Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si tiene fuori dalla contesa. Fedele al ruolo di premier di garanzia, non farà campagna elettorale ed eviterà che da qui al 26 maggio il clima diventi ancora più incandescente. Nel prossimo Consiglio dei ministri dovrebbe arrivare solo la nomina del nuovo Comandante della Guardia di Finanza, mentre gli altri dossier saranno esaminati ma non è previsto alcun via libera.
Salvini spinge sull’autonomia e sul dl sicurezza bis. Ma sul provvedimento caro ai governatori della Lega non ci sarà alcuna accelerazione e neanche sul decreto che – ripetono dal Movimento 5 stelle – è palesemente incostituzionale.
Un referendum tra la vita e la morte
Lo scontro tra i due leader andrà avanti fino a quando non si saprà qual è la cifra elettorale delle Europee. Salvini ha definito il voto un referendum tra la vita e la morte, per Di Maio è una partita per far ‘scendere’ Salvini scendere sotto il 30%.
“Se arriva al 32 o addirittura al 33% chiederà mani libere su tutto e sarà autosufficiente anche se volesse andare alle elezioni pentastellate. I suoi consensi stanno calando”, il ragionamento dei vertici M5s. Con una Lega sotto il 30% e un Movimento 5 stelle non in caduta, per i pentastellati sarebbe meno complicato tenere il punto nelle prossime settimane.
“Salvini ha capito di aver sbagliato strategia e ora punta a bluffare, ad evitare il confronto, a dire che siamo il partito del no”, sottolinea un esponente di governo M5s. Nella Lega si rimarca come sia Di Maio ad aver alzato i toni.
“Siamo pronti a tutto. Vedremo dopo le Europee”, dice un ‘big’ della Lega che intende innanzitutto intestarsi la partita del prossimo commissario Ue in quota italiana. C’è il timore nel partito di via Bellerio di possibili ricadute elettorale per il ‘dopo-Siri’, ma “saremo comunque il primo partito in Italia. Se andiamo sotto il 30% può anche voler dire che i nostri consensi stanno diminuendo e la cosa sarebbe preoccupante”, osserva un altro dirigente del Carroccio.
Salvini osserva "troppi accoppiamenti"
Le schermaglie continuano. "Inizio a notare troppi accoppiamenti fra Pd e 5 Stelle, troppa sintonia", osserva Salvini, "no alla flat tax, no ad Autonomia, no al nuovo decreto sicurezza. E magari riapriamo i porti. Mi spieghi qualcuno se vuole andare d'accordo con il Pd o con gli italiani e la Lega rispettando il patto".
La strategia è quella di chiudere nel recinto della sinistra i pentastellati che accusano il responsabile dell'Interno di guardare a Berlusconi. "Se torna con FI perde nove punti in un solo giorno. Torna al 4%", dicono nel Movimento 5 stelle. "Non capisco più Salvini. Se si va a rilento su alcuni dossier, la Lega dovrà chiederlo a se stessa", dice Di Maio che è tornato a chiedere un vertice di governo ("Si dovranno vedere lunedì, c'è il Cdm", dice Giorgetti). E a proporre di lavorare al salario minimo dove si troverebbero le coperture e alla flat tax, dove le coperture restano più incerte.
I fronti aperti
Il braccio di ferro tra le due forze che hanno sottoscritto il programma di governo è sullo sblocca-cantieri, con M5s pronto a fare scudo al tema dei commissari e sulla Tav. È sul conflitto d'interessi con M5s che - nonostante le preoccupazioni per possibili dissidenti che potrebbero proporre norme su 'Rousseau' - chiederà di arrivare ad un via libera entro l'anno. È sulla possibilita' di sforare il 3% del rapporto deficit/Pil ("Irresponsabile", la replica di Di Maio a Salvini dopo l'innalzamento dello spread).
È sul tema delle famiglie (il ministro Lorenzo Fontana ha presentato alcuni emendamenti pro famiglia sul decreto crescita), della Rai ("Foa vorrebbe fare un passo indietro sul doppio ruolo ma la Lega lo stoppa", osserva un senatore grillino), della corruzione, della sanità perché "la Lega - dice Di Maio - si oppone all'emendamento per tenere fuori i partiti dalle nomine".
"Vorrei che su tasse, autonomia e decreto sicurezza bis anche gli altri mantenessero la parola", la risposta del segretario del partito di via Bellerio. "Di Maio e Salvini stanno bloccando il Paese", dicono dalle opposizioni.
Su alcune questioni aperte i due vicepremier stanno lavorando sotto traccia. Sul 'caso Alitalia' per esempio il ministro del Lavoro e dello Sviluppo avrebbe aperto da giorni il canale con un altro possibile socio, tanto che ci sarebbero stati anche dei tavoli con Mediobanca. Il responsabile del Viminale sta lavorando per stringere nuovi accordi bilaterali con altri Paesi africani sul tema dell'immigrazione. Ma tutti i nodi sul tavolo verranno sciolti solo dopo il 26 maggio. In attesa di una possibile revisione del contratto ma soprattutto della cifra elettorale dei due partiti della maggioranza.