“Voglio essere il sindaco dell’Emilia-Romagna. A differenza di Salvini che i voti li chiederà per mandare a casa Conte”. In una intervista a la Repubblica il governatore uscente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, dice che la sua campagna elettorale sarà tutto tranne che nazionale e aggiunge: “Io mi sono speso per cinque anni su questa regione e chiedo agli elettori di poterlo fare per i prossimi cinque. E pazienza se Salvini verrà qui ogni giorno a dire che si vuole prendere l’Emilia-Romagna. Dica che idee ha per governarla, semmai».
Anche perché, sottolinea, “non penso che buttarla su fascismo e antifascismo sia utile” mentre semmai rivolge l’appello “a chi vive qui e che penso non possa negare la qualità dei servizi che offriamo”, un territorio che gli indicatori posizionano “tra i più competitivi d’Europa”. Perciò i voti li chiederà sui progetti futuri, la mobilità sostenibile, i nidi per tutti, l’innovazione e l’assistenza agli anziani mentre la disoccupazione l’ha già ridotta al 5% dal 9 che era cinque anni fa quando fece il suo ingresso in Regione. “E le liste d’attesa negli ospedali sono state drasticamente ridotte”, aggiunge.
Però la competizione elettorale con la Lega si presenta difficile. E non solo perché Lucia Borgonzoni, la candidata di Salvini, è la stessa che nel 2016 costrinse il sindaco Merola al ballottaggio e ottenne, a Bologna, il 45% dei consensi, ma soprattutto perché i Cinquestelle hanno deciso il no all’alleanza con il Pd in Emilia-Romagna. Cosa pensa e spera Bonaccini? Il governatore dice che sui 5Stelle “non demordo, sarebbe un’opportunità anche per loro” in quanto “oggi che insieme al Pd governano il Paese, potrebbero legittimarsi ancora di più come forza responsabile”. Per questo Bonaccini si rivolge direttamente all’elettorato 5Stelle e lancia un appello anche “a quella larga parte di votanti grillini che erano scappati dal Pd”.
Così, riferendosi al “caso umbro”, Bonaccini cerca di stoppare le polemiche dicendo che “non penso che le situazioni siano paragonabili” perché “in Umbria c’erano stati problemi che noi non abbiamo conosciuto” e per questo “non ha senso citare quel precedente per stoppare alleanze future su realtà diverse”. E se il segretario del Pd Zingaretti garantisce che sarà al suo fianco attivamente nella campagna elettorale, è anche vero che oggi il cuore di Bonaccini batte più per Renzi e la sua Italia viva.
Come rende compatibile il governatore questo dualismo? Lui risponde che “la mia appartenenza al Pd non sarà mai messa in discussione, ma è certo che il Pd non basta più per vincere. Nemmeno qui” e per questo intende “aprire le porte alla società civile, come credo sia indispensabile fare”. Lanciando un appello accorato “ai moderati e anche alla sinistra, con cui peraltro ho già governato”. Cioè a tutti quelli che “non vogliono cedere alle facili e infruttuose ricette dei sovranismi”.