Chi ha ragione tra Franceschini e Fedez sulla Siae 
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Chi ha ragione tra Franceschini e Fedez sulla Siae 
Riassunto delle puntate precedenti. Nell'aprile 2016, Fedez lascia la Siae e affida la gestione dei suoi diritti d'autore a Soundreef. Non è un semplice trasferimento: il rapper se ne va contestando il monopolio della Società Italiana degli Autori ed Editori. Verrà seguito da altri artisti, tra i quali Gigi D'Alessio, Fabio Rovazzi e Nesli. Fedez, accanto al fondatore di Soundreef Davide D’Atri, è quello che più ci mette la faccia. Lo fa anche, il 22 giugno, durante un convegno a Roma, nella sede dell'acceleratore Luiss Enlabs. Dice che Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo (e in quanto tale incaricato di vigilare sulla Siae) sarebbe in conflitto d'interessi perché la moglie “gestisce gli immobili di Siae”. Franceschini annuncia querela. Poco dopo lo fa anche la società presieduta da Filippo Sugar. Ma cosa c'è di vero in quello che dice Fedez? E cosa sbaglia?
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Prendiamo le sue parole, prima dal palchetto di Luiss Enlabs e poi in un video postato sulla sua pagina Facebook il 24 giugno. “Franceschini – ha affermato Fedez - è in conflitto d'interessi perché la moglie gestisce gli immobili di Siae. È oggettivo, perché se tua moglie gestisce gli uomini di Siae e il patrimonio di Siae è lecito parlare di conflitto d'interessi”. Qui le domande sono due. Primo: chi gestisce i beni immobili della Siae. Secondo: qual è il ruolo di Michela Di Biase, consorte del ministro e capogruppo del Pd al Comune di Roma.
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La gestione immobiliare della Siae

La Società degli Autori ha un patrimonio immobiliare corposo, gestito da Sorgente, una holding che controlla Sorgente Sgr, una società con un portafoglio di 2,5 miliardi e 20 fondi. Tra di essi ce ne sono tre controllati dalla Siae: si chiamano Norma, Aida (controllato da Norma) e Nabucco. Norma ha asset per 105.785.265 di euro. Nabucco per 102.511.308 di euro. Cui si aggiungono 31,8 milioni di immobili detenuti direttamente dalla Società degli autori. Il legame tra Sorgente e Siae risale al 2011. In una nota, Soundreef si chiede se la gestione di questi fondi “è profittevole”. La risposta è sì. Nel 2015, i proventi da gestione di immobili hanno fruttato 2,7 milioni. Nel bilancio preconsuntivo del 2016 toccano i 3,6 milioni e nel preventivo 2017 i 3,1 milioni. Un altro quesito di Soundreef non trova invece risposta nel bilancio: “Com'è possibile che una società che rivendica in ogni sede il fatto di essere un ente senza scopo di lucro che agisce esclusivamente nell’interesse degli autori abbia accumulato una simile ricchezza”, se i proventi “sono ripartiti equamente tra gli autori e chi ne beneficerà un giorno”. Una cosa però è certa: esiste quindi un chiaro legame tra Sorgente e Siae.

Esiste un conflitto d'interesse?

Michela Di Biase è stata assunta nel 2016 per occuparsi delle relazioni esterne della Fondazione Sorgente Group. L'ente (fondato nel 2007 e sostenuto da Sorgente Group) si occupa di “valorizzare, di promuovere e divulgare tutte le espressioni della cultura e dell’arte appartenenti al nostro patrimonio culturale”. La fondazione non ha scopo di lucro e vive delle risorse elargite da Sorgente Group. Non è quindi vero che Michela Di Biase “gestisce il patrimonio e gli uomini” della Siae. Si può invece discutere su una questione di opportunità, per quanto la moglie di Franceschini non abbia ruoli operativi che la colleghino alla Siae. Su questo punto, anche Fedez (nel video postato su Facebook) e Soundreef (in una nota) hanno corretto il tiro. Il rapper ha confermato l'esistenza di un conflitto di interessi. Ma ha anche detto: “Rettifico perché faccio il cantante e uso un linguaggio poco tecnico”. Non è solo una questione di vocabolario. Tra la possibilità di un conflitto d'interessi e l'accusa di una gestione diretta, la differenza è decisiva.

