Da giorni bombardato dalle critiche degli alleati, al centro delle polemiche del Salone del libro di Torino per l’intervista pubblicata con l’editore-militante di CasaPound, accusato di estremismo o di essere il regista di un ”fascismo 2.0” e di un “governo della paura”, come scrive oggi Ezio Mauro su la Repubblica, che sul vicepremier e ministro sta conducendo da giorni una campagna di stampa che lo definisce “ministro latitante” o “volante” per i tanti aerei speciali della Polizia su cui sale per girare l’Italia, e che comunque non sta mai nel suo ufficio al Viminale, con i sondaggi che raccontano che la Lega sta prendendo terreno, il vicepremier Matteo Salvini sembra - nelle ultime ore - voler offrire un’immagine meno aspra.
Così al suo omologo Luigi Di Maio, che ieri in un’intervista a la Repubblica lo accusava di inasprire i toni del confronto e di soffiare sul fuoco dei conflitti e di strizzare l’occhio a CasaPound, invitandolo a smetterla con il maneggiare i fucili, risponde con un’intervista per l’edizione cartacea del Corriere della Sera in cui dice: “Quando farò il ministro della Cultura, andrò alle rassegne cinematografiche. Se sono ministro dell’Interno, mi occupo di quello che usano tutti i giorni le forze dell’ordine”.
Ma ai suoi compagni leghisti che lo sollecitano a mollare Di Maio, i 5Stelle, di mandarli a quel paese insieme al governo, manda a dire “che abbiamo troppo da fare. E che non esiste una maggioranza alternativa”. Poi, sui contenuti, rilancia: “L’obiettivo non è quota 100, è quota 41: se hai lavorato per 41 anni, va i in pensione. E poi la riforma della giustizia, della scuola, l’autonomia, la riforma fiscale”.
Ma il governo ha ancora un futuro davanti a sé? “Io spero di sì”, risponde fiducioso ma prudente il ministro dell’Interno, senza però sbilanciarsi troppo e ribadendo i numeri e le percentuali di quelli che lui ritiene i successi sui “reati diminuiti” in quest’anno. E sul perché i 5Stelle lo attacchino, lui risponde: “Temo che abbiano influito i sondaggi e le Regionali. Noi abbiamo vinto dappertutto, ma quelle sono elezioni locali. Perché il governo sta lavorando e dunque i continui attacchi sono ingiustificati”.
Dunque, al Di Maio in versione “moderata” di ieri, si contrappone oggi un Salvini quasi “ecumenico”. Che sui mancati accordi politici con i 5Stelle, uno su tutti: le autonomie, così risponde: “Io sono un uomo di parola. Alcuni provvedimenti approvati da questo governo non sono affatto nel dna della Lega. Pensi al reddito di cittadinanza: vedo tra l’altro che ha aumentato le separazioni e i divorzi, che ci sono persone che fanno acquisti strani... Ma va bene: si controllerà. Però, sulle autonomie io ho dato la mia parola e la mia parola vale. E poi non capisco, mi parlano di sanità di serie A e di serie B. Il fatto è che oggi è così. Noi siamo convinti che l’autonomia sia il rimedio. Ma non c’è solo quello: dicono no immotivati al decreto sicurezza, no alla flat tax. Tanti no in sintonia con Renzi”.
Ma sul fascismo e Benito Mussolini che giudizio dà il ministro Salvini? “Il mio è un giudizio storico decisamente negativo, come riguardo a tutti i regimi che cadono nella violenza, che incarcerano le idee e le persone... Poi, negare le opere, le bonifiche, le grandi stazioni secondo me non ha senso: è negare un fatto storico. Mi stupisce che io in campagna elettorale parlo di tasse e di lavoro e mi danno del fascista...”. E a chi l’accusa di star troppo poco al Viminale? “Siamo nel 2019, esiste la tecnologia. Ma poi, ci fosse un aumento dei reati capirei la critica. Ma così...”.