Roma - Ogni giorno dieci persone nel mondo muoiono per le mine antipersona e un terzo di queste sono bambini, spesso attratti dagli ordigni perche' scambiati per giocattoli. Rispetto al 1997, anno in cui 160 Paesi siglarono a Ottawa il trattato che le mette al bando, il numero delle vittime si e' ridotto del 75%, grazie allo sforzo congiunto dei Paesi piu' toccati dal problema, delle organizzazioni anti-mine e dell'Onu. Tuttavia, nel mondo oltre 100 milioni di questi ordigni restano inesplosi, pronti a uccidere a 'dispetto' di qualsiasi tregua o trattato di pace.
Ed e' su questo che il mondo focalizza la sua attenzione in occasione della giornata per la promozione e l'assistenza all'azione contro le mine che si celebra ogni 4 aprile. Nella battaglia contro i "soldati perfetti", come vengono chiamati gli ordigni, Mine Action, secondo il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, ha un ruolo fondamentale per ottenere una risposta umanitaria effettiva, sia nelle situazioni di conflitto che di post conflitto. "La Mine Action - ha detto Ban Ki-moon in un messaggio diffuso alla vigilia della giornata mondiale - deve essere considerata un investimento per l'umanita', poiche' contribuisce a far crescere societa' pacifiche in cui coloro che ne hanno bisogno possono ricevere cure, i rifugiati e gli sfollati possono fare ritorno alle loro case in sicurezza, ed i bambini possono andare a scuola, oltre a fornire contesti sicuri in cui intraprendere la ricostruzione e riavviare lo sviluppo, gettando le fondamenta per una pace sostenibile".
Il rischio di mettere il piede su una mina anti-uomo e' tutt'oggi un rischio reale in 57 Paesi, tra cui 33 nazioni che hanno aderito al Trattato di Ottawa il cui obiettivo principale e' quello di disinnescare il pianeta entro il 2025. Tuttavia ogni anno vengono ancora prodotti circa 10 milioni di mine. In fondo al Trattato manca infatti la firma di alcuni grandi produttori: Cina, Russia e Stati Uniti che pero' l'anno scorso hanno annunciato quest'ultimi lo stop alla produzione e impiego delle mine. Gruppi armati non statali continuano a fare uso di mine o di ordigni esplosivi improvvisati molto simili in diversi Paesi tra cui Afghanistan, Colombia, Tunisia, Angola, Myanmar - che sono anche quelli in cui le mine mietono piu' vittime - e ancora Ucraina, Libia, Siria.
Quanto all'Italia si legge sul sito dell'associazione onlus Campagna italiana contro le mine, "il nostro Paese ha completato la distruzione delle scorte di munizioni cluster il 31 ottobre 2015 con cinque anni di anticipo sulla data prevista. La missione permanente italiana presso Ginevra ha comunicato all'Implementation Support Unite (ISU) della Convenzione sulle Munizioni Cluster. L'Italia aveva dichiarato di possedere un totale di 5.113 munizioni cluster e 2.8 milioni di submunizioni nel 2015. Al nostro paese, in quanto Stato Parte della Convenzione sulle Munizioni Cluster, era stato richiesto, secondo l'art.3 della Convenzione, di distruggere tutte le scorte di munizioni cluster sotto la propria giurisdizione e controllo, nel piu' breve tempo possibile, e non oltre il 1 marzo 2020". (AGI)