L’attività legislativa del Parlamento a giugno è monopolizzata dai decreti del governo. Il mese era infatti iniziato con ben tre diversi provvedimenti in scadenza, di cui due, lo sblocca cantieri e il decreto crescita, particolarmente complessi e controversi. Come se non bastasse, l’arrivo in aula anche del decreto sicurezza-bis, deliberato dal consiglio dei ministri nella prima metà di giugno, ha aggiunto ulteriore carne sul fuoco. A pagarne le conseguenze è il Parlamento, e soprattutto la qualità del dibattito in aula.
Da anni ormai Camera e Senato sono svuotate dal loro ruolo, e nelle mani del governo di turno. Con l’accentramento dell’iniziativa legislativa nelle mani del potere esecutivo infatti, l’intensità dei lavori del Parlamento è direttamente collegata al numero di proposte che arrivano dal governo.
Le conseguenze delle Europee, tanti (troppi) decreti da convertire a giugno
Come abbiamo avuto modo di raccontare nell’ultima edizione dell’Osservatorio legislativo realizzato in collaborazione con Agi, le elezioni europee di fine maggio hanno paralizzato l’attività sia del governo che del Parlamento. Sono state infatti poche le riunioni del consiglio dei ministri a maggio, numero più basso da inizio mandato, e poche le sedute dell’aula. Ma quello che più ha avuto conseguenze sull’attuale situazione politica, è stata la decisione di rinviare a dopo il voto la deliberazione di nuovi provvedimenti, e soprattutto l’approvazione finale di quelli già presenti in aula.
Come conseguenza giugno è iniziato con la certezza che il tempo di Camera e Senato sarebbe stato monopolizzato dalla conversione in legge dei decreti del governo, e così è stato. Qui in breve i snodi di queste prime settimane del mese:
- 30 maggio: votato alla Camera il decreto sul servizio sanitario della regione Calabria;
- 6 giugno: votato al Senato lo sblocca cantieri;
- 12 giugno: votata alla Camera la fiducia sullo sblocca cantieri;
- 13 giugno: voto finale alla Camera, e quindi convertito in legge, sullo sblocca cantieri.
- 19 giugno: voto finale al Senato, e quindi convertito in legge, sul decreto servizio sanitario della regione Calabria.
Con lo sblocca cantieri e il decreto sulla Calabria che hanno completato il loro iter, manca ancora all'appello il decreto crescita. Il provvedimento scade il 29 giugno, tra poco più di una settimana, e deve ancora essere votato sia alla Camera che al Senato. Questo con molta probabilità costringerà l’esecutivo ad utilizzare la fiducia per velocizzare il dibattito, limitando quindi eventuali discussioni nel merito. Il testo ha avuto un iter complicato sin dall’inizio, considerando che ci sono voluti ben 26 giorni per la pubblicazione finale del testo in gazzetta ufficiale in seguito alla sua deliberazione in consiglio dei ministri.
A tutto questo poi, bisogna aggiungere il decreto sicurezza-bis. La sua presentazione in consiglio dei ministri è stata posticipata a dopo il voto europeo, e ora il testo è quindi arrivato all’attenzione del Parlamento. Sono ad oggi ancora 2 i decreti legge ancora pendenti, e da convertire.
Le proposte legislative del governo
L’attività legislativa del Parlamento sta seguendo delle dinamiche cicliche. Mesi scarichi in cui il governo presenta nuovi decreti, si alternano a mesi densi in cui i tanti decreti devono essere convertiti in legge. Questa dinamica ormai consolidata, è stata peggiorata dallo stallo di maggio, ed ha quindi creato l’ingorgo legislativo di giugno.
Nel primo anno di governo l’esecutivo Conte ha presentato 117 provvedimenti al Parlamento. Escludendo le 72 ratifiche di trattati internazionali, il totale scende a 44. Il 45% di queste proposte sono decreti legge, e si tratta dal governo Berlusconi in poi della percentuale più alta. Mai dal 2008 ad oggi il peso dei decreti sui disegni leggi del governo è stato così importante.
Come se non bastasse ad oggi ben 6 dei 15 (il 40%) decreti del governo Conte che sono stati convertiti in legge hanno necessitato di almeno un voto di fiducia per completare l'iter.
Nello specifico parliamo di: decreto milleproroghe, decreto sicurezza (2 voti di fiducia), decreto fiscale, decreto semplificazioni, decreto reddito di cittadinanza quota 100 e ultimo in ordine di tempo lo sblocca cantieri. Probabile che nella prossima settimana a questo elenco venga aggiunto il decreto crescita.
L'accorpamento dei decreti e approvazioni finte
I decreti, come noto, devono essere convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni. Quando al Parlamento ne vengono presentati troppi, c'è il rischio di un intasamento, e questo crea delle situazioni alquanto critiche.
Una prima possibilità è quella di far decadere i decreti in scadenza, trasportando il contenuto delle proposte in altri decreti in discussione. Questo ovviamente va contro qualsiasi interpretazione sull'uso dello strumento legislativo in questione. Da norma infatti i decreti dovrebbero avere un contenuto in linea con l'emergenza specifica che si vuole affrontare, ma l'ormai diffuso utilizzo dei decreti omnibus (e non è una novità di questa legislatura) porta spesso a testi incentrati su vari temi, non collegati tra loro.
In questa legislatura, a causa di intasamenti per i troppi decreti in discussione, sono decaduti 4 decreti del governo. Tutti però sono poi confluiti in altri provvedimenti:
- Decreto fatturazione elettronica per i benzinai: decaduto il 17 agosto 2018, ma confluito nel decreto dignità;
- Decreto giustizia sportiva: decaduto il 5 dicembre 2018 ma confluito poi in vari provvedimenti presentati dal governo;
- Decreto ordini forensi: decaduto il 12 marzo 2019, ma confluito nel decreto semplificazioni;
- Decreto Ncc: decaduto il 27 febbraio 2019, ma confluito nel decreto semplificazioni;
Altra pratica che ha avuto luogo in questa legislatura a causa dei troppi decreti presentati, è stata quella di approvare testi (anche con la fiducia), semplicemente per spostare la trattazione in un altro ramo, e quindi liberare il tempo dell’aula per l’approvazione di altri decreti sempre in scadenza.
A dicembre per esempio era in discussione alla Camera sia la legge di bilancio che il decreto fiscale. Proprio quest'ultimo poi era in scadenza a fine mese. Nonostante non fosse ancora stato trovato l'accordo sulla manovra, soprattutto con la commissione europea, il governo ha messo la fiducia sul testo della legge di bilancio, che poi al Senato è stato completamente rivoluzionato, semplicemente per spostare la trattazione del testo a Palazzo Madama, e quindi liberare il calendario dei lavori di Montecitorio. Il dibattito in aula è stato così utilizzato per convertire in tempo il decreto fiscale.