Roma - La Cina si prepara a ospitare il prossimo G20 che si terra' a settembre ad Hangzhou, nello Zhejiang, e le "aspettative globali sul summit sono elevate". "Con la presidenza assunta dalla Cina, questo vertice rappresentera' un punto di svolta rispetto alle passate edizioni": lo ha dichiarato Enrico Letta, presidente dell'Associazione Italia-Asean, alla conferenza "Il G20 cinese, una grande sfida per il rilancio del sistema multilaterale" svoltasi a Palazzo Montecitorion e organizzata dalla Scuola di Politiche, fondata dallo stesso Letta nel 2015.
L'obiettivo del G20 - il forum che riunisce le economie piu' avanzate del mondo, l'Unione europea e i paesi emergenti - e' trovare una soluzione alla crescita mondiale "ancora lenta e diseguale". Le passati edizioni hanno faticato a elaborare risposte efficaci alle crisi finanziarie. "Ci aspettiamo che questo G20 segnera' se non il punto di svolta, come auspicato da Letta, senz'altro l'inizio di un importante cambiamento", ha detto Chen Zhimin, docente presso il dipartimenti di studi internazionali dell'Universita' Fudan di Shanghai.
"Lo sviluppo economico", ha proseguito Chen, "sara' al centro dell'agenda del G20 che avra' quindi l'obiettivo di trovare soluzioni per raggiungere la crescita sostenibile entro il 2030. Il focus sara' inoltre su innovazione e imprenditoria nell'ambito di una strategia di crescita economica di lungo periodo. L'impegno dei paesi membri vertera' poi sulla promozione delle riforme delle istituzioni finanziarie e del commercio internazionale. Infine, ci sara' una spinta affinche' i paesi del G20 ratifichino l'accordo di Parigi sul clima del 2015 e intraprendano azioni concrete".
Il G20 si apre in un clima geopolitico nel sud-est asiatico reso rovente dalla sentenza della Corte Permanente di Arbitrato dell'Aia dei giorni scorsi, che ha negato a Pechino ogni diritto storico sul Mare Cinese Meridionale a favore delle Filippine. Il Tribunale dell'Aja ha smentito la validita' della "nine-dash line", la linea a nove trattini che racchiude circa l'85% delle acque del Mare Cinese Meridionale, che Pechino rivendica come parte integrante delle proprie acque territoriali. La Cina non ha pero' fatto marcia indietro sulle rivendicazioni territoriali e nei giorni scorsi ha messo in guardia i Paesi del sud-est asiatico dalla possibilita' di una guerra, invocando la risoluzione tramite negoziati bilaterali delle dispute con le Filippine.
"La delicata questione delle dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale non condizionera' l'agenda del G20", ha specificato Chen Zhimin, "anche perche' molti dei paesi coinvolti, come Filippine e Vietnam, non sono presenti al vertice. Altri paesi, come il Giappone, potrebbero sollevare la questione ma il G20 non e' l'ambito piu' giusto dove affrontare la crisi dei mari". Chen non si e' sbilanciato sulla crisi ma non ha esitato a definirla frutto dell'intromissione americana nell'aerea: "Gli Usa portano avanti azioni che dividono la Cina dai paesi vicini", ha detto lo studioso della Fudan. "La sentenza dell'Aja rappresenta un passo indietro nella risoluzione delle dispute, che invece possono risolversi solo attraverso il dialogo e in tal senso, con la recente elezione del nuovo presidente filippino Rodrigo Duterte, ci sono degli sviluppi positivi nei rapporti tra Pechino e Manila". (AGI)