È rottura tra Labour e Tory sulla Brexit, e presto Theresa May non sarà più protagonista immortale di un dramma politico che in tre anni ha affondato due primi ministri: David Cameron e la donna che gli è succeduta.
A determinare la frattura in un negoziato cominciato sei settimane fa sono state le divergenze interne ai due partiti: "Abbiamo negoziato il più possibile, ma non siamo stati in grado di colmare le importanti differenze politiche tra noi", ha ammesso il leader laburista Jeremy Corbyn, che ha poi lamentato come a causa della lotta in corso per la successione a May alla guida del Tory "la posizione del governo è diventata ancora più instabile e la sua autorità intaccata".
Il leader dei laburisti ha assicurato che il suo partito è disposto a considerare ogni nuova proposta avanzata per sbloccare l'impasse sulla Brexit, ma ha confermato che voterà contro l'accordo in Parlamento il prossimo 3 giugno, se esso verrà ripresentato senza cambiamenti.
I negoziati erano cominciati dopo la terza bocciatura alla Camera dei Comuni dell'accordo di ritiro dalla Ue. May aveva fatto appello allo spirito di "unità nazionale" per attuare la Brexit, dopo essere stata costretta a rimandare la data del divorzio dalla Ue per ben due volte. "Non siamo stati in grado di superare il fatto che non vi è una posizione comune all'interno dei Labour, divisi tra chi vuole portare a termine la Brexit e chi cerca un secondo referendum per evitarla", ha spiegato nelle ultime ore durante un comizio a Bristol.
Secondo la premier, ora i parlamentari si trovano di fronte a una "scelta netta" e li esorta a non "tirarsi indietro di nuovo" dall'approvazione della Brexit.
La tenuta della sua premiership appare ormai agli sgoccioli. May si era guadagnata apprezzamenti per la sua capacità di sopravvivere a quella che in molti hanno definito una crisi politica lunga tre anni. Ma la saga infinita della Brexit, che l'ha vista umiliata dalla Camera dei Comuni e l'ha portata ad aprire negoziati infruttuosi con l'opposizione laburista, ne ha determinato l'isolamento politico.
Nell'estremo tentativo di guadagnare appoggio tra le fila dei Tory ribelli, May aveva offerto le sue dimissioni in cambio dell'approvazione del suo piano di uscita; la mossa non ha funzionato e i falchi del suo partito hanno continuato a remarle contro. Questa settimana, ha promesso di indicare, entro i primi di giugno, la data delle sue dimissioni e una tabella di marcia per l'elezione di un nuovo leader dei Tory. La lotta alla sua successione è di fatto aperta e secondo i commentatori politici, è difficile che sopravviva più di due o tre settimane. Come pure appare impossibile che il suo accordo di Brexit venga ratificato dal Parlamento, prima della pausa estiva.