Come trasformare semi e rifiuti organici in biocarburanti: l’Ecofining di Eni  
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Come trasformare semi e rifiuti organici in biocarburanti: l’Ecofining di Eni  

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I biocarburanti  svolgono un ruolo importante per contenere le emissioni di CO2 prodotte soprattutto dal settore dei trasporti (circa il 37% del totale), fornendo una soluzione low carbon per le tecnologie esistenti, come i veicoli leggeri, gli autocarri pesanti, le navi e gli aerei che dispongono di poche soluzioni alternative a lungo termine.  

L’attenzione a questi prodotti energetici di origine vegetale da parte dei legislatori risale al 2003, quando con lo scopo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, l’Unione Europea introduce un obbligo di impiego di biocarburanti nel settore trasporti pesanti. Le normative di attuazione, soprattutto la RED II, hanno tracciato la strada da intraprendere.

Individuare nuove matrici biologiche da rifiuti e colture dedicate per contribuire alla sicurezza dell'approvvigionamento e alla massimizzazione della resa energetica e della sostenibilità ambientale dei biocarburanti è dunque la sfida. Una sfida raccolta da Eni con risultati che sono ormai concreti.

Le bioraffinerie di Eni

La bioraffineria di Venezia, a Porto Marghera, è il primo esempio al mondo di conversione di una raffineria di petrolio in bioraffineria per la produzione di biocarburanti idrogenati ottenuti da materie prime biogeniche; è in esercizio dal 2014.

Dal 2019 Eni ha inoltre avviato la bioraffineria di Gela dove, nel marzo 2021, è stato avviato e collaudato il nuovo impianto BTU, Biomass Treatment Unit, che consente alla bioraffineria di utilizzare fino al 100% biomasse di scarto. Nell’ottobre 2022 Eni ha definitivamente concluso l’approvvigionamento di olio di palma in uso nelle bioraffinerie di Venezia e Gela: entrambe le fabbriche sono alimentate da oli vegetali usati e di frittura, grassi animali, oli estratti da colture in terreni marginali non in competizione con la filiera alimentare per la produzione di biocarburanti, HVOdiesel, bio-GPL, di bio-jet e di bio-nafta destinata alla filiera della chimica.

Entro il 2025 Eni raddoppierà la capacità delle proprie bioraffinerie fino a raggiungere 2 milioni di tonnellate ed entro il prossimo decennio la capacità di bioraffinazione Eni crescerà fino a 6 milioni di tonnellate/anno.

La tecnologia Ecofining

La conversione delle raffinerie di Venezia e Gela in bioraffinerie è stata resa possibile anche dalle innovazioni tecnologiche, come  la tecnologia Ecofining, sviluppata da Eni congiuntamente con Honeywell UOP. Questa tecnologia può trasformare cariche di origine biogenica in biocombustibili di elevata qualità. Dopo un adeguato pretrattamento, le materie prime biologiche attraversano due fasi di trasformazione, promosse da un catalizzatore in presenza di idrogeno: la fase di deossigenazione (rimozione dell'ossigeno con rottura delle molecole a base di trigliceridi) e la fase di isomerizzazione (modifica strutturale delle molecole). Alla fase di trasformazione segue una fase di separazione dei vari tagli, destinati ai diversi sistemi di trasporto. A questo punto entrano in gioco le bioraffinerie.

L’Olio Vegetale Idrogenato

La tecnologia Ecofining produce un biocombustibile chiamato Olio Vegetale Idrogenato (HVO) con nome commerciale HVOlution. Si tratta del primo diesel di Eni Sustainable Mobility prodotto con 100% di materie prime rinnovabili (ai sensi della Direttiva (UE) 2018/2001 “REDII”), è in vendita in 50 stazioni di servizio Eni e sarà disponibile a breve, entro marzo 2023, in 150 punti vendita in Italia (le stazioni di servizio Eni abilitate alla vendita possono essere individuate dall’app Eni Live e sul sito Enistation.com). HVOlution è un biocarburante che viene prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali, e da olii generati da colture non in competizione con la filiera alimentare. È un prodotto EN 15940 (XTL)- utilizzabile nei motori diesel Euro VI e in molti EuroV (la verifica è a cura del proprietario del mezzo consultando il libretto di manutenzione dell’auto) - con un’elevata efficienza termodinamica di combustione. L’HVO è particolarmente apprezzato nel trasporto pesante e trasporto passeggeri (in particolare extraurbano), dati i limiti attuali dello sviluppo di tecnologie alternative al tradizionale motore diesel. Limiti che si riscontrano anche nel trasporto aereo, per il quale attualmente viene impiegato un altro biocarburante dal nome SAF (Sustainable Aviation Fuel, il quale viene miscelato al jet tradizionale).

Le materie prime

Gli obiettivi strategici di Eni in termini di produzione di biocarburanti richiedono un’importante fornitura di materie prime diversificate. A tal fine la società sta sviluppando una rete di agri-hub in alcuni Paesi africani. In particolare, i progetti agricoli avviati riguardano lo sviluppo di colture oleaginose, come ad esempio il ricino (una pianta che produce i frutti, da cui si estrae l’olio che sarà trasformato in biocarburante, in grado di crescere anche in contesti di siccità, evitando la competizione con il settore food), oltre la raccolta di scarti e residui agricoli.