Romania: 4 giorni di fuoco costringono il governo a fare marcia indietro sulla corruzione
Il premier Grindenau cambia idea e rinuncia al decreto che avrebbe depenalizzato le mazzette sotto i 40mila euro

Dopo 4 gionri di continue ed imponenti manifestazioni di piazza alla fine il premier scoialdemocratico romeno, Sorin Grindenau, ha capitolato e ha revocato - malgrado avesse promesso il contrario - il decreto del governo che depenalizzava numerose fattispecie di corruzione e prevedeva la punibilità con il carcere per l'abuso d'ufficio solo per cifre sopra i 44 mila euro. "La Romania non può essere spaccata in due", ha detto Grindenau.
Una furia che non si vedeva dall'89

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La ‘Tangentopoli’ rumena
Anche il nuovo premier finisce sotto inchiesta
Nel dicembre 2014 Basescu viene sostituito da Klaus Iohannis, di etnia tedesca, che si mostra più risoluto del predecessore nella battaglia per la trasparenza. Un atteggiamento che lo pone in conflitto con Ponta, che nel giugno dell’anno successivo viene incriminato per frode, evasione fiscale e riciclaggio di denaro. Il Parlamento si rifiuta di privarlo dell’immunità e Iohannis si vede costretto a chiederne le dimissioni. Dimissioni che avverranno solo nel novembre 2015, in seguito all’incendio di una discoteca a Bucarest nel quale morirono sessantaquattro persone. Per il pool anticorruzione è un altro anno intenso: 1.250 persone vengono indagate e altre 970 subiscono una tendenza definitiva di condanna. Gli scandali non impediscono ai socialdemocratici di vincere anche le elezioni legislative tenutesi nel dicembre 2016, dopo un anno di “governo del presidente”.
"A rischio la posizione di Bucarest nella Ue e nella Nato"

Gli elettori sanno però benissimo che sarebbe stata soprattutto la classe dirigente del Psd a beneficiare dal decreto, nonché da un’amnistia in corso di approvazione in Parlamento che riguarderà 2.500 persone, ovvero tutti i condannati a pene detentive inferiori ai cinque anni, con l’esclusione degli stupratori e dei criminali recidivi. L’intenzione dichiarata del governo era alleviare il sovraffollamento delle prigioni. I cittadini rumeni sanno però che così sarebbero stati rimessi in libertà numerosi politici che erano stati incarcerati negli anni precedenti per reati di corruzione. Chi è invece ancora sotto processo per i medesimi reati, con il nuovo decreto, la galera non l'avrebbe nemmeno rischiata.

Il presidente Iohannis ha chiesto al governo di rispettare la legalità. Sei Paesi, tra cui Germania e Stati Uniti, avevano avvertito Bucarest che la misura avrebbe minato “la reputazione internazionale della Romania” e “la sua posizione nella Ue e nella Nato”. “Non capisco da cosa siano irritati i manifestanti”, era stato invece il commento di Grindeanu. Il ministro dello Sviluppo Economico, Florin Jianu, aveva invece annunciato le proprie dimissioni: “Non posso raccontare a mio figlio che sono stato un codardo e ho votato una cosa nella quale non credevo”.