Nuova tempesta nel Mar Nero tra Ucraina e Russia, con esiti oggi non prevedibili. Una nave cisterna russa è stata bloccata dalle autorità di Kiev scatenando l'ira di Mosca, che parla di "aperta violazione del diritto internazionale" e minaccia "conseguenze", con gli agenti delle forze di sicurezza ucraini saliti a bordo a interrogare i membri dell'equipaggio, sequestrare documenti e comunicazioni radio.
In pratica, l'Sbu, ossia servizi segreti di Kiev, sostiene che il vascello - di proprietà di una compagnia russa - ha partecipato lo scorso novembre all'operazione di "sequestro" di tre navi ucraine davanti alla penisola di Crimea, annessa dalla Russia nel 2014 che portò all'arresto di 24 marinai ucraini a tutt'oggi al centro di un braccio di ferro apparentemente senza fine tra i due Paesi.
Già liberati 10 membri dell'equipaggio
"Verificheremo l'accaduto per valutare quali misure mettere in campo", ha attaccato un portavoce del ministero degli Esteri di Mosca. "Se comprendiamo che dei russi vengono tenuti come ostaggi, questa verrà considerata una gravissima violazione del diritto internazionale", continua il portavoce del dicastero guidato da Sergej Lavrov. "Nel caso, non mancheranno di arrivare conseguenze decise". In realtà, a detta dell'ombudsman dei diritti umani russo, Tatiana Moskalkova, 10 membri dell'equipaggio sarebbero già stati liberati senza accusa e in viaggio in pullman verso la Moldavia, da dove raggiungeranno la Russia via aereo. Tuttavia, secondo Interfax, rimarrebbe comunque "l'obbligo di farsi interrogati come testimoni dagli inquirenti".
Stando alle indicazione dei servizi ucraini, la Neyma - questo il nome della nave sequestrata - è ora attraccata nel porto di Ismail, che si trova nell'estuario del Danubio nella regione di Odessa. A otto mesi dal caso che vide tre navi da guerra ucraine bloccate delle forze russe nello Stretto di Kerch - appunto con 24 marinai catturati - questo primo confronto diretto tra i due Paesi a cinque anni dall'inizio della crisi di Crimea rischia di far ripiombare le relazioni tra Mosca e Kiev ai suoi livelli più critici. E questo a pochi giorni dalla prima telefonata ufficiale tra il neopresidente ucraino Volodymyr Zelensky e il capo del Cremlino, Vladimir Putin, con tanto di ipotesi di uno scambio di prigionieri.
Arrivata ieri a Ismail, un "gruppo di investigatori dell'Sbu" è salito al bordo della nave, procedendo a "sequestrare documenti e interrogare l'equipaggio", come afferma ha affermato una nota ufficiale, secondo la quale Kiev sta preparando una richiesta giudiziaria per il sequestro della barca. Secondo quanto dichiarato invece dal giornalista ucraino Yury Boutoussov, la nave cisterna andava a Ismail per le riparazioni e non aveva merci a bordo. La decisione di salire a bordo "è stata approvato ieri dal presidente Volodymyr Zelensky", ha aggiunto il reporter. I servizi ucraini sostengono invece che i proprietari russi del vascello ne avrebbero cambiato il suo nome da "Nayma" a "Nika Spirit" con lo scopo di "nascondere il suo coinvolgimento nell'atto di aggressione" dello scorso novembre.
I sospetti del Cremlino
La vicenda è complessa, e con il blocco della Nayma a Ismail rischia di impelagarsi ancora di più. A cominciare dalla vicenda dei 24 marinai ucraini detenuti in Russia: di questi, alla fine di maggio, il Tribunale marittimo internazionale di Amburgo, in Germania, aveva chiesto il rilascio "immediato". Il Cremlino si oppone senza troppi complimenti, affermando che la Corte amburghese non è competente in materia. E nonostante una richiesta esplicita di liberazione rivolta da Zelensky a Putin alla fine di giugno, due settimane fa la giustizia russa ha prolungato la loro detenzione per altri tre mesi.
Non solo. A Mosca, vedi per esempio il deputato russo Vladimir Djabarov, c'è chi sospetta che dietro il blitz sulla nave cisterna vi sarebbe "una certa cerchia" legata alle autorità nominate dall'ex presidente ucraino Petro Poroshenko. Obiettivo: minare i timidi tentativi di "normalizzazione" dei rapporti con Mosca sotto Zelensky.