Il cane, si sa, è il migliore amico dell’uomo ma, anche questo non è un segreto, è una grossa responsabilità. Il rapporto tra un cane e il suo padrone è molto più reciproco di quanto chi non possiede un animale domestico possa immaginare.
È un perpetuo educarsi a vicenda sull’essere un buon cane, quindi educato, non violento, è chiaro, opportuno nelle manifestazioni di gioia e obbediente ai rimproveri del padrone, che dal canto suo deve riuscire a condividere la propria gioia nel prendersi cura di un animale con il resto del mondo; un mondo pieno di regole da rispettare.
Per questo, come spiegato in un articolo di Quartz, a Jinan, una città della provincia cinese di Shandong, si sono inventati una patente a punti per padroni di cani; un metodo coercitivo per costringere i padroni a rispettare le regole. Non è un’idea nuova, in realtà in Cina già da tempo si sta sperimentando un sistema di gestione del cittadino comportamento/premio/punizione. Nel 2014 il governo cinese non ha permesso l’utilizzo di aerei a più di 11 milioni di persone che avevano problemi con il credito sociale (il cosiddetto Sesame Credit) e a 4 milioni di cittadini inadempienti è stato vietato l’utilizzo del treno.
Una cosa simile ha fatto il governo di Shangai con il problema rifiuti: se non sei in regola con comportamenti e pagamenti riguardo la tua immondizia è molto complesso che tu riesca ad ottenere un prestito in banca, giusto per fare un esempio. Il Sesame Credit inventato dal governo cinese all’inizio giusto per tenere sotto controllo e misurare la fedeltà al partito degli iscritti, insomma non è altro che un sistema sviluppato in accordo con i colossi dell’e-commerce Alibaba e Tencent, per monitorare la vita dei cittadini, darne un voto e premiarli o punirli di conseguenza. Inutile dire che sulla questione morale che ne deriva sono in tanti a discutere, compresa, per chi volesse approfondire, l'American Civil Liberties Union.
Da oggi, anche la gestione del proprio animale domestico rientrerà in questa rigorosa tabella. Un decalogo che potrà influire pesantemente sulla vita del padrone e che fa vagamente impressione leggere. A partire dalla regola numero 1:
- Gli individui (i padroni) e le unità (i cani immaginiamo) devono tenersi aggiornati sui "Regolamenti sulla gestione dell'allevamento di cani nella città di Jinan" per garantire che i cani siano allevati secondo la legge, la civiltà e la scienza.
E poi ancora:
- I proprietari sono tenuti a portare una licenza di cane ogni volta che i loro cani sono in pubblico.
- I cani dovrebbero stare al guinzaglio e sotto il controllo di persone che hanno più di 18 anni. La lunghezza del guinzaglio non può superare 1,5 metri.
- I proprietari devono portare gli articoli per ripulire i rifiuti dei cani in modo tempestivo.
- I cani non sono ammessi negli edifici governativi, nei trasporti pubblici, nelle scuole, negli ospedali, negli asili, nei parchi, nelle piazze pubbliche, nelle palestre, negli alberghi, nei ristoranti, nei mercati e nei centri commerciali.
Insomma, nessuna regola straordinaria e tra l’altro i risultati si sono immediatamente fatti sentire, come scrive Quartz “La polizia locale, che utilizza un'app per recuperare i file dei cani, ha finora penalizzato 1.430 proprietari di animali domestici, tra i quali 122 avevano perso tutti i punti all'inizio di agosto. Tuttavia, il numero di denunce con il coinvolgimento di cani randagi è diminuito del 43% nel 2017 rispetto all'anno precedente, e c'è stata anche una riduzione del 65% dei disturbi e degli attacchi legati ai cani segnalati nello stesso periodo”.
Ecco, andiamo alle note dolenti: i punti. La “licenza di cane” ne prevede 12, se ne possono perdere 3, per esempio, se si va in giro con un cane senza guinzaglio, 6 se si è recidivi; e se non si rinnova annualmente, come previsto dalla legge, la suddetta licenza si perdono tutti i punti in possesso, per recuperarli e potersi riappropriare del proprio animale (che nel frattempo lo stato ti ha letteralmente confiscato) bisogna sostenere un esame a risposta multipla. La domanda a questo punto sorge spontanea ed è la stessa che si è posta l’ACLU: quanto è funzionale, eticamente corretto più che altro, costringere con questi metodi il cittadino a rispettare regole (anche giuste) non stimolando il senso civico ma con regolamenti così ferrei?
La risposta sembra scontata, magari lo è ancora di più per chi non possiede un cane, e ancora di più per quella sparuta minoranza che i cani proprio non li sopporta, ma la riflessione deve necessariamente andare oltre la questione dei cani e portarci ad immaginare una vita in cui tutto ciò che facciamo, dai nostri acquisti online alle nostre opinioni politiche (nostre e, pensate, anche di tutti i nostri social-amici) fino, si, al rapporto con i nostri amici a quattro zampe, sia giudicato e influisca sulle nostre vite. L’impressione è che sia proprio il governo cinese a tenere il guinzaglio troppo corto sulla vita del proprio popolo.