“Siamo di fronte a forzature evidenti. Ed è gravissimo che prima Salvini e poi Casellati, che riveste un ruolo superpartes, dimostrino un tale grado di disprezzo delle istituzioni”. Lo afferma Andrea Marcucci, presidente dei senatori del Pd in un’intervista a Il Messaggero, nel corso della quale sostiene anche che questa situazione si è verificata “con un ordine del giorno, dunque con un atto che ha valore inferiore al voto in Giunta del Regolamento, sul quale la Casellati ha votato assieme ai rappresentanti del centro-destra dopo aver detto che non avrebbe partecipato al voto, è stato deciso di riunire ugualmente la Giunta”.
Secondo Marcucci, poi, il voto della Giunta è per altro illegittimo “perché sono scaduti i termini”. Il senatore dem sostiene infatti che “si doveva votare in Giunta per le Autorizzazioni entro il 17 gennaio a 30 giorni di distanza dalla richiesta della magistratura” mentre “venerdì abbiamo riunito la Giunta del regolamento e all’unanimità (compresi i tre i rappresentanti del centrodestra) è stato confermato che i termini per votare in Giunta erano scaduti”. Poi, spiega ancora Marcucci, è accaduto che “qualcuno nella Lega deve essersi accorto che stavano commettendo una gaffe dal loro punto di vista”.
Tuttavia, per il presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama, “il voto che conta sull’autorizzazione a procedere per il processo a Salvini non è quello della Giunta ma quello dell’Aula” e che dovrebbe tenersi fra un mese, pertanto in questo caso “siamo di fronte a una parte politica che sta strumentalizzando un dossier solo perché domenica 26 gennaio ci sono le elezioni regionali dell’Emilia Romagna” in quanto “Salvini pensa che giocare nel ruolo di vittima gli porti voti”.
Quanto all’obiezione mossa dal quotidiano romano, che fa osservare che processando Salvini il centrosinistra rischia di perdere un’occasione per ribadire la sua connotazione garantista, Marcucci risponde di non crederlo affatto, sottolineando che “bisognerebbe smetterla con la politica fatta a colpi di tattica”, per poi aggiungere: “Credo che nessuno possa mettere in discussione la nostra contrarietà alla politica a colpi di manette”.