"Gli italiani si considerano spesso provinciali nella politica mondiale, ma non è così: siete sulla cresta dell’onda, un banco di prova fondamentale del potere della sovranità". Steve Bannon, ex stratega elettorale di Donald Trump in questo periodo è in Europa per studiare i populismi, "ci rimarrò alcuni mesi", ha raccontato al Corriere della Sera che è riuscito ad intervistarlo a Roma, dove sta seguendo la nostra campagna elettorale, e le votazioni. "Questa elezione è cruciale per il movimento populista globale. Per me la cosa più importante è che, se sommi i sondaggi, siamo vicini al 65%, quasi due terzi del Paese, che in qualche modo appoggia il messaggio antisistema di gruppi populisti dal centro al centrodestra, dai Cinque Stelle alla Lega a Berlusconi e Fratelli d’Italia".
Bannon precisa che non è qui per dare l'endorsement a Salvini, ma non nasconde di apprezzarlo: "E’ stato un colpo di genio da parte di Salvini riorientare la Lega da partito del Nord a nazionale. Ma sono qui per osservare. Incontrerò delle persone sì, ma non per dare il mio endorsement. Gli italiani non hanno bisogno che un americano dica loro cosa fare, come non hanno bisogno che lo facciano da Bruxelles". Nessun incontro con i leader politici, nemmeno con il Movimento 5 stelle "ma mi sono organizzato", spiega. "Sia Lega che Cinque Stelle (e lo stesso Berlusconi) si erano espressi a favore di Trump. Ho rispetto per entrambi i movimenti, con le loro differenze: uno più laico, l’altro espressione della società più tradizionale, uno più antisistema, l’altro forse più con un programma d’azione. Penso che si raggiungesse una coalizione tra tutti i populisti sarebbe fantastico".
Un discorso simile a quello che aveva già fatto qualche giorno fa al New York Times sostenendo che le elezioni italiane sono “un distillato di puro populismo” e dove ha detto di sognare un’alleanza fra Lega e Movimento 5 Stelle, due partiti che si presentano divisi ma che hanno posizioni compatibili sull’immigrazione, l’Europa e l’economia. "In particolare, Bannon ha detto che Movimento 5 Stelle e Lega dovrebbero unire le forze se dalle elezioni di domenica non uscisse un chiaro vincitore oppure se Forza Italia e il Partito Democratico decidessero di formare un governo di larghe intese. Bannon ha definito un accordo elettorale fra la Lega e il M5S il migliore scenario possibile" (Il Post).
Chi davvero apprezza però Steve Bannon è, spiega ancora al Corriere, è Silvio Berlusconi: "Penso che Berlusconi sia molto simile al presidente Trump, è unico ed è un businessman. Una cosa che capiscono bene è il mercato. Non è che non abbiano princìpi, ma sono anche pratici, pragmatici. Penso che Berlusconi sia uno dei grandi leader politici del XXI secolo. Ha mostrato agli italiani qualcosa di diverso dalle classi politiche, ha anticipato Trump mostrando che un uomo d’affari che sa parlare la lingua del popolo può guidarlo. Ed è stato ridicolizzato sulla scena internazionale proprio come Trump. Non è un ideologo, anche se è in un certo senso antisistema. Credo che abbia visto quel che Trump ha visto, che qualcosa è cambiato anche in Italia. Di fronte a populisti agitatori come Salvini e i Cinque Stelle Berlusconi è stato abbastanza furbo e pragmatico da gestire la propria filosofia di conseguenza. Se avrà l’intelligenza e il pragmatismo di aggregare questi gruppi intorno a sé, lo vedremo dopo il 4 marzo".