Santoro, quest'anno ultima stagione di 'Servizio pubblico'
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Santoro, quest'anno ultima stagione di 'Servizio pubblico'

Santoro, quest'anno ultima stagione di 'Servizio pubblico'

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(AGI) - Roma, 24 set. - "Questa sara' l'ultima stagione diServizio Pubblico". Lo annuncia Michele Santoro in una lettera."Cari amici - spiega - questo non e' un tweet. Ma sta percominciare una stagione televisiva, dalla quale deriveranno lemie scelte future, e ho deciso di rivolgermi direttamente a voiperche' senza di voi Servizio Pubblico non sarebbe mai nato. E'stata per me un'esperienza esaltante. Per la prima volta nellastoria della televisione una produzione indipendente e'riuscita a fare a meno delle grandi reti generaliste e haportato il giovedi' de La7 a competere alla pari con le granditv. Inoltre oggi posso dire con una certa fierezza che lanostra e' un'azienda sana, dove tutti lavorano con contrattidignitosi. Voi sapete che io ho sempre sentito la necessita' dibattere strade nuove e per questo motivo ho deciso che questasara' l'ultima stagione di Servizio Pubblico. Ho varato ilprogetto di Announo, che Giulia Innocenzi ha condotto alsuccesso, e che riprendera' presto il suo cammino, per farcomprendere a tutti la mia voglia di novita'. Non condivido lascelta di riempire all'inverosimile la programmazione ditrasmissioni d'approfondimento, i cosiddetti talk, che con ilvenir meno nella societa' di grandi contrasti, e con lascomparsa dei partiti, hanno creato nel pubblico una specie dinausea e un vero e proprio rigetto". "Il dibattito sulla crisidei talk, tuttavia - aggiunge Santoro - nascondel'impoverimento progressivo della tv che e' seguito al quasimonopolio del ventennio berlusconiano, l'impoverimento delnostro sistema industriale, l'impoverimento della nostrademocrazia, l'impoverimento culturale dei grandi editori e piu'in generale della nostra classe dirigente. L'overdose deicosiddetti talk non mette soltanto a nudo la stanchezza di ungenere. Anche con i reality il pubblico aveva subito una vera epropria aggressione, ma quando ha cominciato a stancarsi, sonostati subito sostituiti da altri programmi. Ma mentre i realitycostavano, cosa ci puo' essere di meno costoso e di piu' facileda realizzare di un talk? Un altro talk". "Cosi' - dice ancoraSantoro - assistiamo all'incredibile paradosso di un calo delladomanda del pubblico a cui corrisponde un'incredibilemoltiplicazione dell'offerta. La televisione italiana e' quellache nel mondo piu' sviluppato produce a piu' basso costo unminuto di programmazione, vende a piu' basso costo un minuto dipubblicita' e fa meno ricerca. A cominciare dalla Rai. Solo duestagioni fa il tramonto di un'era politica ha moltiplicato ladomanda di informazione. Lo sanno bene i giornali di cartastampata, che parlano tanto della crisi dei talk, forse perdimenticare quella delle loro vendite. Ma questo e l'usospregiudicato di internet che fanno certe forze organizzatestanno creando un pericoloso senso comune. Quando Berlusconi -continua Santoro - emanava il suo editto bulgaro, quando usavatutto il suo potere per mettere a tacere Annozero, voi (e pervoi intendo anche tanti che in quegli anni votavano ForzaItalia) vi siete battuti contro la censura e ci avete dato laforza per sopravvivere a qualsiasi attacco. Oggi non esistonoper fortuna pericoli di quel tipo". Ma quando Grillo - osservaancora Santoro - celebra la morte dei talk o quando Renzisostiene che queste trasmissioni costruiscono un'immaginenegativa dell'Italia siete portati a considerare innocue questeaffermazioni e a dar loro ragione. Invece sbagliate. Prima ditutto perche' ai politici dovrebbe essere proibito di farequalunque affermazione che limiti la liberta' di pensiero e diinformazione. Senza trasmissioni come la nostra, il raccontodella crisi della Prima Repubblica e di tangentopoli nonsarebbe stato lo stesso, non si sarebbe parlato di mafia, delreferendum sul maggioritario, delle guerre, dei sequestri,dell'inquinamento, di Berlusconi, della Trattativa, della Lega,di Grillo e degli esiti tragici dell'austerity di Monti. I tg,con qualche eccezione tendono a riprodurre l'ordine esistente,mentre i cosiddetti talk sono costretti a cercare filoni,storie e protagonisti diversi. Se non ci fossero, bisognerebbeinventarli. Spetta a voi fare la selezione, cambiare canale,far sparire le imitazioni senza identita'. Vi chiedo diseguirci attivamente, di criticarci severamente, di reagirealla nausea. La lunga avventura politica e culturale che haassorbito la mia vita e quella di tanti miei collaboratori nonsarebbe esistita senza di voi, senza il pubblico. Quest'anno hopreso in prestito da Pina Bausch l'immagine delle sedieribaltate sulla scena per frantumare il salotto televisivo eprovare a cambiare le modalita' e il ritmo della nostranarrazione. Ce la mettero' tutta. Poi, l'anno prossimo,cominceremo insieme un nuovo viaggio. Ma il futuro sicostruisce con il presente. Servizio Pubblico, comincia domani.Vi aspetto". (AGI)
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