Eni 2050 lab: alla scoperta dell’energia del futuro  
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Eni 2050 lab: alla scoperta dell’energia del futuro  

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AGI - Il quartiere Ostiense, a Roma, nasce all’inizio del XX secolo, quando l’allora sindaco capitolino, Ernesto Nathan, volle costruire una nuova area industriale all’inizio dell’omonima via. Vengono così progettati alcuni degli edifici che oggi sono il simbolo di questa zona, come la centrale Montermartini o il Gazometro. Il quartiere negli ultimi anni vive un’ondata di interesse da parte dei residenti e dei turisti per le manifestazioni e gli eventi che vi si organizzano e per gli interventi di riqualificazione di cui è oggetto, a partire dalla street art sulle facciate dei palazzi e dalle strutture di acciaio degli ex gazometri, parte di un’archeologia industriale in fase di recupero e destinata a nuovi usi.

Proprio qui, in questo quartiere, Eni ha aperto Eni 2050 Lab, uno spazio, dedicato all’innovazione e alla ricerca, ospitato nell’Edificio 30 all’interno del contesto architettonico della grande struttura di acciaio del Gazometro Ostiense, dove Eni sta procedendo al progressivo recupero delle aree industriali. L’obiettivo è quello di creare un vero e proprio “Distretto dell’Innovazione” aperto, tramite aree dedicate allo sviluppo e alla sperimentazione nel campo delle nuove energie, anche alla partecipazione di altre imprese, startup, università e centri di ricerca.

Eni 2050 lab è dotato di uno spazio espositivo e di un laboratorio a vista, costituito da apparecchiature predisposte all’interno di un sistema super tecnologico, arricchito da un’area di monitoraggio delle tecnologie e da un’area di visualizzazione 3D dei modelli numerici del sottosuolo che fanno leva su applicazioni di tecnologie avanzate e sulla potenza di calcolo dei super computer dell’Eni Green Data Center. All’interno dell’Eni 2050 lab, è possibile approfondire alcune delle tecnologie di Eni per la decarbonizzazione, sviluppate nell’ambito delle principali 3 piattaforme di ricerca aziendali: rinnovabili e nuove energie, soluzioni per la decarbonizzazione, prodotti circolari e bio.

Facciamo un tour virtuale all’interno del tecnopolo Eni al Gazometro di Ostiense per scoprire le principali tecnologie presenti.

Fusione a confinamento magnetico

Una fonte di energia sicura, sostenibile e virtualmente inesauribile: un possibile game changer nel percorso di decarbonizzazione che vede impegnata Eni. La tecnologia della fusione a confinamento magnetico si basa sullo stesso principio fisico che “tiene acceso” il Sole e che gli permette di produrre la sua energia. Riprodurre artificialmente questo processo sulla Terra rappresenta una sfida senza precedenti, che sta impegnando gli scienziati di tutto il mondo. Cuore della fusione a confinamento magnetico è il tokamak (acronimo che significa “camera toroidale con bobine magnetiche”), il cui funzionamento è replicato in chiave concettuale in un modello esposto negli spazi dell’ex Gazometro.

Modello ISWEC

Il moto ondoso è considerato la più grande fonte di energia rinnovabile inutilizzata del Pianeta. Il sistema ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter), progetto sviluppato da Eni insieme al Politecnico di Torino e a Wave for Energy S.r.l., spin-off dello stesso ateneo, converte il moto delle onde marine in energia elettrica immediatamente disponibile per installazioni off-shore o per essere immessa nella rete elettrica per dare corrente a comunità costiere.  

Tecnologia ECOFINING ™

Lo sviluppo di biocarburanti innovativi è una area di interesse strategico di Eni e una leva di decarbonizzazione per raggiungere i target al 2050. La tecnologia EcofiningTM, sviluppata da Eni insieme a Honeywell UOP, può trasformare materie prime di origine biologica in biocombustibili di elevata qualità. Grazie a questa tecnologia Eni è stata la prima energy company al mondo a trasformare una raffineria tradizionale, la raffineria di Venezia, in una bioraffineria.

Fitorimedio

Il fitorimedio sfrutta la naturale capacità delle piante di estrarre dal suolo i metalli pesanti ed eliminare i composti organici. Le piante catturano l'energia del Sole e svolgono la loro azione depurante sul posto, senza necessità di spostare terreno. Questo processo naturale migliora le caratteristiche chimico-fisiche del suolo fino a ottenere una vera e propria riqualificazione ambientale e paesaggistica.

CCUS

Eni investe in ricerca e innovazione su tutta la filiera della CCUS (Carbon Capture Utilization and Storage – Cattura Stoccaggio e Utilizzo del Carbonio): dalla cattura allo storage al monitoraggio fino all'utilizzo della CO2. Negli spazi del tecnopolo sono esposti, ad esempio, dei sistemi robotici per il monitoraggio sia di superficie sia sottomarini: il Clean Sea, un veicolo autonomo sottomarino per l’esecuzione di monitoraggi ed ispezioni a carattere ambientale fino a 3000 m di profondità e sistemi di droni aerei per l’ambiente terrestre.

Area visualizzazione 3D

Grazie alla Digital Rock Physics (DRP) analysis, che consiste nell’acquisizione di immagini ad alta risoluzione di campioni di roccia, a piattaforme avanzate di simulazione numerica di giacimento e all’elevata potenza di calcolo disponibile nell’Eni Green Data Center, è possibile produrre visualizzazioni immersive del sottosuolo dalla scala di poro alla scala chilometrica e valutare, in tempi estremamente ridotti, diverse opzioni per lo sviluppo di progetti di Cattura e Stoccaggio della CO2 (CCS).

L’innovazione – che si vede e tocca con mano all’Eni 2050 Lab - è nel DNA dell’azienda energetica del cane a sei zampe e si esprime nel cercare nuove modalità per migliorare i processi industriali, per aumentare la propria efficienza energetica e ridurre l’impronta ambientale. Infatti, negli ultimi 6 anni, Eni ha investito oltre 7 miliardi di euro in tecnologie e ricerca, rafforzando i 7 centri ricerche dell’azienda e stringendo solide collaborazioni con più di 70 università e centri di ricerca nazionali e internazionali, facendo leva su oltre 7000 brevetti attivi al 2021 e 400 progetti R&D in corso.