America2020: Michigan, atto secondo. Shakespeare in America
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 America2020: Michigan, atto secondo. Shakespeare in America

America2020: Michigan, atto secondo. Shakespeare in America

Rita Lofano
Trump
MANDEL NGAN / AFP - Trump
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La coreografia à curata in ogni minimo dettaglio. Da showman navigato, Trump non lascia nulla al caso. Anche la luce è perfetta: quella del tramonto. L’aereo atterra sulle note di “Gloria” (versione inglese, naturalmente), segue “Macho Man” dei Village People, mentre lo staff scende dalla scaletta posteriore. Poi la musica si ferma e lo speaker annuncia: “Signori e signori il 45esimo presidente degli Stati Uniti”. Scatta l’alzata dei telefonini per le foto e voilà, compare lui, The Donald. Applaude, saluta, mostra il pugno chiuso e mentre scende le scale parte la sua canzone preferita, la patriottica “God Bless the Usa” di Lee Greenwood.

“We love you”, urla la folla estasiata. È cominciata la festa

“È l’elezione più importante del nostro paese”, attacca Trump, accusando lo sfidante democratico di voler favorire la delocalizzazione della produzione nello Stato del Dragone, tagliando i posti di lavoro in Michigan. “Se vince Biden, vince la Cina”, è il monito del tycoon. Lo attacca sul Nafta, per il quale Biden ha votato nel 1993. L’ex numero due di Barack Obama era volato nello Stato dell’auto mercoledì, presentandosi come il campione della classe dei lavoratori e del nazionalismo economico.
“Ha capito che era il caso di uscire dallo scantinato”, ironizza Trump, “e comincia a cavarsela bene mentendo sul suo tradimento globalista a sangue freddo”. Ve lo immaginate se io perdessi contro il peggior candidato che ci sia stato? Michigan non farmi questo. Non farlo”.
L’ultimo Battleground Tracker di Cbs News dice che Biden in Michigan è al 53% contro il 45% del capo della Casa Bianca. “Ma questa non è la folla di una persona che si ferma al secondo posto”, osserva il Commander in Chief. Nel 2016 Trump fu il primo repubblicano a vincere il Michigan dai tempi di George H. W. Bush. Oggi è in svantaggio, ma sta accorciando le distanze. Nella media dei sondaggi di Real Clear Politics, Biden risulta avanti di soli 4,2 punti, contro gli 8 punti dello scorso luglio.
A Freeland il presidente è stato costretto a parlare del coronavirus, considera il tema una zavorra dal punto di vista elettorale, ma è stato riportato al centro del dibattito dal libro di Bob Woodward. Il giornalista del Watergate rivela come il presidente sapesse della pericolosità del virus già da gennaio, pur avendone sminuito la portata. Trump nega di aver deliberatamente mentito, e si è mangiato un reporter che gli ha posto la domanda in questi termini.
Si è piuttosto paragonato a Winston Churchill che ha esortato gli inglesi a “rimanere calmi” durante la Seconda Guerra mondiale. Ha detto che gli Usa stanno per scavallare la curva mentre il bilancio dei morti si avvicina a quota 200 mila. Ha parlato del temporaneo impatto economico del coronavirus e della grandiosa ripresa alle porte (sulla quale Wall Street comincia mostrarsi dubbiosa) prima di sfoderare l’altro suo cavallo di battaglia: “legge e ordine”, indicando che se Biden venisse eletto, negli Usa il crimine raggiungerebbe livelli mai visti. Ha imputato al rivale la voglia di aprire le frontiere ai terroristi e di “inondare” il paese con rifugiati provenienti dalla Siria e dallo Yemen.
Prima di volare in Michigan, Trump ha annunciato la partenza del segretario di Stato Mike Pompeo per Doha, in Qatar, per la ripresa dei colloqui di pace tra i talebani e il governo afghano. Un altro punto a suo favore a due mesi dall’Election Day, avendo promesso di voler porre fine “alle guerre infinite” e di voler riportare a casa i soldati Usa.
Biden, che ieri ha incassato l’endorsement del Los Angeles Times, ha stigmatizzato le parole di Trump sulla sicurezza nazionale avendo rivelato a Woodward l’esistenza di un programma nucleare classificato. È battaglia sul detto e non detto. Nel teatro il ritmo è anche pausa, silenzio, sospiro.
Oggi, nell’anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle, i candidati voleranno entrambi in Pennsylvania, a Shanksville, dove si schiantò uno degli aerei dirottati dai terroristi. Come il Michigan, la Pennsylvania è uno stato in bilico che Trump conquistò per un soffio nel 2016. FiveThirtyEight stima un vantaggio medio di 5,1 punti per l’ex presidente e Real Clear Politics di 4,3 punti. Nel 2016 Hillary Clinton era data in vantaggio su Trump di 6 punti in Pennsylvania ma tutti sappiamo come è andata. Fu la tragedia dei dem.
In Michigan siamo al secondo atto, il registro è quello della tragicommedia, il copione verrà recitato ancora, la scena si ripeterà negli Stati in bilico, poi avremo il gran finale del 3 novembre, l'atto finale. Il teatro di Shakespeare è in America. Comunque vada, non sarà molto rumore per nulla.
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