A poche ore dal matrimonio dell’anno, quello che si celebrerà sabato tra il principe Harry e l’attrice americana Meghan Markle, i tabloid si chiedono come sarà l’abito della sposa. E chi sarà il fortunato stilista. Quattro, secondo i media inglesi, i brand più papabili – ovviamente tutti britannici:
- Ralph&Russo che ha firmato anche l’outift per il fidanzamento
- Burberry
- Erdem
- Alexander McQueen (lo stesso di Kate)
Quanto al colore, si scommette sul bianco. Se Meghan Markle solcasse la navata di St George Church con un abito rosso fuoco, il mondo definirebbe la moglie del principe Harry la più anticonformista delle spose di Buckingham Palace.
Quando i colori sgargianti erano la regola
Eppure è ‘solo’ da 180 anni che l’abito bianco è diventata la regola in chiesa. Prima di allora, quando le unioni era strette più sulla base degli interessi che dell’amore, l’abito delle spose reali serviva a testimoniare il prestigio della casata. Stoffe pregiate dai colori sgargianti e cimeli di famiglia erano lo standard.
Nel 1468, Margaret di York, ricorda la CNN, aveva così tanti gioielli applicati sul vestito da non riuscire a camminare per il suo peso. Il risultato fu che dovette essere trasportata fino all’altare.
Quattro secoli dopo, la principessa Charlotte, nel 1816, indossò un abito argentato ricamato con fiori e conchiglie. Il costo fu di 10mila sterline, l’equivalente di circa 1,3 milioni di euro attuali.
La regina Vittoria in bianco
Così, quando nel 1840 la regina Vittoria scelse di indossare un abito bianco per le sue nozze con il principe Alberto, il look apparve frugale e sottotono. La scelta del colore, in realtà, fu più che studiata: l’attività del ricamo e merletto della cittadina di Beer era allora in declino. Quale miglior modo per rilanciarla se non quello di far risaltare quei minuziosi lavori sull’abito da sposa della regina? Non solo: Vittoria evitò anche di indossare gioielli, tessuti pesanti e colori intensi per non apparire come una monarca agli occhi di suo marito. Col tempo, anche tra le persone senza sangue blu, l’abito bianco divenne l’emblema della purezza e del benessere. Le donne delle classi più povere, infatti, si sposavano con gli abiti che avevano, magari i più nuovi e puliti, ma presenti già nell’armadio. Potersi permettere un abito speciale, da indossare per un solo giorno anche per via del suo colore, era la prova del benessere di quella famiglia. Fu solo dopo la Seconda Guerra mondiale che, nel mondo occidentale – in Cina ci si sposa in rosso e in Malesia in viola, ad esempio - le future mogli iniziarono a copiare lo stile delle spose reali.
Hollywood fa eccezione
Solo le attrici di Hollywood hanno fatto eccezione. Prima fra tutte Brigitte Bardot che per le nozze del 1959, con Jacques Charrier, indossò un abito a quadretti bianchi e rosa Vichy con gonna larga, manica a tre quarti e scollo rotondo. Nel 1964, fu Elizabeth Taylor a rompere con la tradizione: per dire sì a Richard Burton indossò un abitino giallo canarino di chiffon, corto alle ginocchia, con scollo ad anello e lunghe maniche a sbuffo. Nel 1997, l’icona di stile Sarah Jessica Parker, meglio conosciuta come la Carrie Bradshow di “Sex and the City”, ha fatto quello che il galateo mette in cima alla lista dei divieti: ha sposato Matthew Broderick con un abito di Morgan Le Fay composto da una canottierina di raso nero e gonna di satin tutto rigorosamente nero. Nel 2003 Julianne Moore ha detto sì in un vestito di Prada color lavanda. Mentre, più di recente, nel 2013, Keira Knightley ha scelto un abito corto grigio di Chanel per pronunciare i voti nuziali.