Roma - Piccolo e rurale stato del Midwest, ove il grande capo indiano Falco nero fini' i suoi giorni, l'Iowa si e' guadagnato nei decenni un originale primato: i suoi caucus - che si svolgeranno domani, aprendo la lunga corsa delle primarie Usa - sono un buon indicatore per sapere chi si aggiudichera' la nomination.
Dal 1976 solo sei volte il loro vincitore non e' approdato alla sfida finale: quattro in casa repubblicana e due fra i democratici. Nelle primarie del 2012, a fronte di una scontata vittoria di Barack Obama per l'Asinello, vi fu un'aspra battaglia tra i repubblicani, forse la piu' combattuta di sempre: alla fine (e dopo riconteggi) la sfango' Rick Santorum per un pugno di voti su Mitt Romney, anche se fu quest'ultimo, poi, ad ottenere la nomination. Se l'Iowa 'azzecca' molto spesso il nome di chi si battera' alla Casa Bianca, va tuttavia precisato che ha indovinato soltanto tre volte l'effettivo inquilino della Casa Bianca: nel 1976 con Jimmy Carter e nel 2008 con Barack Obama per i democratici; nel 2000 con George Bush per i repubblicani. L'arzigogolato e un po' arcaico sistema di votazione locale, che ricalca quello dei nativi indiani, viene sovente criticato per la sua scarsa democraticita'. Per trionfare, in Iowa, occorre aggiudicarsi il maggior numero di singoli caucus ove si riuniscono gli elettori: 1774 assemble disseminate in parrocchie, scuole e persino case private, ognuna con una percentuale di votanti che puo' oscillare dalle poche decine ad 80-90 persone (per un totale di poco piu' di 100.000 su tre milioni di abitanti). Di qui l'importanza, per i candidati in corsa, della scelta dell'advocate, il delegato interno a ciascuna assemblea, incaricato di presentare il suo beniamino con un ruspante discorso che dura dai 2 ai 5 minuti (e dopo che i presenti hanno intonato l'inno americano). Per non parlare della necessita' di una capillare campagna porta a porta, fin nei piu' remoti villaggi agricoli. (AGI)
(30 gennaio 2016)