Giunta Raggi sull’orlo dei nervi. Ma anche del baratro? “Tira una brutta aria là fuori”, ha dichiarato ieri Marcello De Vito alla deputata Pd Patrizia Prestipino che è andata a trovarlo a Regina Coeli. E così è. Non solo dentro e fuori il Campidoglio. Proprio in casa 5 Stelle. L’arresto dell’incorruttibile De Vito e poi l’indagine per corruzione sul fedelissimo Frongia ha alzato il livello di guardia per la stessa Sindaca. Virginia Raggi è oggi più in bilico.
Di Maio teme che l'inchiesta si allarghi
Secondo la Repubblica l’idea che circola tra i 5 Stelle è che alla Sindaca “bisogna toglierle il simbolo”. “Al primo dubbio, nessun dubbio”, diceva Gianroberto Casaleggio. “Una massima, quella del guru del Movimento 5 stelle, cui si ispira la fronda che dopo l’arresto per corruzione di Marcello De Vito e l’indagine a carico di Daniele Frongia, chiede che qualcuno paghi per la responsabilità politica di tutto questo” si legge sul quotidiano romano. “Ed evoca qualcosa che stava per accadere già dopo l’arresto dell’ex braccio destro della sindaca Virginia Raggi, Raffaele Marra, a dicembre 2016: che i vertici tolgano il simbolo alla giunta romana senza indugiare oltre. Che smettano di aspettare nuove verità giudiziarie e anticipino quello che lo stesso Luigi Di Maio teme: l’allargarsi dell’inchiesta ad altri esponenti M5S. Coperti dai molti omissis presenti nelle carte giudiziarie”.
Tanto più, come racconta Carlo Bonini sule stesse colonne, che c’è un appalto e una tangente che “più di altre rendono impossibile alla sindaca Virginia Raggi separare le proprie responsabilità politiche dal traffico di denaro e influenze che ha travolto Marcello De Vito. Si tratta della riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali” nel quartiere Ostiense: “Così la Sindaca diede l’ok al progetto con la tangente da 110 mila euro” è il titolo dell’articolo.
La tentazione di una lista Conte
“Lo scandalo che sta investendo in questi giorni il Campidoglio e il gruppo pentastellato di Roma non solo sta mettendo a soqquadro l’intero Movimento ma lo sta pesantemente indebolendo. L’’effetto-Raggi’ è vissuto dai grillini come l’ultima spinta verso il ridimensionamento e verso il rafforzamento della Lega di Salvini” analizza un articolo di Repubblica che racconta il tentativo pentastellato di uscire dalla stretta giudiziaria e costruire un’altra forma-Movimento, che viene esemplificata nel titolo “La tentazione dei 5Stelle di una lista Conte come alleata” in vista delle Europee.
Che “La giunta Raggi adesso rischia” lo scrive a chiare lettere anche il Corriere in un articolo che tratta la “fine della verginità proprio mentre nell’Aula di Montecitorio si vota il ‘decretone’ che contiene il reddito di cittadinanza”. Insomma, si vota. “E mentre il tam tam dal Campidoglio diffonde la voce che la sindaca stia per gettare la spugna, i leghisti corrono via a impugnare i trolley, mentre i 5 Stelle restano inchiodati ai banchi nell’attesa che i giornalisti prendano il largo” echeggia la fosca previsione di un deputato: “Qui adesso viene giù tutto, perché Virginia Raggi è sola”.
Anche se aleggia una consapevolezza: “Con le Europee all’orizzonte sostituire in corsa Virginia non si può”. È questo il rovello dei vertici, “che non vedono percorribile la via tracciata da Matteo Renzi quando defenestrò Ignazio Marino dal notaio. La strada più facile sarebbe spingere la sindaca a dimettersi, per lasciare il posto al suo vice. Se non fosse che Luca Bergamo viene da sinistra... La riflessione però è aperta” puntualizza la cronaca del quotidiano di via Solferino.
Rogna capitale
Nella “Rogna Capitale”, come la definisce Il Fatto Quotidiano, il day-after del doppio caso De Vito-Frongia è “il risveglio ‘fracico’ dei 5 Stelle” in un clima pesante, tra malumori e inviti alla calma. Mentre in un retroscena, La Stampa di Torino racconta che Luigi Di Maio, il leader dei 5 Stelle, nonché vicepremier e ministro, ha alzato il telefono e chiamato la sindaca per dirle che così facendo “Danneggi il Movimento”.
“Quello che sta succedendo è inaccettabile” ricostruisce il colloquio il giornale sottolineando: “Le responsabilità sono chiare. Le accuse, fortissime, di ‘prendere le cose con sufficienza’. Nel tardo pomeriggio, l’ultima telefonata, per intimare l’ordine: ‘Anche se si va verso l’archiviazione, Frongia si deve auto-sospendere dal Movimento e rimettere le deleghe allo Sport’. La sindaca esegue, l’auto-sospensione arriva pochi minuti dopo, accompagnata da una dichiarazione di ‘innocenza’ di Frongia e da una sottolineatura: ‘Il mio caso non ha nulla a che fare con quello di De Vito’. Ma il tentativo di lavare via la macchia è inutile.
Di Maio non sopporta l’idea che il braccio destro della sindaca abbia tenuto nascosta, ai vertici del Movimento, l’indagine per corruzione. E per di più, di averla notificata ‘furbescamente’ ai probiviri solo alle 14 di ieri, quando era certo che la notizia sarebbe uscita sui giornali. Si va probabilmente verso un’archiviazione, per Frongia, ma il suo allontanamento dal Campidoglio può considerarsi definitivo. Anche perché - ragiona Di Maio - era già stato salvato una volta, quando gli vennero tolti i galloni di vice-sindaco e degradato ad assessore allo Sport. Forse, il rammarico, è proprio di non averlo scaricato allora”.