Negli agitati e litigiosi assetti della compagine di governo, c’è sempre qualcuno sul banco degli imputati. Oggi, dopo alcuni mesi di tregua, sembra toccare nuovamente al ministro per l’Economia Giovanni Tria, accusato dai 5 Stelle, e in particolare dal vicepremier Luigi Di Maio, di essere al centro di un conflitto d’interessi per l’ingaggio del proprio figliastro da parte del compagno di una sua collaboratrice, Claudia Bugno, assunta al Mef, il Ministero dell’Economia e della Finanza, e 43enne consigliera del suo titolare da appena sette mesi.
I fatti
I fatti nudi e crudi, per come li racconta La Stampa oggi, sarebbero questi: “Bugno viene assunta da Tria ad agosto 2018, due mesi dopo il figliastro entra alla Tinexta spa, il cui amministratore delegato, Pier Andrea Chevallard, è compagno della Bugno. Non solo: Ciapetti era stato addetto stampa nello staff di Bugno quando lei, sotto Matteo Renzi, era diventata coordinatrice della candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024. Sarebbe già questo abbastanza per il M5s, per chiedere un chiarimento al ministro. Invece c’è di più: perché si scopre che Bugno era nel cda della Banca Etruria, la banca di cui era vicepresidente il papà dell’ex ministro Maria Elena Boschi al centro della feroce campagna grillina contro il Pd, e ne è uscita con una pesante multa di 121 mila euro, per non aver controllato e gestito i rischi dell’istituto. Due aspetti della propria biografia che lei dimentica di scrivere nel curriculum pubblicato sul Mef”.
Il caso Alitalia
Ma la vicenda che riguarda Claudia Bugno non finisce qua. E si fa un po’ più “politica” nel momento in cui si scopre che lei stessa, dalla sua posizione ministeriale di stretta collaboratrice di Tria, si starebbe opponendo a tutta una serie di operazioni societarie. Una su tutte: Alitalia. Un dossier che sta molto a cuore al ministro dello Sviluppo economico Di Maio. "Ci sarebbe lei dietro le resistenze di Tria, soprattutto sulla partecipazione del Tesoro”, scrive La Stampa. Tanto da essersi guadagnata l’appellativo di “guerrafondaia” sia “per il duro carattere” sia per “i modi ruvidi” con cui si sta opponendo a progetti cari al Movimento 5 Stelle.
Così, sempre secondo il quotidiano di Torino, ci sarebbe sempre lei - in vista della possibile fusione di Alitalia con un altro partner – ad aver spinto “il ministro a sostenere la tedesca Lufthansa e non l’americana Delta, su cui invece è concentrato Di Maio”.
E il conflitto d’interessi? Secondo i grillini “fino al marzo 2018 Bugno è stata vice presidente Public Affairs di Alitalia e se n’è andata perché l’ex commissario Luigi Gubitosi non la voleva più lì”. E così Di Maio ha dato mandato di fare chiarezza con un’interrogazione parlamentare in dirittura d’arrivo sui banchi del governo. Ma c’è anche dell’altro: sempre secondo il quotidiano “sullo sfondo dell’affaire Bugno c’è anche la sua candidatura al cda di StMicroeletronics, azienda italo-francese di componentistica elettronica. In questo caso anche la Lega e il premier Giuseppe Conte avrebbero avvertito Tria dall’inopportunità di una scelta non condivisa, e lei si sarebbe convinta a ritirare la candidatura”.
Il caso StMicroelectronics
E proprio da quest’ultimo episodio aveva preso le mosse domenica scorsa la ricostruzione di Marco Lillo su Il Fatto Quotidiano, che ha anticipato l’intera vicenda e secondo il quale il ministro Giovanni Tria “è riuscito nel miracolo di unire Lega e M5s facendoli insorgere all’unisono contro la nomina della sua consigliera Claudia Bugno nel board di StMicroelectronics”.
