Dalle battute e le risate sul Russiagate all'apertura di un dialogo sul disarmo globale, a Osaka è andata in scena la grande armonia tra Donald Trump e Vladimir Putin. È il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, a definire "intenso" l'incontro tra il presidente americano e quello russo a margine del summit del G20, ma prim'ancora sono stati loro stessi a mostrare l'evidente sintonia, presentandosi davanti ai giornalisti come due vecchi amici: "è un grande onore per me incontrare il presidente Putin", ha esordito l'ex tycoon, "abbiano un rapporto buono, molto buono".
E ancora. A proposito degli ipotetici rischi di un'ingerenza russa sulle elezioni presidenziali americane, il capo della Casa Bianca ha scherzosamente alzato il dito verso il presidente russo: "Non si immischi più nelle nostre elezioni, signor presidente, non si immischi più". Putin, di rimando, si è limitato a rispondere con un sorrisetto.
Prima, come mostrato dalla Cnn, un altro scambio di battute tra i due: "Con le fake news in Russia non avete nessun problema", ha detto il presidente americano, forse riferendosi alla limitazione alla libertà di stampa. "Sì che abbiamo il problema... lo stesso problema", risponde Putin, iniziando a ridere, subito imitato da Trump.
Non è mancato un invito in Russia da parte di Putin. "I limiti di tempo hanno certamente impedito uno scambio di opinioni approfondito, ma non di meno, si è parlato del fatto che le relazioni bilaterali, commerciali ed economiche non sono in linea con il potenziale", spiega Peskov, aggiungendo che Trump ha preso "positivamente" l'invito per le commemorazioni del 9 maggio prossimo per il 75esimo anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale, anche se il capo della Casa Bianca non ha ancora formalmente accettato.
Dal punto di vista politico è l'apertura sul disarmo la vera novità della giornata. Riferendosi al bilaterale, è sempre Peskov a ribadire che "Mosca riconosce un approccio costruttivo da parte del presidente Trump, un desiderio di migliorare la deplorevole situazione nella cooperazione economica e commerciale, che è ad un livello molto basso".
L'obsoleto liberalismo dell'Occidente
Per quello che riguarda il controllo degli armamenti, la Russia "dichiara l'intenzione di continuare un dialogo ai massimi livelli". Un'apertura di credito in qualche modo anticipata dall'intervista a tutto campo rilasciata da Putin al Financial Times alla vigilia del summit giapponese: mentre definiva "esplosiva" la situazione mondiale a causa della guerra commerciale tra Usa e Cina e per le tensioni nel Golfo tra Washington e Teheran, e mentre definiva "obsoleto" il liberalismo dell'Occidente, con tutti i suoi annessi e connessi - dal multiculturalismo ai "confini aperti", fenomeni contro i quali si registrerebbe la "ribellione" dei cittadini - e mentre rivelava di provare nostalgia per le "regole" della guerra fredda a fronte della "mancanza di regole" nell'odierno ordine mondiale, il capo del Cremlino riservava lodi solo per l'inquilino della Casa Bianca: giusta, dice Putin, la politica anti-migranti del collega americano, compreso il tentativo di bloccare il flusso dei profughi alla frontiera con Messico.
Al contrario, la "politica delle porte aperte" di Angela Merkel a detta del presidente russo fu evidentemente un "errore cardinale".
Un clima diverso si è respirato sull'altro grande fronte di Osaka, quello della disputa commerciale tra Cina e Usa. Alla vigilia dell'altro attesissimo appuntamento a due del G20, ossia quello di domani tra Trump e Xi Jinping, si sono incontrate all'Imperial Hotel di Osaka i capi delle delegazioni di Washington e Pechino: secondo Bloomberg, erano presenti sia il vice primo ministro Liu He che il rappresentante Usa per il Commercio Robert Lighthizer, nonché il segretario al Tesoro Steve Mnuchin.
Ancora una volta è Trump a promettere che "come minimo, sarà produttivo" il colloquio con il presidente cinese. Il problema è che il dialogo appare impostato su due piani diversi: mentre Trump ammorbidisce i toni della vigilia, parlando di "grandi accordi" nel commercio con India e Giappone, Xi ha fatto ricorso a un linguaggio forte contro i rischi del protezionismo e dell'unilateralismo, fonti di "grande preoccupazione" a livello internazionale.
Gli analisti sono concordi: il massimo che ci si potrà aspettare è una tregua armata. Per quanto riguarda Putin, sono Donald Tusk ed Emmanuel Macron a rispondere, difendendo le democrazia liberali e la "democrazia progressista". Piuttosto, insiste il presidente del Consiglio Ue, sono "l'autoritarismo, il culto della personalità e la legge degli oligarchi a essere davvero obsoleti". Qualcuno, oggi a Osaka, si chiedeva: "Chissà cosa ne pensa Trump".