Lavoro: Bersani rassicura Renzi, "sul voto finale saro' leale"
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Lavoro: Bersani rassicura Renzi, "sul voto finale saro' leale"

Lavoro: Bersani rassicura Renzi, "sul voto finale saro' leale"

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(AGI) - Roma, 1 ott. - La Ditta e' la Ditta, non ci si puo'mica scherzare su. Cosi' Pier Luigi Bersani, al termine di unagiornata interlocutoria, quasi noiosa, dedicata alle primeschermaglie sulla riforma del lavoro appena sbarcata al Senato,rassicura premier e governo. Nessuno sfascera' niente. Anzi,lealta'. Lealta', sia chiaro, verso la Ditta, per l'appunto. Che nonmerita di entrare in crisi. Voci che si rincorrevano hanno dato per tutto il giorno percerto un passo eclatante (vuoi un'impuntatura in caso di votodi fiducia, vuoi addirittura una scissione. Alla fine parlal'ex segretario, protagonista insieme a Massimo D'Alema deldissenso manifestato l'altro giorno in direzione nazionale. Nessuna divisione nella minoranza, mette in chiaro, perche'in direzione "si e' pensato tutti che il documentorappresentasse un passo in avanti, ma che non e' ancorasufficiente. Di fronte a una valutazione cosi', si puo' votarecontro o astenersi". Quindi, ribadito il concetto che nessunoe' stato spianato, che le reni al dissenso non sono statespezzate, aggiunge ecumenico: "certamente non manchera' lalealta' verso il partito e il governo". A voler azzardare un'analisi, parrebbe di capire che sitratta di un invito a compiere ancora un paio di passi inavanti, perche' le condizioni per una ragionevole intesa cisono tutte. Basta che si evitino le lezioncine dei "neofiti" sucosa sia la Ditta. Perche' a riguardo Bersani non accettasermoni. Il termine, se lo ricordino tutti, lo ha coniato lui. Pregasi evitare, al tempo stesso, battute acide adindirizzo del mondo della rappresentanza sindacale. "Quandosento che si dice, 'dov'era il sindacato in questianni?' mi viene da rispondere, a metterci la faccia nei postidi lavoro. A metterci la faccia, e spesso non solo quella,davanti ai lavoratori", aggiunge quasi irritato. Parole significativamente simili a quelle uaste poco primada Susanno Camusso, che a riguardo (e nei confronti dellostesso destinatario) aveva minacciato piccata di fornirePalazzo Chigi di un elenco completo. Ad ogni modo, il clima si rasserena nel giorno in cui lariforma sbarca al Senato. Non si trattera' pero' di una praticada evadere in "pochi giorni", come promesso da Matteo Renzi.Oggi la discussione generale, forse gli emendamenti a partiredalla prossima settimana. Si deve aspettare che il governo, incaso, ne presenti uno apposta per recepire le indicazioni delladirezione nazionale del Pd, e qui potrebbe riprendere latrattativa. Nel frattempo si discute dell'altra idea lanciata da renzi:il Tfr a piccole rate in busta paga. Non a tutti l'idea piace.Soprattutto a Beppe Grillo, in questi giorni abbastanza assentedal centro dell'agone politico. Il comico ne approfitta per unrientro nel suo stile. "Mentre il paese precipita nel baratrodella disoccupazione e della recessione, il governo gli da' unaspintarella. Togliere il Tfr alle imprese vuol dire metterle inmutande e costringerle a rivolgersi al credito bancario perfinanziarsi", scrive sul suo blog. Affermazioni che, alla fine della giornata, sembrano volerrivendicare all'M5S il ruolo di unica, vera opposizione eminoranza dello scacchiere politico. Pregasi diffidare delleimitazioni.(AGI).
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