Pechino - La Cina deve reagire con la massima urgenza per riformare la propria economia altrimenti rischia "una crescita piu' bassa in via permanente": questo e' il monito del Fondo Monetario Internazionale, che ha espresso in un rapporto preoccupazione anche per il crescente debito delle imprese. Mentre la prospettiva economica a breve termine resta positiva, la mancanza di interventi di Pechino sulle riforme a lungo annunciate aumenta le possibilita' di ricadute negative a medio termine.
La Cina sta tentando di reindirizzare la sua economia, con un incremento della domanda interna quale chiave di crescita in luogo di massicci investimenti governativi e delle esportazioni a prezzi competitivi. Questa rimodulazione, che e' prevista con l'ultimo piano quinquennale, non sta risultando facile. Fra aprile e giugno l'economia cinese ha segnato una crescita del 6,7%, la medesima segnata nei primi tre mesi 2016 e un po' piu' lenta del 6,9% del 2015, tasso annuo piu' debole negli ultimi venticinque anni.
"La transizione economica della Cina continuera' a essere complessa, difficile e potenzialmente caotica" ha osservato il Fondo, che punta il dito specialmente sui debiti delle imprese. A esclusione del settore finanziario questi rappresentavano nel 2015 il 120% del pil cinese, ma da qui al 2019, se il governo non interverra', il rapporto potrebbe lievitare al 140%.
Intanto, in Cina la produzione industriale e' cresciuta del 6% annuo, contro un'attesa di +6,2%. Lo riferisce l'istituto nazionale di statistica, aggiungendo che gli investimenti fissi sono saliti dell'8,1% nei primi sette mesi dell'anno, contro una stima degli economisti di +8,9%. Sempre a luglio, le vendite al dettaglio sono aumentate del 10,2% annuo, dopo il +10,6% di giugno, deludendo gli economisti che prevedevano un aumento del 10,5%. (AGI).