La querela di Siae e Franceschini è una prova?

Oltre a Franceschini, anche la Siae ha annunciato querela. Definendo “inaccettabili” le dichiarazioni di Fedez. Secondo il rapper, i due “hanno fatto squadra”. E il fatto che entrambi si siano mossi sarebbe la prova del loro legame: “Perché la Siae mi querela su dichiarazioni fatte sulla moglie di Franceschini?”. Qui, di nuovo, non è una questione di vocabolario ma di norme. L'accusa di una relazione non si limita a sollevare un problema di opportunità ma insinua altro: “Michela Di Biase – afferma Fedez nel suo video social - è stata assunta nel 2016 da Fondazione Sorgente Group. In precedenza il ministro Franceschini aveva affermato di voler abbattere il monopolio”. Siae, in una nota, definisce queste affermazioni “inutili suggestioni di favoritismi”. Che coinvolgerebbero entrambe le parti: se sono un'azienda o un'associazione accusata di aver assunto qualcuno per ottenere favori, posso sentirmi diffamato tanto quanto la persona accusata di essere stata assunta per un favore. Detto questo, se diffamazione c'è stata, decideranno i giudici.
Michela de Biase (Agf) 
Foto: Pierpaolo Scavuzzo / AGF  - Michela de Biase (Agf) 

Franceschini ha cambiato idea?

Sì, il ministro Franceschini ha cambiato idea. In un'audizione alla Camera ha affermato di essersi convinto che la cosa migliore non fosse l'abolizione del monopolio ma una riforma della Siae. “Io sono partito dalla propensione verso una logica di liberalizzazione ma ho cambiato idea”: l'esigenza di “una maggiore trasparenza, efficienza e funzionalità della Siae non è un buon motivo per cambiare il sistema ma per riformarlo”. Come visto in precedenza, Fedez sottolinea che “Michela Di Biase è stata assunta nel 2016 da Fondazione Sorgente Group e che in precedenza il ministro Franceschini aveva affermato di voler abbattere il monopolio”. Insomma, per dirla in modo crudo: la butta lì. L'affermazione di Franceschini alla Camera risale al marzo 2016. L'assunzione di Di Biase in Sorgente al novembre 2016. Delle due l'una: o Fedez è a conoscenza di cose che non sappiamo oppure non può “buttarla lì”.

Solo in Italia c'è un monopolio?

L'Italia non è l'unico Paese in cui il diritto d'autore è soggetto a monopolio. Ma rappresenta un'anomalia nel panorama europeo (assieme alla Repubblica Ceca). Ed è vero, come dice Fedez, che l'Europa ha spinto e continua a spingere per la liberalizzazione. Franceschini si è detto contrario. Il Senato aveva anche approvato un emendamento trasversale che andava verso l'abolizione del monopolio. Ma è stato ritirato perché l'esecutivo si era impegnato a liberalizzare il settore. All'inizio di marzo, il governo ha quindi approvato il decreto che recepisce la direttiva Barnier (cioè quella che impone agli Stati membri di dare agli artisti libertà di scelta). Nella direttiva non c'è l'obbligo esplicito di abbandonare il monopolio. Ma, di fatto, la soluzione italiana gioca sul filo dell'equilibrismo. Gli artisti non sono più obbligati a iscriversi alla Siae, che però conserva l'intermediazione su territorio italiano. In pratica, prendendo il caso di Fedez, si potrà ricorrere a servizi come Soundreef, ma solo perché è una società di diritto inglese. La soluzione attuale non è piaciuta all'Ue. Che, infatti, ancor prima dell'approvazione del decreto, aveva inviato una lettera in cui raccomandava “maggiore concorrenza”. La querelle tra Fedez e Franceschini sarà presto dimenticata e (forse) finirà in tribunale. Quella sui diritti d'autore è ancora lunga.
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