L’ultima opera di Alice Pasquini è comparsa a Campegine, piccolo comune tra Parma e Reggio Emilia. Su un muro di un’azienda lungo 18 metri e alto 12 il dipinto realizzato con bombolette spry raffigura una ragazza di spalle che corre su una strada di città. Per realizzare il murales ci sono voluti 4 giorni. Le opere di Alice Pasquini sono esposte sulle superfici urbane e sulle pareti dei palazzi, ma anche nelle gallerie e nei musei, di centinaia di città sparse in giro per il mondo. Ma le sue tele preferite sono i muri. L’artista romana, street artist e pittrice, ma anche illustratrice e scenografa, ha sviluppato nel tempo diversi filoni di ricerca, dalla narrazione della vitalità femminile alla fruizione tridimensionale delle opere, dai percorsi urbani alle installazioni con l’uso di materiali inconsueti, dalla piccola scultura alla parete integrale. Tra le città in cui ha lavorato: Sydney, New York, Barcellona, Oslo, Mosca, Parigi, Copenhagen, Marrakech, Berlino, Saigon, Londra e Roma. AliCè, questo il suo nome d’arte, da due anni è anche la curatrice di un festival di arte urbana a Civitacampomarano, paese di 400 anime in provincia di Campobasso, che combatte una lotta contro lo spopolamento e una pericolosissima frana che ha creato una sorta di “zona rossa” in tutto il centro storico. Ed è proprio per difendere Civitacampomarano che è nato CVTà Street Fest. Le ‘tavolozze’, nemmeno a dirlo, sono i muri degli edifici e le porte che decine di famiglie un tempo si chiudevano dietro e che ora sono li, ferme, a testimonianza di un mondo che non esiste più.