Per questi fisici italiani è più facile misurare le onde gravitazionali che ottenere una cattedra
Il team è a capo dell'esperimento 'Lisa Pathfinder' dell'Esa. Dieci scienziati scrivono al governo

Per l'equipe di ricercatori guidata da Stefano Vitale, fisico dell’Università di Trento, a capo dell’esperimento Lisa Pathfinder dell’Agenzia Spaziale Europea, un'impresa impossibile non è costruire un rilevatore di onde gravitazionali, né lavorare al lancio di una missione spaziale che nel 2034 andrà a caccia di queste increspature dello spazio tempo. Per questi esperti, stimati in tutto il mondo, il difficile è poter accedere ai concorsi per poter ottenere una cattedra da professore ordinario nelle università italiane. Una beffa, si legge sul Fatto Quotidiano, che non è sfuggita al gotha della scienza che ha inviato una lettera aperta alla ministra dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Valeria Fedeli.
Il documento "denuncia come come l’Italia stia tagliando fuori dall’università proprio i leader dei progetti internazionali di frontiera per la rilevazione di onde gravitazionali". Tra i dieci firmatari, Takaaki Kajita, vincitore del Premio Nobel per la Fisica nel 2015, David Reitze del California Institute of Technology di Pasadena, Usa, direttore esecutivo del progetto Ligo, partner di Virgo, e Karsten Danzmann, direttore dell’Istituto Max Planck per la Fisica Gravitazionale di Hannover, Germania, e capo del consorzio Lisa che lancerà nei prossimi decenni il primo osservatorio spaziale per le onde gravitazionali.

"Esclusi dalle regole Anvur"
"Le regole fissate dall’Agenzia per la Valutazione dell’Università e della Ricerca (Anvur) per accedere al ruolo di professore universitario — le cosiddette mediane — non consentono ai ricercatori diretti da Stefano Vitale di ottenere l’abilitazione necessaria a partecipare ai concorsi", spiega il Fatto. Eppure "dopo un ventennio di ricerca, nel 2016 Lisa Pathfinder ha mostrato che è possibile costruire un rilevatore di onde gravitazionali spaziale, milioni di chilometri più lungo ed estremamente più sensibile dei rilevatori terrestri del progetto Ligo-Virgo". I ricercatori del progetto "si qualificherebbero per posizioni di professore nelle migliori università americane ed europee", si legge nella lettera. In Italia, invece, le regole dell'Anvur per ottenere l'abilitazione scientifica nazionale (la stessa che è al centro dell'inchiesta di Firenze) sbarra la loro carriera: "I membri del team italiano non possono qualificarsi per alcuna posizione accademica permanente (in Italia)".
Lo sbarramento della riforma Gelmini
Secondo quanto previsto dalla riforma Gelmini del 2010, se i ricercatori a tempo determinato non ottengono l'abilitazione escono dall'università dopo massimo tre anni. Il che nel caso di Lisa significa compromettere la leadership che l'Italia si è guadagnata in questo settore cruciale della fisica. Ma c'è di più: i criteri adottati da Anvur per la valutazione dei candidati sono strettamente legati al numero di pubblicazioni, che però in settori come quello in cui operano i ricercatori di Lisa sono minimi rispetto alla messa a punto di nuove tecnologie per i futuri esperimenti. "I criteri puramente bibliometrici, ricavati da ricerche mainstream, non catturano l'importanza del lavoro svolto nell'ambito della strumentazione altamente innovativa in fisica", ha dichiarato Stefano Vitale.

La prima misurazione delle onde
La lettera arriva pochi giorni dopo la notizia della misurazione del primo segnale delle onde gravitazionali dalla rete globale che le ‘ascolta’, formata dall’osservatorio europeo Virgo, che si trova in Italia e al quale il nostro Paese partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) insieme alla Francia, e dai due rivelatori americani Ligo. Il risultato, che apre una nuova pagina dell’astronomia, è stato annunciato dalle due collaborazioni internazionali a Torino, nella conferenza di apertura del G7 Scienza, ma in realtà la rilevazione risale al 14 agosto 2017.
La bufera dei concorsi truccati
Ma non solo: la lettera del gotha della scienza arriva nel mezzo della bufera che ha travolto l'università italiana in merito ai concorsi truccati su cui la ministra Fedeli ha detto di "voler andare fino in fondo", mentre il suo Dicastero si "riserva di costituirsi parte civile". Intanto l'inchiesta "Chiamata alle armi" condotta dalla guardia di Finanza di Firenze ha già condotto all'arresto di 7 professori accusati di corruzione, 59 indagati e 150 perquisizioni in tutta Italia. A far scoppiare il caso la denuncia con tanto di intercettazioni del ricercatore quarantenne Jezzi Philip Laroma cui nel marzo 2013 fu chiesto di ritirarsi. Lui non lo fece e venne bocciato. Le frasi rivolte allo studioso e registrate col telefono cellulare non lasciano spazio a fraintendimenti: “Non siamo sul piano del merito, non siamo sul piano del merito, Philip”, “Smetti di fare l’inglese e fai l’italiano”, “tu non puoi non accettare”, e “che fai? fai ricorso? … però ti giochi la carriera così…”.
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