Crisi: Palermo povera, viaggio tra immigrati e chi ha perso tutto
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Crisi: Palermo povera, viaggio tra immigrati e chi ha perso tutto

Crisi: Palermo povera, viaggio tra immigrati e chi ha perso tutto

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(AGI) - Palermo, 11 set. - Sono piu' di 200 i pasti che, ognigiorno, vengono garantiti a poveri, italiani e stranieri cheaffollano la mensa diocesana San Carlo della Caritas diPalermo. Ogni giorno, a partire dalle ore 12, vengono infattigarantiti 65 pasti completi con relativi posti a sedereall'interno della sala pranzo del centro. A questi siaggiungono 70 pasti da asporto che vengono distribuiti apersone in difficolta', molti con famiglia. Un'attivita' importante in una citta' in cui crescono inuovi poveri e che da qualche giorno e' orfana di Biagio Conte,il frate laico che per oltre vent'anni ha assistito i derelittidi Palermo e che adesso e' tornato tra le sue montagne,protestando contro l'insensibilita' delle istituzioni. Alla mensa della Caritas dopo ilprimo turno, poi, ne segue un altro, coadiuvato da un africano,dedicato interamente ai migranti, in prevalenza africani,ospiti nel centro di accoglienza Santa Rosalia annesso al SanCarlo, che provvede a fare avere, in misura variabile, da unminimo di 45 pasti fino a un massimo di 85 pasti. In cucina cisono tre cuochi fissi che vengono coadiuvati da diversivolontari, in media sei al giorno, provenienti da gruppi scout,parrocchie e altre realta' cittadine. Ogni utente possiede unascheda ottenuta dopo un colloquio privato con alcuni deglioperatori Caritas che, alla fine di un lungo lavoro dimonitoraggio, hanno stilato una lista di persone che, insiemealla garanzia di un pranzo caldo, attraverso una equipesociale, sono anche sostenute e accompagnate in vario modo. Glioperatori, infatti, conoscono i volti, i nomi e soprattutto lestorie di quelle persone che spesso cercano qualcuno con cuiparlare. Sono storie di degrado sociale, di emarginazione edisagio a piu' livelli di chi vive solo o in famiglia. Tra ipiu' poveri, a prendere quotidianamente il cibo per la suafamiglia, c'e' Giuseppe, un uomo di mezz'eta' che deve sfamare9 bocche e vive in una casa fatiscente, senza infissi e con unosfratto sulla testa nel quartiere popolare di Danisinni. Lafamiglia e' in uno stato di completa precarieta' e non riesce afronteggiare nessuna spesa. La moglie soffre di crisi nervose elui ha tentato di compiere gia' due volte gesti estremi. C'e' anche Salvatore, 58 anni, chesta curando un tumore e non ha nessun parente in citta' chepossa aiutarlo. E poi, ci sono due donne: madre e figlia. Quest'ultima ha avuto il coraggio di denunciare permaltrattamenti il suo ex-compagno, adesso in carcere e da cuiha avuto un bimbo di tre mesi che vive con lei. La ragazza e'in cerca di un lavoro che possa darle indipendenza economica,ma ad oggi senz'alcun risultato. "Sappiamo, pure, che ci sonopersone che vivono con 400 euro al mese di pensione e, dovendopagare 300 euro di affitto, non riescono a garantirsi i pasti -sottolinea Nicoletta Ganci, referente dell'accoglienza e delcentro ascolto della mensa -. Molti altri sono senza dimora opersone disoccupate in stato di bisogno". "La poverta' stacrescendo in citta' ed, a volte, e' difficilmentequantificabile perche' ai vecchi si aggiungono nuovi poveri -continua Ganci -. Da noi arrivano i casi, spesso, piu'disperati che non sanno cosa fare. Occorrerebbe riuscire a farerete in maniera costruttiva tra tutte le realta' impegnate nelsostegno alle poverta'. Siamo ancora troppo legati allecategorie. Occorre garantire, comunque, continuita' ai servizidi sussistenza di base. Auspichiamo che la politica sia semprepiu' vicina al territorio e a chi grida aiuto perche' si senteabbandonato e solo". "Aumentano le persone in stato di bisognoche ci chiedono aiuto - dice pure Giuseppe Giambusso, operatoredel centro d'ascolto della mensa San Carlo e referentedell'osservatorio poverta' -. Abbiamo una lista di attesa di 25persone che sono rimasti fuori dal servizio mensa e, subentranoautomaticamente, qualora dovesse venire a mancare qualcuno dei65 commensali. Inoltre, c'e' anche un piccolo gruppo di persone(circa 5) che cerchiamo comunque di non lasciare a mani vuote,dandogli qualcosa che avanza dalla cucina". Tra i volontari c'e' Teodoro. Ha piu' 59 anni ma nedimostra meno, e' stato praticamente 'adottato' dalla Caritasfino a diventare uno dei volontari piu' attivi. "Sono arrivatoal centro San Carlo e Santa Rosalia la sera del 25 luglio del2010 - racconta -. Rimasto orfano, prima di mio padre e poi dimia madre, sono stato sfrattato dalla casa dove vivevo, neipressi del tribunale non sapendo dove andare". Da quattro annivive al centro "e mi piace dedicarmi a chi ha piu' bisogno". (AGI).
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