Alla Camera il decreto salva conti, al Senato il collegato sullo sport e il dl sicurezza bis. Mentre il governo è alle prese con la manovra, nella maggioranza si fa il punto sui provvedimenti da approvare prima della pausa estiva. Nessun problema a Montecitorio, ma a palazzo Madama è allarme per il malumore dei Cinque stelle dopo la decisione del governo di proseguire sulla Tav e di Salvini di evitare il confronto sul caso dei presunti finanziamenti russi al partito di via Bellerio.
Sarebbero più di dieci i senatori pentastellati pronti a non votare sul dl sicurezza bis. Tanto che nel Movimento 5 stelle, secondo quanto si apprende, si starebbe valutando la possibilità di non blindare il testo. Proprio per evitare che possa emergere un'altra fotografia della maggioranza, con FdI che potrebbe risultare determinante nei numeri. La strada di lasciare aperta la discussione, puntando su procedimenti più snelli rispetto alla Camera, potrebbe essere percorsa proprio per non far risaltare ulteriori spaccature all'interno del Movimento 5 stelle.
Una strada che però non sarebbe gradita alla Lega che mira a porre la questione di fiducia, evitando che possa passare anche un singolo emendamento. Sarebbe infatti poi necessario un altro passaggio parlamentare. Ecco il motivo per cui il partito di via Bellerio ritiene che magari si possa giocare sulle assenze e sulla voglia da parte dei senatori - questo il convincimento - di non dare il via libera ad una crisi ad agosto. La maggioranza sulla carta ha 164 voti.
Aumenta la distanza tra Conte e il M5s
In ogni caso i dissensi nel Movimento 5 stelle - alla Camera la deputata Sarli ha votato in contrarietà con il gruppo - aumentano di giorno in giorno a palazzo Madama. Ieri sera c'è stato un chiarimento tra Di Maio e Conte e il caso sulla mossa dei pentastellati che sono usciti dall'emiciclo proprio nel momento in cui cominciava a parlare il presidente del Consiglio, si è chiuso. Ma la distanza tra M5s e il premier è conseguenza del malessere sulla decisione di proseguire con la Torino-Lione. Ieri il presidente del Consiglio non era presente all'incontro tra Di Maio e Salvini. Ha indossato i panni del premier terzo, apprezzando tra l'altro - secondo quanto viene riferito - l'analisi fatta dal presidente della Repubblica, Mattarella.
Salvini e Di Maio hanno convenuto della necessità di andare avanti. Con il ministro dell'Interno che si sarebbe lamentato dell'operato di alcuni ministri (in particolare Toninelli, con la Lega che punta ora a sbloccare la Gronda), mentre Di Maio avrebbe posto il tema dei dicasteri di Cultura, Agricoltura e Istruzione.
Le tensioni restano sul tavolo. A partire dalla manovra e dall'autonomia. Il convincimento anche nella Lega è che il dossier slitterà a settembre, mentre in M5s si ritiene che il Carroccio abbia abbandonato i piani di elezioni anticipate. Resta sempre il sospetto sulle mosse del premier Conte, non a caso non chiamato in causa nell'incontro a palazzo Chigi, ma ormai - la convinzione di M5s e Lega - c'è da superare lo scoglio della legge di bilancio. Con Di Maio e Salvini che non intendono fare passi indietro e chiedono al premier Conte e al ministro Tria di varare una manovra ambiziosa, anche se Bruxelles dovesse opporsi alla richiesta di flessibilità.