore energetico, molte aziende si stiano muovendo verso uno scambio di interessi reciproci: per ora nulla di ufficiale o di definito, ma le cose stanno evolvendo".
Vi e' poi tutto un tessuto di piccole e medie imprese italiane che guardano con vivo interesse al Giappone: "Manca pero' una certa dose di coraggio, anche perche' il nostro sistema e' un po' frammentato e invece il mercato nipponico appare molto esigente, in quanto richiede alti standard di qualita' che appaiono, culturalmente parlando, molto lontani". "Ed invece non e' cosi' - incalza Di Santo - l'importante e' non lasciarsi bloccare dalle barriere culturali, che sono d'intralcio soprattutto nella fase d'approccio. Bisogna ragionare, a livello imprenditoriale, con un orizzonte a largo raggio e non lasciarsi andare a piccoli, timidi, tentativi di fare impresa ma essere molto convinti dei propri progetti". In Italia, una delle piu' grandi difficolta' per chi vuole investire e' rappresentata dall'accesso al credito. "Va invece considerato - sottolinea il presidente del Jief - che il Giappone e' stato investito da grande liquidita' e non solo per gli effetti sull'economia derivanti dalle decisioni della Banca centrale, ma anche a livello regionale c'e' grande disponibilita' da parte degli istituti a venire incontro alle imprese straniere, e a stimolare le diverse progettualita'. Il problema semmai e' che quest'apertura non e' sufficientemente conosciuta, e invece i giapponesi sono attratti dal nostro know how, dalle competenze italiane in campo manifatturiero. Basti pensare alla moda". All'appuntamento di mercoledi' prossimo, parteciperanno tra gli altri Osamu Akiyama, direttore generale della Banca del Giappone - Fukuola e Toshio Kanehira vicepresidente di Leonardo Finmeccanica Japan. (AGI)