Palermo - Per il capo dello Sco Renato Cortese, lo stesso che nel 2006 a Corleone catturo' Bernardo Provenzano, Mered Yehdego Medhane "e' tra i piu' pericolosi boss della tratta di esseri umani". Estradato in Italia dal Sudan, l'eritreo di 35 anni in quel Paese si nascondeva blindato, protetto da un piccolo esercito. "Io sono come Gheddafi, sono il piu' forte", diceva di sé, non sapendo di essere intercettato. Un apparato di protezione che non gli e' servito a evitare l'arresto lo scorso 24 maggio. In tempi record la successiva estradizione, "grazie a una rapida procedura ottenuta attraverso una complessa opera di coordinamento e cooperazione giudiziaria con diversi Paesi tra cui il Regno Unito e il Sudan", spiega il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, che sottolinea il profilo dell'uomo giunto in manette in Italia, intorno alla mezzanotte, a bordo di un aereo di Stato atterrato a Ciampino: "Abbiamo assicurato alla giustizia italiana il capo di una delle piu' organizzate reti per la gestione del traffico di migranti dalle zone subshariane, passando dalla Libia fino al nord Europa".
Vastissimo e milionario il traffico di uomini organizzato dall'eritreo che si vantava di gestire moltissime traversate, alcune delle quali finite in tragedia, come quella del 3 ottobre 2013, quando a mezzo miglio da Lampedusa morirono 366 persone. Per il cinico boss delle rotte del mare, un rischio calcolato, se si ascoltano le parole pronunciate ridendo: "In un solo anno ho fatto partire 8.000 persone. Ho lavorato bene. Dicono che ne faccio salire troppi sui barconi? Ma sono loro che hanno fretta di partire...". Espressioni sinistre alla luce di quella ecatombe. Proprio da questa, spiega Lo Voi, sono partite le indagini sfociate nelle operazioni "Glauco" e "Glauco 2" e infine culminate nel risultato di oggi: "Abbiamo ricevuto il forte appoggio operativo e strategico da parte della National Crime Agency inglese che ha creduto fin dall'inizio ai nostri riscontri ed elementi raccolti durante le indagini avviate subito dopo il tragico naufragio del 3 ottobre 2013". Decisiva, del resto, la stretta cooperazione tra tutte le autorita' giudiziarie e di Polizia di vari Paesi, nonche' tra il ministero della Giustizia italiano e quello sudanese e con il ministero dell'Interno italiano. In particolare, la "National Crime Agency" Britannica e' riuscita a sviluppare relazioni sia di tipo strategico sia operativo con le autorita' sudanesi, grazie al suo ampio network di rapporti internazionali. Ufficiali di Polizia della Nca e della task force contro il favoreggiamento della immigrazione, costituita nell'ambito del Progetto Invigor, sono riusciti a localizzare il latitante fino ad un indirizzo nel quartiere di El Diem a Khartoum. Incessante attivita' di ricerca dell'eritreo, realizzata con una quotidiana collaborazione tra la Procura di Palermo, la Polizia di Stato Italiana (Squadra Mobile di Palermo e Servizio Centrale Operativo), con il supporto di altri Paesi europei. "Quello di oggi e' un risultato importante ma che non comportera' - avverte il procuratore di Palermo - una interruzione del traffico e dei viaggi dei migranti. Ma dimostra che siamo in condizione di assicurare alla giustizia italiana anche i capi delle organizzazioni, non solo gli scafisti". (AGI)
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