Non c'è nulla di più normale, nulla che una persona normale e dotata di un minimo di normale buon senso non farebbe: raccontare di essere positivo al tampone e chiudersi in casa almeno per un po'. Tanto c'è Facebook, tanto c'è Instagram ed anche lo smart working, e si può lavorare da casa. Nessun contatto andrà perduto, nessun minuto sarà sprecato. Al limite, c'è un libro.
Eppure Nicola Zingaretti, con il suo video social, una pagina nella storia della sinistra l'ha scritta. Proprio con il suo maglioncino a girocollo che sembra uscito da una pubblicità di merendine e con la semplicità del suo annuncio. Ed è sembrato voler dire che il Pd che ha in mente sarà sì più somigliante alla sinistra plurale alla francese che non a certe vocazioni maggioritarie che sanno di America, ma intanto stabilisce un nuovo rapporto con la sua base ed i suoi elettori. Insomma, con quello che una volta si definiva il Popolo della Sinistra. Un popolo che, quando si tratta di capi, è sempre stato esigente: per tradizione spirito e prassi.
Quando Palmiro Togliatti tornò da Mosca, per dire a Salerno che la marcia verso il potere sarebbe passata attraverso le istituzioni, il Popolo della Sinistra vide in lui un vero e proprio capo carismatico
Poteva essere altrimenti, per una massa di attivisti e simpatizzanti abituati fin dalle origini a praticare non certo il culto della personalità - roba da bolscevichi - ma una sorta di attrazione totalizzante per il Segretario? Lasciamo perdere Gramsci: l'affezione era tutta intellettuale; il partito di massa all'epoca era in clandestinità. Ma quando Palmiro Togliatti tornò da Mosca, per dire a Salerno che la marcia verso il potere sarebbe passata attraverso le istituzioni, il suddetto Popolo della Sinistra vide in lui un vero e proprio capo carismatico. E si sa: il carisma passa anche per l'attrazione per il corpo.
Intellettualmente e politicamente era Il Migliore. Dal punto di vista psicologico era visto come il Gran Compagno che poteva tener testa, con i suoi studi e la chiarezza delle sue idee, agli avversari più temibili. Fisicamente era, e doveva essere, letteralmente inviolabile. E invece fu violato. Nel luglio 1948 gli spararono, mentre dall'angolo di via della Missione cercava di entrare alla Camera dei Deputati attraverso un ingresso secondario. L'offesa scatenò la reazione.
Per mezza, lunghissima giornata si temette il peggio: le armi nascoste non le avevano solo Don Camillo e Peppone. Fu lui, Il Migliore, a farsi riprendere sul letto d'ospedale, a parlare per calmare gli animi, e la visione placò i sovreccitati quanto la contemporanea notizia della vittoria di Gino Bartali (uno che pur stava dall'altra parte) al Tour de France. Ma ecco che un Togliatti quasi immiserito dal suo pigiama aperto su una canottiera da pensionato, magari con due suore perfidamente piazzate accanto al capezzale, suscitò nei suoi un attaccamento se possibile ancor più forte.
Oggi nessun leader politico si farebbe riprendere così. Lui lo fece, forte della sua ignoranza nelle scienze della comunicazione, e ne uscì ancora più amato. Un caso da studiare o forse solo il fatto che il carisma, quello vero, non te lo costruisci sui social e nemmeno in Tv. Il carisma è come il coraggio di Don Abbondio: se non ce l'hai non te lo puoi dare. Se ce l'hai, nessuno te lo toglierà mai. Lo si vide quando tornò da Yalta, stroncato da un ictus poco dopo aver finito di scrivere un Memoriale di critiche e dubbi. Per tutti parlano le memorie di Mario Carnicelli, il fotografo di fede provata cui fu concesso di fotografare per primo la salma: "La notizia arrivò il 21 agosto del 1964, era un venerdì. Il giorno dopo la salma giunse a Ciampino e subito migliaia e migliaia di persone si misero in viaggio, in corriera e in treno da ogni regione del nord e del sud, per salutarla".
Un Togliatti quasi immiserito dal suo pigiama aperto su una canottiera da pensionato, magari con due suore perfidamente piazzate accanto al capezzale, suscitò nei suoi un attaccamento se possibile ancor più forte
Un flusso immenso di persone che si assieparono poi per le strade di Roma: chi con la camicia bianca che si era fatta prestare, chi con il vestito buono anche se era di lana pesante, chi con il fazzoletto rosso, il velo in testa ed il rosario in mano. Se all'inizio era solo carisma, alla fine c'era qualcosa di più profondo.
Inevitabile il paragone con i funerali, dieci anni prima esatti, di Alcide De Gasperi. Il feretro era stato portato in treno dal Trentino tra due ali di folla. Ma la Dc che lo accompagnò nel suo ultimo viaggio non era minimamente orfana di lui come invece il Pci lo era di Togliatti. Anzi, a detta di molti era parricida.
Il Pci avrebbe vissuto qualcosa di simile solo vent'anni dopo, con le esequie di Enrico Berlinguer. Con lui il rapporto della base era già affettivamente fortissimo, e tale è rimasto a distanza di anni. Berlinguer parlava in modo sommesso, era tutto meno che un leader di strada e come trascinatore lasciava decisamente a desiderare. Ma Roberto Benigni, all'epoca molto vicino al Partito, gli dedicò un film dal titolo che più esplicito non si può: "Berlinguer ti voglio bene". E soprattutto concretizzò il suo sentimento in un atto di pura fisicità, tutta dedicata al corpo del Segretario. "Posso testimoniarlo, eravamo in classe insieme", disse Benigni alla Gioventù del Partito Comunista, la Fgci, in un comizio al Pincio: "non rubava la merenda, si comportava sempre bene". E alla fine si girò verso il presunto compagno di merende e lo prese in braccio. Letteralmente in braccio, tenendolo per le spalle e le ginocchia. Berlinguer era sopraffatto dall'imbarazzo. Ma era il 1983, e la Questione Morale sollevata dal suo Pci richiedeva anche questo sforzo di testimonianza.
In piazza San Giovanni non si è mai più vista una folla del genere: il Segretario se ne andava. Il popolo della sinistra era di nuovo orfano
Quando poi fu colto, un anno dopo, da un ictus a Padova, durante un comizio per le Europee, quel volto che si spegneva e quelle parole che facevano fatica ad uscire provocarono commozione e risvegliarono profondi e mai sopiti sensi di appartenenza. In piazza San Giovanni non si è mai più vista una folla del genere: il Segretario se ne andava. Il popolo della sinistra era di nuovo orfano. E forse, da allora, orfano è rimasto perché nessuno dei segretari successivi hanno avuto la stessa presa e lo stesso fascino.
L'immediato successore di Berlinguer, Alessandro Natta, un fine intellettuale, fu costretto alle dimissioni da un infarto nel 1988. Venne sostituito con una normale battaglia all'interno del Comitato Centrale, e soprattutto nessuno parve emozionalmente coinvolto. Era la vigilia del Grande Stravolgimento: l'aria era cambiata. Il Pci sarebbe divenuto di lì a poco Pds, poi Ds, poi Pd (con l'apporto crescente, fase dopo fase, dei centristi cattolici e laici). Oggi il Pd è tacciato da taluni di voler tornare più sulla sinistra che non restare al centro. Chissà. Intanto il su segretario, toccato da un bacillo diffuso e insidioso, ci fa sapere che non sta bene, e che per un po' non uscirà di casa. Come farebbe la maggior parte delle persone. E forse è questa la vera vocazione maggioritaria.