Chi è Cateno De Luca, il deputato regionale siciliano arrestato (che si difende su Facebook)

L'esponente dell'Udc, è ai domiciliari. I Cinque Stelle lo avevano inserito nella loro lista di "impresentabili"

Chi è Cateno De Luca, il deputato regionale siciliano arrestato (che si difende su Facebook)

Bufera sull'Assemblea regionale siciliana, nuova di zecca, e sul centrodestra. Due giorni dopo la vittoria di Nello Musumeci e del suo schieramento, è stato arrestato il neo deputato regionale Cateno De Luca, già parlamentare regionale, ex sindaco di Fiumedinisi (Messina), con l'accusa di essere tra i promotori di un'associazione a delinquere finalizzata a una rilevante evasione fiscale, quantificata in circa 1.750.000 euro. Al politico, eletto nell'Udc con 5.418 preferenze, sono stati concessi i domiciliari. 

Nell'operazione, condotta da Guardia di Finanza e carabinieri, è stato arrestato anche Carmelo Satta, presidente della Federazione piccoli imprenditori. Al centro un complesso reticolo societario facente capo alla Federazione nazionale autonoma piccoli imprenditori e alla società Caf Fenapi srl, riconducibile ai due, utilizzato, nel corso del tempo, per realizzare un sofisticato sistema di fatturazioni fittizie finalizzate all'evasione delle imposte dirette ed indirette. 

Il M5S lo aveva messo nella lista degli impresentabili

"Non sono passate manco 48 ore e... taaac: primo arrestato negli eletti di Musumeci!", tuona su Facebook il garante di M5s, Beppe Grillo. I pentastellati prima del voto avevano diffuso un elenco di 17 impresentabili e tra questi c'era in bella evidenza proprio De Luca, già arrestato nel 2011 per abuso d'ufficio e concussione. Va giù duro anche l'avversario sconfitto da Nello Musumeci: "Arrestato il primo impresentabile eletto con Musumeci: ora chiedete scusa ai siciliani", scandisce Giancarlo Cancelleri, "la notizia non ci coglie di sorpresa, anzi la meraviglia è che ci si meravigli".

Ma il suo partito lo difende

L'Udc difende, invece, De Luca: "Abbiamo fiducia nella magistratura che siamo certi porterà all'accertamento della verità e siamo convinti che De Luca sarà in grado di chiarire i fatti e di dimostrare la sua innocenza. L'Udc ha avuto la massima diligenza nella formazione delle liste elettorali a tutela del partito e dei cittadini-elettori. Abbiamo chiesto a tutti i candidati dell'Udc e dei movimenti a esso associati, tra cui anche Sicilia Vera, il certificato del casellario giudiziario e quello dei carichi pendenti a tutela dei Cittadini e della onorabilità del partito"

Sei anni fa il primo arresto

A fine giugno del 2011 De Luca, che allora sommava la cariche di deputato e primo cittadino, era stato arrestato al termine di un Consiglio comunale con l'accusa di aver utilizzato fondi pubblici destinati alla costruzione di opere di contenimento di un torrente a rischio esondazione, al fine di realizzare un albergo con tanto di centro benessere. Da oltre un anno si indagava sulla realizzazione, in prossimità del greto del torrente Nisi, della struttura di proprietà dei fratelli De Luca che avrebbero dovuto realizzare anche quindici villette e un centro di formazione, facendo modificare la destinazione d'uso di alcuni terreni agricoli. 

La Procura di Messina ha chiesto una condanna a 5 anni e la sentenza è attesa nelle prossime settimane. Secondo le indagini, vennero dirottati soldi che dovevano servire invece alla riqualificazione edilizia, al miglioramento delle condizioni ambientali e al recupero o ricostruzione di immobili colpiti da eventi sismici e calamità.

All'epoca De Luca era già deputato alla testa del movimento Sicilia Vera e si era fatto notare anche per una serie di iniziative discutibili, come quando, nel corso della legislatura, per protestare contro l'allora presidente dell'Ars Gianfranco Micciché su vicende regolamentari, si denudò in sala stampa rimanendo in mutande, per poi coprirsi con la bandiera della Sicilia, la Trinacria, utilizzata a mo' di pareo. 

Tra i suoi slogan del tempo: "Sono un battitore libero" e "Demoliamo la regione siciliana". La Corte dei conti lo ha peraltro condannato al pagamento di 13 mila euro nell'ambito dell'inchiesta sulle spese dell'Ars. Ma in un recente comizio aveva anche annunciato di volersi candidare a sindaco di Messina. Niente sembrava poterlo fermare, fino ad oggi. 

"Contro di me massoneria e poteri forti"

Loquace come nessun altro arrestato. De Luca tribuno lo è sempre stato, anche nella precedente esperienza parlamentare. E dalla sua abitazione di Fiumedinisi (Messina), dove è stato posto ai domiciliari, continua furente a comunicare. A metà mattinata un lungo post su Facebook nel quale protestava la sua innocenza, sosteneva di non essere sorpreso - "sapevo già che mi avrebbero arrestato" - sorseggiando quello che battezzato il "caffé del galeotto", giustificava il provvedimento con la volontà di fermarlo, anche nella sua annunciata corsa a sindaco di Messina. Nel primo pomeriggio, nello stesso profilo social, ecco un video: lui nel suo studio, con alle spalle una libreria, in pigiama celeste e giacca da camera bordeaux, se la prende con i Pm, i poteri forti e la massoneria, e avverte: "Cateno De Luca non si farà macinare dal fango. Fino a quando avrà l'ultimo respiro si difenderà in tutti i luoghi". 



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