Nonostante la grande incertezza che ancora vige sul ruolo di trasmissione del novo coronavirus nei bambini fino a 10 anni, le scuole materne ed elementari in Francia possono riaprire l'11 maggio, come annunciato dal governo, senza portare a un aumento tale dei contagi da far riandare in crisi il sistema sanitario.
È la "buona notizia" contenuta nell'ultimo rapporto del laboratorio Epicx dell'Istitito nazionale francese di salute e ricerca (Inserm), come riassume in un'intervista all'Agi Vittoria Colizza, direttrice di ricerca all'Inserm a guida dell'Epicx, che fa analisi di valutazione del rischio, mitigazione e controllo delle epidemie umane e animali, su approcci matematici e computazionali.
Lo studio contiene le proiezioni sull'impatto di diversi scenari (parziale, progressivo o completo) di riapertura delle scuole, dalle materne ai licei, nella regione dell'Ile-de-France, la più colpita nel Paese.
"Pur immaginando il peggior scenario, che i bambini cioè siano contagiosi come gli adolescenti, abbiamo visto che ci sono protocolli che ci permettono di mantenere l'epidemia sotto controllo, senza saturare il sistema sanitario", spiega la scienziata, tra gli autori dello studio, il primo - tra quelli resi pubblici - che fornisca proiezioni sugli scenari della ripresa dell'attività didattica in Francia.
"Alla fine del calendario scolastico (il 4 luglio) in Ile-de-France un fattore di aumento del numero dei casi sarà compreso tra 2 e 3 rispetto ai casi che si avrebbero con le scuole chiuse, l'impatto sull'occupazione dei reparti di rianimazione del sistema sanitario pubblico sarà del 65%, calcolato su una capacità di 1.500 posti letto, che è piu' o meno la metà della capacità messa in campo adesso per far fronte a questa ondata".
Le proiezioni dell'Inserm si basano sull'assunto che "si mantenga un distanziamento sociale di intensità moderata, con un 50% di adulti che resta a casa - o perché in telelavoro o perché costretto dalla chiusura di attività come ristoranti, cinema e teatri - con le persone più anziane che riducopno in modo spontaneo i loro contatti per evitare il rischio di contagio, ma con l'apertura al 50% delle attività non essenziali", scenario peraltro linea con la road map delineata dal governo.
Il Comitato scientifico in Francia ha già avvertito il governo che dopo l'11 maggio ci potrebbero essere tra mille e 3 mila nuovi contagi al giorno, dato su cui concorda anche Colizza, la quale fa notare che per questo "ora si dovrà essere in grado di interrompere le catene di trasmissione con tracciamento, test e isolamento".
La riapertura di materne ed elementari senza impatti pesanti sulla salute sarà possibile "se siamo in grado di testare e isolare il 50% delle nuove infezioni, che sembra tanto ma dopo il confinamento il numero dei nuovi contagi sarà tornato a livello basso, ci saranno pochi cluster e maggiore capacità di seguire l'infezione". Secondo le proiezioni dell'Inserm, "dall'inizio delle vacanze estive a luglio serviranno un massimo di 10 mila tamponi al giorno (nell'Ile-de-France), una forchetta che contiene il numero previsto a livello nazionale dal governo: 700 mila".
"Riaprire tutte le scuole l'11 maggio, invece, sarebbe una catastrofe", avverte Colizza, spiegando che "una delle poche evidenze che abbiamo finora, basata su uno studio fatto nel dipartimento di Oise, il primo grande cluster in Francia, è che i liceali possono trasmettere in modo asintomatico come gli adulti. Ci sarebbe una seconda ondata che rapidamente supererebbe anche la prima, già nel mese di giugno", avverte la direttrice di ricerca dell'Inserm, "l'unica condizione per riapre tutte le scuole l'11 maggio senza gravi impatti è consentendo la presenza in classe solo a metà degli studenti su tutti i livelli di educazione, scenario he però svantaggia i più piccoli che sono la categoria a cui si dovrebbe dare priorità".
"Le condizioni che abbiamo identificato, invece, per aprire scuole medie e licei è farlo più tardi, a partire dall'8 giugno, accogliendo gli studenti in modo progressivo con una frequentazione al 50%", aggiunge Colizza, che sulla posizione più cauta dell'Italia, dove non si parla di tornare sui banchi di scuola prima di settembre, non si sbilancia.
"L'arco temporale è troppo ampio per fare previsioni, ma c'è un vantaggio", conclude, "da qui a settembre comprenderemo meglio la propagazione e come cambia il contagio a seconda della fasce di età e avremo più informazioni e più precise per fare queste proiezioni, certo dipenderà dalla situazione epidemica di quel momento e dal tipo di interventi che si metteranno in atto fin da ora".