C ompie vent'anni la campionessa paralimpica e mondiale di fioretto individuale Bebe Vio, una delle personalità sportive italiane che, grazie alla sua forza e al suo sorriso contagioso, è entrata nel cuore della gente.
Dalle medaglie agli Oscar degli sportivi, tutti i successi di Bebe
- Campionessa mondiale e paralimpica di fioretto nella categoria B.
- Dal 2012 partecipa a 30 gare individuali: 1 Paralimpiade, 2 Mondiali, 2 Europei, 21 tappe di CdM e 4 Mondiali U17.
- Ha conquistato 31 medaglie: 21 oro, 7 argento, 3 bronzo.
- Sui social network ha 607mila follower (350.584 su facebook, 30.400 twitter, 226.000 instagram)
- Ha vinto anche il Laureus World Sports Award, gli Oscar degli sportivi.
Beatrice Maria Vio, detta Bebe, nasce a Venezia, il 4 marzo 1997. A undici anni una forma meningite causata dal meningococco di tipo C, contro la quale non era stata vaccinata, le comporta un'infezione con necrosi e le amputazioni dei quattro arti. La sua vita prende una piega inaspettata, nello sconforto trova la forza - grazie al supporto della famiglia e degli amici - di fare dello sport la sua motivazione per andare avanti. Dopo tre mesi e mezzo di degenza ospedaliera e la riabilitazione motoria, riprende l'attività sportiva come schermitrice, grazie a una particolare protesi progettata per sostenere il fioretto. La malattia rappresenta solo una parentesi tra quello che era prima e quello che la giovane atleta vuole per il suo futuro. Con straordinaria caparbietà riesce a trasformare la disgrazia in un trionfo, umano e sportivo. E da quel momento è un crescendo di successi.
Bebe diventa testimonial in molti programmi televisivi per diffondere la cultura dello sport paralimpico e, in particolare della scherma su sedia a rotelle. Nel 2012 è tra i tedofori ai Giochi paralimpici di Londra; in occasione di Expo 2015 Vio è testimonial della Regione Veneto alla rassegna internazionale.
A colpi di ironia mette ko i cyberbulli
L'impegno di Beatrice supera i confini dello sport e la campionessa si fa promotrice di alcune campagne sociali. Posa senza protesi, con altri atleti paralimpici, per la campagna "Win for Meningitis" firmata da Anne Geddes per far passare il messaggio: "Vaccinate i vostri bambini". Il suo carattere combattivo l'aiuta anche dopo gli insulti e le minacce che le vengono rivolte attraverso una pagina Facebbok - successivamente rimossa - dove si incitavano gli iscritti a usarle violenza. Bebe non si ferma e dimostra di saper combattere i suoi avversari anche senza fioretto ma a colpi di ironia. Durante una puntata della trasmissione E poi c’è Cattelan su Sky Uno la campionessa paralimpiaca di scherma e il conduttore Alessandro Cattelan lanciano una campagna di 'pseudo-beneficenza' per aiutare gli 'asociali' con una raccolta di neuroni. I cyberbulli sono “persone che nascono con qualcosa in meno, che fanno fatica in ogni momento della vita, che non sono in grado di compiere neanche i gesti più semplici“.
Le sue citazioni più famose
"Da amputata non sapevo che avrei potuto riprendere a fare sport. Gli amputati non sanno di avere queste possibilità. Volevo tirar fuori i disabili dalle case, allontanarli dalla tv e portarli a divertirsi"
"Con la malattia la mia vita è cambiata per il meglio. È come se fossi rinata!"
"Quando a Trafalgar passavo la fiaccola sapevo che quello era soltanto il primo tratto della lunga strada che mi aspetta per arrivare a Rio 2016. E sorridevo, perché la vita, ragazzi, è proprio una figata"
"Ho capito che mi stava piacendo molto di più la scherma in carrozzina rispetto a quella in piedi. Nella scherma in piedi se hai paura puoi scappare in fondo alla pedana, da seduta invece sei lì bloccata. Non puoi scappare. Non puoi avere paura".
Dopo avere fondato con i genitori la onlus art4sport, che avvicina i ragazzi con disabilità fisiche allo sport, avere sfilato come portabandiera dell'Italia in occasione della cerimonia di chiusura della XV Paralimpiade di Rio 2016 ed essere invitata a una cena di Stato alla Casa Bianca - l'ultima offerta dall'amministrazione Obama con il quale ha scattato anche un selfie - Bebe ha ancora qualche sfizio da togliersi, come è giusto che sia a 20 anni. E soprattutto vuole continuare la sua missione: far capire a tutti, con o senza disabilità, che "la vita è proprio una figata!".
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