Novovoronezh - A fine giugno, secondo i piani della holding statale russa Rosatom, il reattore ad acqua in pressione VVER-1200 sarà il primo reattore di generazione III+ al mondo a essere allacciato alla rete elettrica e poi messo in operatività commerciale. Il reattore - al momento, il piu' potente dell'industria nucleare russa - si trova nell'Unità 6 della centrale Novovoronezh-2 (dove è in costruzione anche la gemella Unità 7), i cui lavori sono partiti nel 2007 con lo scopo di sostituire la terza e quarta unità della centrale Novovoronezh-1, che devono essere smantellate entro il 2017. Il progetto è sviluppato dalla Atomenergoprom, controllata dell'ente statale per il nucleare Rosatom. Siamo davanti all'evoluzione dei reattori VVER-1000, che ha inglobato in sè tutti gli aggiornamenti delle salvaguardie, decisi a livello internazionale dopo l'incidente di Fukushima (2011). Il reattore non solo è piu' longevo (60 anni), ma punta ad essere invincibile sul piano della sicurezza, incrociando sistemi attivi e passivi contro l'eventualità di fughe radioattive nell'ambiente. Cuore dell'innovazione di questo progetto è il cosiddetto 'corium catcher', ha spiegato ad Agi il fisico nucleare Giorgio Ferrari, con lunga esperienza in Enel. "Si tratta di una sorta di enorme scodella posta sotto il basamento del nocciolo per raccogliere il corium (il magma di materiali fusi, cioè uranio, plutonio e metalli derivanti dalla fusione del nocciolo come accaduto a Fukushima) e serve a impedire che il corium appunto, una volta bucato il vessel di metallo e il basamento su cui questo poggia, penetri nel terreno sottostante". Le altre novità, ha continuato Ferrari, sono "il doppio contenimento, la quadruplicazione dei sistemi di raffreddamento d'emergenza, oltre a un sistema di raffreddamento cosiddetto passivo, cioè con l'acqua che cade per gravità sul nocciolo da raffreddare, senza l'apporto di pompe e motori".
Rilevante, inoltre, è l'impiego come combustibile di pastiglie di uranio forate al centro, di cui ha parlato ad Agi il direttore della centrale di Novovoronezh, Vladimir Povarov. Un particolare non da poco, perchè permette di limitare il problema dei picchi di temperatura e la perdita di integrità del combustibile stesso. "è una novità rilevante - ha spiegato Ferrari - e comporta una conoscenza dei processi nucleari, sia fisici che chimici, nonchè delle tecniche di fabbricazione decisamente avanzata". Con differenti stadi di implementazione, reattori russi di generazione III+ sono presenti anche alla centrale Leningrado-2 e all'estero: Bielorussia, Turchia, Egitto, Finlandia, Ungheria e Bangladesh. Reattori simili sono in fase di costruzione negli Stati Uniti (l'AP-1000 della Westinghouse) e in Francia (l'EPR, 1500 Mw, della Edf), ma finora solo quello di Novovoronezh-2 ha raggiunto la fase di "lancio fisico". Rosatom ritiene il suo prodotto piu' competitivo dal punto di vista economico, come ha dichiarato Povarov, non entrando però nel dettaglio dei costi. Senza contare che la Russia, nella sua 'campagna promozionalè, può giocare bene la carta sicurezza, in quanto i reattori di tipo VVER non sono stati coinvolti in nessun incidente di rilievo (Chernobyl, per esempio, era un reattore ad acqua e grafite). Secondo Ferrari, il VVER-1200 "è veramente la punta di diamante della tecnologia russa ed è estremamente competitivo con i reattori occidentali". "Il gruppo Rosatom dimostra una notevole aggressività commerciale, oggi sconosciuta alle società americane ed europee che stentano a piazzare i loro reattori", ha aggiunto l'esperto, convinto anti-nuclearista. "Il VVER-1200 è il meglio della tecnologia mondiale, ma solo sulla carta: - ha sottolineato l'esperto - tutti questi nuovi accorgimenti altro non sono che una complicazione del funzionamento generale del reattore e stanno a dimostrare che la tecnologia nucleare è talmente complessa da rasentare l'ingestibilità". "Semplificando - gli fa eco Angelo Baracca, professore di fisica e coautore con Ferrari del libro 'Scram ovvero la fine del nuclearè - i reattori di generazione III+ sono un pò un bluff". "Dopo Chernobyl e Fukushima - ha spiegato - tutti hanno dovuto ammettere che non si può continuare a costruire centrali di III generazione, ma non potendo fare il salto alla IV generazione hanno tirato fuori molte modifiche, chiamandole appunto III+, che non cambiano però i concetti di fondo degli attuali reattori di III generazione". "L'utopia - ha concluso Baracca - rimane quella sicurezza per il fatidico rilancio dell'energia nucleare, che non si vede all'orizzonte; anzi, l'apporto del nucleare è in discesa, gli ostacoli e i problemi sembrano proibitivi". (AGI)