Gli esperimenti russi di condizionamento dell’opinione pubblica si concentrano sul continente africano, dove Facebook ha fatto sapere di aver rimosso decine di profili e pagine create per diffondere informazioni false in numerosi Paesi. Con un post sul suo blog, l’azienda ha rivelato i dettagli di un’investigazione interna che ha permesso di ricondurre le entità all’imprenditore russo Yevgeniy Prigozhin, già indagato negli Stati Uniti con l’accusa di aver interferito con le elezioni presidenziali del 2016. Accusato dal Dipartimento di Giustizia statunitense di condurre un “impero della disinformazione” e di finanziare l’organizzazione russa Internet Research Agency, Prigozhin è generalmente considerato uno degli uomini più vicini al presidente russo Vladimir Putin.
La 'pulizia' di Facebook
“Oggi abbiamo rimosso 35 account, 53 pagine, 7 gruppi e cinque account Instagram che avevano origine in Russia ed erano concentrati su Madagascar, Repubblica Centrafricana, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio e Camerun”, ha scritto in una nota stampa Nathaniel Gleicher, capo delle politiche in ambito di sicurezza informatica di Facebook.
Secondo Gleicher, la Russia avrebbe usato almeno duecento profili falsi per raggiungere un pubblico di più di un milione di utenti. L’organizzazione della campagna tuttavia ha richiesto delle strategie di offuscamento, in modo da nascondere la presenza russa dietro pagine e profili. Per questo, spiega Gleicher, l’intera operazione ha richiesto la collaborazione di utenti locali per gestire le pagine. Anche l’impatto sembra essere stato significativo, con un investimento di circa 77 mila dollari in pubblicità complessivi tra aprile 2018 e ottobre 2019.
La politica al centro dei post
Tra i contenuti condivisi, secondo quanto ricostruito da Facebook, vi sarebbero stati post divisivi in merito alle politiche locali e su temi geopolitici, oltre a un intenso ricircolo di informazioni diffuse dalla testata Sputnik, collegata al Cremlino. Alcuni di questi account, precisa Facebook, erano attivi dal 2014.
Come riportato dal Guardian, recentemente la Russia ha intensificato il dialogo con i governanti africani, ospitati anche nella prima edizione del Russia-Africa forum, a Sochi, al quale hanno partecipato oltre quaranta leader. Ma protagonista degli avvicinamenti politici al continente africano rimane Prigozhin, che in un’inchiesta del Guardian è individuato come l’uomo dietro all’apertura di numerose testate giornalistiche in diversi Paesi, oltre a essere collegato all’organizzazione di mercenari Wagner, che starebbe operando nella Repubblica Centrafricana.
Ma non è la prima volta che Facebook interviene contro gruppi collegati a Prigozhin. La scorsa settimana l’azienda aveva sospeso più di cinquanta account Instagram collegati all’Internet Research Agency.