"Non andiamo in Europa per sbattere i pugni". Parla il ministro Amendola
Il neotitolare per gli Affari europei illustra con il Corriere le linee guida del governo Conte-bis nei rapporti con Bruxelles e la cesura con l'esecutivo a trazione leghista

Mette l’accento sulle “parole giuste” da scegliere “nel confronto quotidiano”, il neoministro degli Affari Europei Enzo Amendola, 45 anni, che da giovanissimo era stato segretario generale e poi vicepresidente dell’Internazionale dei giovani socialisti. E cita una frase di Alda Merini – “m piace chi sceglie con cura le parole da non dire” – per sottolineare questa sua particolare attenzione nell’intervista al Corriere della Sera, versione per l’edicola.
Ciò che lo porta a dire che nel suo linguaggio quotidiano non ci saranno più espressioni come “sbattere i pugni”, per esempio in Europa. Tanto più sul tavolo. E non si tratta, “sia chiaro”, di una critica “a chi è venuto prima di noi”, precisa. “È proprio la cosa in sé, il gesto evocato, che non regge” perché “l’Europa non è Bruxelles” ma “è l’alleanza tra ventotto paesi che stanno insieme perché separati non potrebbero sopravvivere”. Cioè esattamente il contrario di quel che dicono i sovranisti di mezza Europa, a partire proprio da quelli di casa nostra, Salvini in primis.
Ma Amendola con fare pacato chiede e si chiede cosa “dagli ultimi 15 mesi di urla, risse, liti, strepiti con e rispetto all’Europa, cosa, una, che come italiani ci abbiamo guadagnato?” Amendola si definisce un europeista doc, “non solo io”, ma anche “la maggior parte “dei nuovi ministri del governo Conte, che come primo atto ha avuto il merito di indicare Gentiloni commissario europeo, si è politicamente formata dopo la firma del Trattato di Maastricht”. “Siamo nativi europeisti”, aggiunge poi, e “senza l’Europa, anche un grande Paese come il nostro sarebbe un battello che naviga nel mare mosso della globalizzazione”.
A parte i sovranisti, però non la pensano così neppure gli attuali alleati di governo, i 5Stelle, che di certo europeisti lo sono di meno… All’obiezione, il neoministro si dice sicuro che “la storia è cambiata nel momento in cui il M5S ha deciso, saggiamente, di dare il via libera alla commissione europea guidata da Ursula von der Leyen”. E secondo Amendola questo dato non è stato sufficientemente colto perché “S’è parlato troppo della nomina e poco del suo discorso di svolta”. Un discorso quello di von der Leyen, “che ha messo insieme la svolta green e la necessità di crescita, gli investimenti e la flessibilità”. Tanto che ora lui stesso spera e auspica “che i M5S trovino una casa europea all’interno di quel vasto fronte che ha votato per la von der Leyen, così come auspico che Mdp entri nel gruppo del socialismo europeo”.
E ancora sull’Europa, Amendola afferma che “i governi di Renzi e Gentiloni erano stati abili a ottenere flessibilità da Juncker. Noi, con la von der Leyen, esordiamo con una congiuntura più semplice. E, soprattutto per questo, non possiamo permetterci di sbagliare”. Ecco perché oggi consiglia , “con umiltà” di scegliere sempre le parole giuste nel confronto quotidiano”.
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it