(AGI) - Catania, 6 giu. - Una sollecitazione, rivolta al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, e ai rappresentanti degli enti soci della Sac, la societa' di gestione dell'aeroporto di Catania, ad aprire urgentemente un tavolo di confronto. Obiettivo: mettere a fuoco gli scenari che si sono dischiusi in seguito alla decisione dell'assemblea del 30 maggio scorso, che ha interrotto il percorso - precedentemente assunto proprio dai soci - della quotazione in Borsa. E' quanto emerso durante la conferenza stampa di oggi a Catania dal presidente della Sac Salvatore Bonura, e dall'amministratore delegato Gaetano Mancini. "Le scelte fatte, in piena legittimita', dai commissari nominati dal presidente della Regione", hanno detto Bonura e Mancini, "richiedono l'individuazione di misure alternative da definire con urgenza, pena il rischio di compromettere seriamente la societa'" La piu' grande infrastruttura dell'isola serve 3,5 milioni di siciliani e 7,3 milioni di passeggeri che vi transitano ogni anno. Resta il nodo del fabbisogno finanziario della societa' di gestione, impegnata a dare concretezza a quel piano degli investimenti (approvato dall'Enac e correlato alla concessione quarantennale) finalizzato a potenziare i servizi dello scalo, per rispondere alla domanda di mobilita' di un'intera comunita' e garantire lo sviluppo economico del territorio. "Che sia Borsa o un operatore privato", hanno affermato presidente e ad, "per il management Sac non puo' che essere indifferente. La decisione della quotazione risale a due anni fa su input degli enti soci. La questione e' stata posta nove volte in assemblea e si e' sempre conclusa con voto unanime. Andava bene e va bene anche qualunque altra legittima soluzione alternativa. Ma bisogna avere chiari i tempi e l'esigenza di adottare opzioni che diano la necessaria capitalizzazione. Non a caso, la scelta era stata per l'aumento di capitale, sia che avvenga tramite quotazione in Borsa ovvero scelta di un partner di settore. Per questo, nell'interesse di Sac e del territorio, diciamo basta polemiche". Sollecitato un confronto nel merito avanzato in assemblea anche dai vertici di due degli enti soci, Giuseppe Giannone e Giuseppe Gianninoto (Camere di Commercio di Ragusa e Siracusa). Proposta rilanciata pubblicamente dai sindacati. Bonura e Mancini respingono le accuse in base alle quali la quotazione in Borsa sarebbe stata finalizzata a una "vendita sottobanco delle azioni". "Il processo di quotazione", hanno spiegato, "e' "pubblico" e "trasparente" per antonomasia, dovendo rendere conto al mercato e agli investitori, sotto il controllo di Consob e Borsa Italiana. Avvalorare sui media congetture e' un atto che diffama chi ha lavorato onestamente su mandato della proprieta', aprendosi al confronto pubblico con numerosi dibattiti. Quindi, se qualcuno ha notizie di reato, vada in Procura a denunciare". Il dibattito in questi giorni si e' soffermato sull'ipotesi di indebitamento della societa' o di ricorso a finanziamenti pubblici per gli investimenti. Ma, per i vertici della Sac, nessuna delle due strade e' percorribile, sia per i parametri di indebitamento che cio' comporterebbe, sia per le regole sugli aiuti di Stato. Senza contare che vendere le quote dei soci attuali "porterebbe capitali in Sac ed esporrebbe la societa' al default nei confronti dell'Enac, per gli obblighi della concessione quarantennale, e delle banche, in ragione del contratto di finanziamento in essere, alla luce del fatto che la societa' si troverebbe davanti a un fabbisogno finanziario aggiuntivo in assenza di garanzie da adeguato capitale sociale". Da ultimo, c'e' il fattore tempo. La capitalizzazione, qualunque sia la procedura per ottenerla, deve essere effettuata in tempi compatibili. Avendo oggi a disposizione solo 60 milioni di euro a fronte dei 165 necessari, si rischia di arrivare con la societa' in asfissia finanziaria al momento della vendita. E la legge del mercato e' spietata: "Se si vende nel momento del bisogno, il valore del bene si abbassa. " quel caso si' che si svenderebbe Sac", hanno concluso Bonura e Mancini, "in vero danno per la societa', gli enti soci e il territorio. Siccome siamo certi della buona fede di tutti, riteniamo sia necessario aprire con urgenza un tavolo di confronto, che permetta di trovare decisioni che diano certezze sul futuro della societa' e dei lavoratori". (AGI)
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