Secondo Lillo, “la società italo-francese il 27 marzo scorso ha sottoposto all’assemblea degli azionisti che si terrà il 23 maggio ad Amsterdam “la nomina di Claudia Bugno, in sostituzione di Salvatore Manzi, in qualità di membro del Consiglio di Sorveglianza” con scadenza 2022” ma “probabilmente Tria ha sottovalutato la delicatezza politica della scelta e non ha concordato il nome con nessuno” sottolinea il giornalista. Perché quella società viene ritenuta strategia dal Movimento 5 Stelle (non solo perché ha fatturato 9 miliardi e 666 milioni nel 2018 con utili di 1,3 miliardi di dollari ed è quotata alla Borsa a Milano, Parigi e New York, impiega 46 mila persone e ha 100 mila clienti come Apple, Samsung, Huawey e Bosch) e per il suo alto valore tecnologico, di innovazione e di ricerca, ma anche perché “è controllata da una holding olandese a sua volta controllata alla pari dal governo italiano e francese” tanto che quando pochi mesi fa “i rapporti tra i due Paesi si sono fatti tesi a seguito della vittoria dei rivali di Macron” è avvenuto il cambio dell’amministratore delegato, dal 2005 Carlo Bozotti, ora Jean-Marc Chery.
Chi è Claudia Bugno
Ma chi è Claudia Bugno? “Partita come assistente parlamentare nel 1999, dal 2003 al 2009 era in Promos della Camera di Commercio di Milano”, racconta ancora Il Fatto. “Il marito di Claudia Bugno, Andrea Chevallard – scrive Marco Lillo - è amministratore delegato di Tinexta, società che eroga servizi telematici, quotata al mercato Star di Milano e controllata tramite Tecnoholding dalle Camere di Commercio. Nel 2015 è stata amministratrice del Comitato promotore della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 con la benedizione degli amici Luca Cordero di Montezemolo, Giovanni Malagò e Matteo Renzi”.
“Montezemolo poi la portò in Alitalia – prosegue il quotidiano - dove è stata vice president public affairs per due anni. Già dirigente del ministero dello Sviluppo economico, era finita nel mirino del M5s per il suo curriculum ‘sbianchettato’ ad agosto, al momento della nomina come consigliera del ministro. Sul sito non era citato il suo passaggio, dal febbraio 2013 al febbraio 2015, nel consiglio di amministrazione di Banca Etruria, anche ai tempi di Pierluigi Boschi vicepresidente. Nonostante fosse stata solo un consigliere indipendente il direttorio della Banca d’Italia il primo marzo 2016 le ha irrogato (insieme a una ventina di sindaci e amministratori) una sanzione di 121 mila e 500 euro. Bugno ha impugnato alla Corte d’appello e al Tar che si dichiarava incompetente ma poi il Consiglio di Stato il 9 ottobre scorso ha preso atto che la Corte d’Appello non si era ancora pronunciata e ha rimesso al Tar di nuovo perché decida nel merito. Chissà come è finita”.
L'attuale posizione di Tria
Secondo Il Fatto “la scelta, non condivisa con entrambi i partiti della maggioranza, ha fatto partire telefonate e rimbrotti da entrambe le parti” di M5s e Lega mentre per La Stampa “restano le macerie di mesi di attacchi e tensioni. Dalla manovra fino al decreto per rimborsare i truffati dalle banche che Tria ancora non ha firmato, nonostante la richiesta perentoria di Di Maio e Salvini. Ieri, poi, il ministro ha dato un altro assaggio di quanto l’urgenza di esprimere un’opinione da economista spesso stoni con gli equilibri del suo stesso governo alle prese con uno scenario economico depressivo. Sottolineare che la ‘crescita è a zero’, dire che le banche sono ‘in pericolo’, agli occhi di Conte, Di Maio e Salvini è una sconfessione di tutto quello che è stato promesso finora”.
Perché lo fa? “Autolesionismo, pensano i ministri. Oppure, come maliziosamente sostengono dentro il M5s, usa la realtà dei numeri come scudo contro i gialloverdi per blindarsi. In modo che se alla fine andrà via - come vogliono i grillini - potrà dire di essere stato cacciato perché si era opposto alla razzia della spesa pubblica”, la conclusione del quotidiano sabaudo.