(AGI) - Torino, 3 ott. - Uno studio condotto dal Politecnico di Torino in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology (USA) e pubblicato sulla rivista "Nature Communications" indica un metodo innovativo per migliorare le prestazioni della dissalazione a membrana. In futuro, nuove membrane per l'osmosi inversa potrebbero rendere potabile l'acqua del mare in modo piu' economico. L'obiettivo potrebbe
contribuire a risolvere problemi sostanziali per molti Paesi nei quali la disponibilita' di acqua dolce e' limitata. Lo studio e' stato condotto da un team di ingegneri del Dipartimento Energia ? DENERG del Politecnico di Torino in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology-MIT (Cambridge, USA) e l'University of Minnesota (Minneapolis, USA).
In particolare, la ricerca italo-americana si e' concentrata sul processo di osmosi inversa per la dissalazione dell'acqua, basato sulla capacita' di alcuni materiali porosi di farsi attraversare dalla sola acqua in pressione, separandola cosi' dal sale.
I ricercatori del Politecnico di Torino, del MIT e dell'University of Minnesota hanno pero' fatto un passo ulteriore: per la prima volta sono riusciti a comprendere i meccanismi che regolano il trasporto dell'acqua da una parte (acqua salata) all'altra (acqua dolce) della membrana. I laboratori del MIT, infatti, hanno misurato sperimentalmente la capacita' delle membrane di trasportare l'acqua, ossia il coefficiente di diffusione dell?acqua infiltrata.
"Mentre i precedenti studi si erano principalmente concentrati sul processo di trasporto all'interno della membrana, noi ci siamo soffermati su quello che avveniva sulla sua superficie, trovando li' la soluzione all'enigma" spiegano ancora i ricercatori.
Gli ingegneri del Politecnico di Torino hanno infatti dimostrato che "l'enorme differenza tra i valori di permeabilita' della membrana attesi e misurati sperimentalmente sono da imputarsi alla resistenza superficiale della membrana al trasporto dell'acqua. Tale resistenza e' dovuta agli attuali metodi di fabbricazione delle membrane in zeolite, che causano la chiusura di pi� del 99,9% dei pori superficiali teoricamente disponibili".
La scoperta ha un impatto immediato nella fabbricazione di membrane innovative per la dissalazione, in cui si miri principalmente all'aumento del numero di pori superficiali accessibili e dunque alla riduzione della resistenza superficiale al trasporto. I ricercatori stimano che membrane create con criteri simili abbiano la possibilit� di raggiungere permeabilita' fino a 10 volte superiori a quelle attuali, abbattendo cosi' i costi operativi necessari al processo di dissalazione. Questa nuova comprensione dei fenomeni di trasporto superficiale e volumetrico apre inoltre nuove strade in altre applicazioni in cui vengono impiegati materiali nanoporosi: dalle tecnologie per l'energia sostenibile alla rimozione di inquinanti nell'acqua, fino ad arrivare alla nanomedicina.(AGI)
Chc