È l’uomo forte del momento. Meglio, “l’Uomo prenditutto” secondo un retroscena del Corriere della Sera. “Così il leader leghista veste i panni del premier” è il titolo del focus su Matteo Salvini che “in ordine sparso ha assecondato la Ue sulla Tav, ma ha avvertito la stessa Ue che la flat tax si farà subito. Ha compilato una mini blacklist di ministri in quota M5S (Trenta e Costa) ma ha precisato che non chiede dimissioni o rimpasti ‘a nessuno’”.
Non sono pochi i giornali che oggi vedono nel numero uno del Viminale l’azionista di riferimento del governo e insieme, anche, la bombola d’ossigeno dei Cinque Stelle, in grado di fornir loro l’aria per non soffocare nelle proprie stesse contraddizioni e debolezze intrinseche.
Il Fatto Quotidiano apre la sua edizione del giorno con il titolo “Salvini si crede il premier” e Il Giornale indica ne “La svolta di Salvini”, che “riapre i porti, caccia i condannati (Rixi)” e impone subito la flat tax (anche all’Europa), il gesto fondamentale che “cambia tutto”. All’elenco de Il Giornale, Il Messaggero di Roma aggiunge anche la richiesta di dimissioni di Toninelli oltre al “rilancio su Tav e rimpasto” (nel mirino anche i ministri Trenta e Costa) e la Repubblica mette in rubrica pure il condono e gli appalti liberi, cosicché “Salvini alza il prezzo” dettando la sua linea agli alleati: “Non accetto più no”. E La Stampa intravvede anche un fronte Salvini-antigiudici dopo la condanna del viceministro Rixi che “preoccupa il Quirinale”.
Per il quotidiano di via Solferino l’elenco di gesti e atti che danno a Salvini il titolo di “Uomo prenditutto” sono più di quelli elencati. Perché il vicepremier che s’atteggia a premier “ha vestito indifferentemente i panni del presidente della Repubblica («accettando» le dimissioni di Rixi, come se i ministri non li nominasse o revocasse il capo dello Stato), dell’amministratore delegato della Rai (su Gad Lerner), dell’Ufficio centrale interforze per la sicurezza (sulla scorta di Roberto Saviano), del ministro dell’Economia (flat tax), dei Trasporti (Tav), dello Sviluppo economico (Sblocca cantieri). Un 'tutto e il suo contrario' che ha toccato l’apice sulla figura di Toninelli, nel giro di pochi minuti bocciato (‘ci sono problemi, è evidente’) e poi a sorpresa promosso (‘ho piena fiducia in lui’)”. Cosa nasconde questa strategia?
Secondo il Corriere “è tutto meno che una strategia schizofrenica, tutto meno che una smania bulimica, tutto meno che casuale. Salvini ha ben chiaro quello che ha da vincere e quello che ha da perdere. L’occupazione di tutto il proscenio è l’unico defibrillatore che può tenere in vita il governo. Il matrimonio coi 5 Stelle, di fatto, gli garantisce una strada spianata e la collaborazione di decine e decine di parlamentari ‘gialli’ disposti a tutto — è la sua lettura — pur di non tornare alle urne e perdere il posto”. Per Il Giornale, poi, “L’ultima idea di Matteo è commissariare Tria”, il ministro supereconomico, per portare “la flat tax subito in Cdm”. Cosicché “la Lega si prende il ministero dell’economia”.
E via via che la lettura dei quotidiani procede, l’elenco degli atti di “Salvini-Uomo prenditutto” s’allunga pagina dopo pagina. Al punto da prendersi pure il tempo. Nel senso, si legge nell’editoriale de Il Giornale, “un mese. Massimo un mese e mezzo. Tanto si è preso Matteo Salvini per capire se e come l’autoproclamato ‘governo del cambiamento’ è in grado di reggere al terremoto delle elezioni Europee e continuare per la sua strada”. Stefano Folli, su la Repubblica, vede una strategia detta “La tela del ragno”, con la quale “anziché schiacciare i Cinque Stelle sotto il 34 per cento del Carroccio, li blandisce per sottometterli. Fa da sponda alla loro vocazione ultra-governativa, molto spiccata nel gruppo dirigente e assai meno tra i militanti. Li protegge come una specie rara in via d’estinzione (…) perché si rende conto che il M5S in crisi verticale non potrebbe sopportare oggi un braccio di ferro”.
“Quanto potrà durare la sottomissione pentastellata non è dato capire” scrive l’analista politico di Largo Fochetti. “Forse c’è poco tempo prima che il tessuto si laceri. O magari ce n’è abbastanza perché si crei una pattuglia a Cinque Stelle, una costola del “grillismo” disposta a seguire Salvini in ogni avventura futura, a cominciare dalle elezioni anticipate. Ipotesi che incombe ed è più vicina di quanto il minuetto Salvini-Di Maio lasci supporre”. La partita è tutta qui. Una partita a scacchi iniziata molto prima del voto.