"Per me la moneta unica europea, così come l'appartenenza alla Nato, non sono in discussione. E non lo sono neanche per il governo da me presieduto". Così il premier Giuseppe Conte in un colloquio informale con il Corriere della Sera in cui fissa le colonne d'Ercole della sua maggioranza contrattuale. "Se M5S e Lega continuano a crescere insieme e a confermare il consenso del Paese, questo governo può durare cinque anni", arriva a sostenere.
"Il 4 marzo si è chiusa per sempre una fase. Ereditiamo un'Italia divisa, e perfino lacerata da un referendum costituzionale sbagliato. A noi tocca provare a ricucire il Paese su nuove basi".
"Tria? Non esiste che lasci" ha aggiunto Conte smorzando le voci su eventuali contrasti con il ministro dell'Economia, "il ministro Tria è il cerbero dei conti, il loro custode arcigno. Ma non esiste che lasci il governo. Attenzione, peraltro, a non considerarlo un corpo estraneo a questo esecutivo. E parte attiva e coinvolta nel tentativo di ottenere dall'Europa spazi di manovra che ci permettano di cambiare le cose". "Io il populismo ce l'ho nel governo, anzi ne sono l'espressione" afferma Conte, "credo di potere aiutare anche gli altri leader europei a capire dove e come occorre cambiare, per fare in modo che queste forze aiutino il sistema a migliorare e non a implodere".
II presidente del Consiglio non si nasconde che il pericolo dell'isolamento è sempre in agguato: soprattutto a livello internazionale.
"Ai vertici europei in passato spesso l'Italia non si è fatta valere per timore di rimanere isolata. In un'Europa debole e disorientata, stiamo cercando di far capire che possiamo aiutarla a rafforzarsi, se riconosce che il contesto, il quadro strategico sono cambiati. E sull'immigrazione l'atteggiamento sta cambiando, a nostro favore.L'Europa procede a scatti, tra periodi di stasi e passi avanti. Questo è il momento di farla scattare uscendo da una situazione in cui langue. Altrimenti diventa l'Europa dei gruppi regionali di cinque, sei Paesi. E sarebbe una regressione geopolitica. Stiamo cercando di restituire centralità al Mediterraneo, marginalizzato dall'allargamento a Nord e a Est".
Sul fronte migranti il presidente del Consiglio accredita un'attività solo apparentemente in ordine sparso. "Sulla Libia agiamo in modo coordinato tra ministri, e con una chiara strategia. Sappiamo che è una priorità, e l'abbiamo ribadito soprattutto alla Francia, tentata da un continuo espansionismo economico e strategico a nostre spese. Ho detto a Emmanuel Macron che non avalleremo forzature e fughe in avanti, e che in Libia le elezioni debbono avvenire solo dopo che le varie parti di quel Paese si sono riconciliate. Su questo uno dei nostri principali interlocutori rimane la Germania".
Conte delinea anche un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti di Donald Trump: "Credo che Trump voglia aiutare l'Italia. E nel mio prossimo viaggio a Washington cercheremo insieme di capire come. Il rapporto è buono, e il fatto che io esprima una maggioranza M5S-Lega accentua le potenziali affinità".