Roma - Dall'immagazzinamento dei dati al telefono cellulare, la fantascienza ha anticipato molte invenzioni che oggi fanno parte della nostra vita quotidiana: uno studio di Nesta ne ha contate 280. E con l'attuale avanzamento della robotica e dell'intelligenza artificiale, i libri e i film destinati a rivelarsi profetici nei prossimi anni non faranno che aumentare.
L’ETERNO PROBLEMA DEL DATA STORAGE
La Conoscenza è uno dei grandi temi intorno al quale gravita la narrativa di fantascienza. Conoscenza da espandere, conoscenza che dà potere su chi non la detiene, conoscenza da raccogliere e tramandare ai posteri.
Molti autori si sono dunque lambiccati nell’immaginare le forme più avveniristiche di quello che oggi chiameremmo ‘data storage’. Per la fantasia di ognuno la sfida era superare quella dei predecessori. A Logic Named Joe, racconto scritto nel 1946 da Murray Leinster, ha come protagonista un addetto alle riparazioni dei ‘Tank’ colossali edifici contenenti dati consultabili in remoto. Cioè, dei giganteschi server. Una soluzione sicuramente più avanzata e incruenta di quella che proponeva, appena 15 anni prima, David H. Keller in The Cerebral Library, dove, a mo’ di hard disk, venivano estratti e conservati i cervelli di persone incaricate di imparare un libro a memoria per cinque anni.
Ancora più impressionanti per capacità profetica i ‘Microwire’ presenti in Guerra nell’infinito (1951) di Robert Heinlein, oggi una frontiera della nanotecnologia che ha appena iniziato a essere esplorata.
CON IL CYBERPUNK, ARRIVANO IL CLOUD E LA RETE
Con l’esplosione del cyberpunk negli anni ’80 prendono definitivamente corpo i concetti di “cloud” e di “rete”.
Tra gli esempi più celebri si possono citare la ‘Matrix’ di Neuromante (1984) di William Gibson e la Skynet della saga di Terminator. Ancora prima, nel 1957, l’astrofisico britannico Fred Hoyle aveva immaginato in The Black Cloud una nuvola senziente e dotata di straordinaria intelligenza, una vera “cloud” ante litteram, quindi. L’anticipazione più sorprendente del moderno internet è invece contenuta in Terra di David Brin. Lo scrittore e astronomo americano immagina un colossale universo di informazioni con tanto di video, blog, forum di discussione e addirittura e-mail di spam. L’unica cosa che Brin non aveva previsto erano i server Dns: per accedere a una pagina occorre digitare una lunga stringa di numeri.
E con il cyberpunk arriva anche l’intelligenza artificiale. Se le due maggiori agenzie stampa del mondo, la Reuters e l’Associated Press, hanno già inventato algoritmi che scrivono notizie da soli, non c’è motivo per non immaginare che, tra qualche anno, un computer sarà in grado di comporre poesie come in The First Sally (1967) di Stanislaw Lem. Il primo esempio invece di connessione neurale tra uomo e macchina risale invece addirittura al 1939, ovvero al racconto Masson’s Secret di Gullen.
MEDICINA DAL FUTURO
I progressi della medicina che ci aspettano sono un altro filone tematico che ha sempre stimolato la fantasia degli scrittori di fantascienza e, anche in questo caso, molto di quello che allora era invenzione oggi è realtà. In Pattuglia Galattica (1937) di Edward Smith appare già un primo trapianto di occhio.
L’autore più affascinato in assoluto da questa materia è probabilmente Philip K. Dick: innesti cutanei in Lotteria dello spazio (1955), un cuore meccanico (ahimé, provvisorio) in Il dottor Futuro (1960), test di gravidanza in I giocatori di Titano (1963), organi artificiali in Ubik (1966), bracci robotici che eseguono delicate operazioni chirurgiche in Follia per sette clan (1967). Ancora in Neuromante troviamo occhi e fibre muscolari coltivate in laboratorio. Il libro di Gibson contiene un’altra incredibile anticipazione, seppure di altro genere: la carne sintetica prodotta in laboratorio, un’economica alternativa per chi non può permettersi quella reale. Perché un altro pilastro tematico della fantascienza è l’uomo che cerca di farsi Dio.
DALL’ANSIBLE AL LODESTONE RESONATOR, GLI ANTENATI DEL TELEFONINO
I primi antenati dei nostri telefonini risalgono al Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov, ovvero agli anni ’50.
Quando occorre comunicare da una galassia all’altra, serve però qualcosa di più, come l’Ansible, il dispositivo che consente di ricevere messaggi in tempo reale anche a distanze potenzialmente infinite, apparso per la prima volta in Il mondo di Rocannon (1966) di Ursula Leguin e poi “preso in prestito” negli anni successivi da numerosi altri autori, da Dan Simmons a Neil Gaiman, tanto efficace si era rivelata la trovata. Dal design suggestivo, ma un po’ meno pratico, è il “lodestone rosenator”, una specie di violino con una corda sola, citato nei libri di Philip Pullman. E, come per ogni gadget tecnologico che si rispetti, anche in questo caso il design migliora e le dimensioni diminuiscono con il tempo. L’Ansible della Leguin era uno scatolone che non poteva certo entrare in tasca. Molto più eleganti e pratici i dispositivi con i quali comunicano i personaggi del Ciclo dei Vor di Lois McMaster Bujold: alcuni si possono allacciare al polso, altri inseriti in gioielli da sfoggiare. Ci sono poi casi in cui le analogie con apparecchi realmente esistenti oggi sono così forti da far supporre che l’autore di turno abbia effettuato un viaggio nel tempo. I “cristalli” e gli “opton” utilizzati dai personaggi di Return from the Stars (1966) di Stanislaw Lem non sono altro che dei lettori di ebook e dei tablet sui quali leggere i quotidiani. E un “Newspad” apparirà due anni dopo anche in 2001: Odissea nello spazio di Arthur C. Clarke.
Più rudimentali i Personal Access Display Device di Star Trek Next Generation, tablet che gestiscono appena un’informazione alla volta. E, ora che viviamo costantemente attaccati ai nostri smart phone, quale soluzione più pratica di un telefono cellulare incorporato direttamente nella mano come lo ha Douglas Quaid, il personaggio interpretato da Arnold Schwarzenegger in Atto di Forza (1990) di Paul Verhoeven?
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