Si dovrebbe svolgere oggi la riunione dei probiviri del Movimento 5 Stelle per valutare le eventuali sanzioni da comminare a quanti, nel Movimento, non hanno rispettato la regola della restituzione di parte dell'indennità parlamentare. Sul tema è intervenuto, con un messaggio su Facebook, il capo politico di M5s, Luigi Di Maio, il primo del'anno.
Il Movimento, ha detto, "è ancora l'unica forza politica che taglia gli stipendi e li versa per opere di bene". E ancora: "Io sono contento che i giornali ci facciano le pulci", ha sottolineato precisando: "non è vero che solo il 12% dei parlamentari è in regola, mancano gli ultimi 4-5 mesi" per pianificare gli obiettivi dei rimborsi". Ai giornali "chiedo di dare la stessa evidenza quando saranno date le sanzioni" a chi non ha rispettato le regole, ha aggiunto.
Numeri strettissimi a Palazzo Madama
Certo, se mai si dovesse arrivare fino a nuove espulsioni da M5s per chi non ha restituito (ad oggi i portavoce devono aver completato la rendicontazione fino al mese di ottobre 2019, i mesi successivi non sono da considerarsi come ritardo, si legge su 'Tirendiconto.it'), i numeri del governo al Senato, diventerebbero, in teoria, ancora più stretti. A palazzo Madama la maggioranza è fissata a quota 161. Sulla carta può contare su 163 voti, anche se spesso alcuni ex M5s hanno votato, così come i senatori vita, a favore del governo.
Tre addii dalle fila del Movimento si sono registrati nei giorni scorsi, quando sono usciti i senatori Grassi, Lucidi e Urraro. E lo scorso primo gennaio è stato formalmente espulso Gianluigi Paragone.