Roma - E' un cambiamento epocale di paradigmi politici quello messo a nudo dall'emergenza migrazione, che ha messo in soffitta i vecchi concetti di destra e sinistra e ha lasciato definitivamente il campo aperto allo scontro tra globalismo e nazionalismo, proponendo la necessita' di trovare una sintesi tra i due estremi come la vera sfida del secolo. Un'utile occasione per alimentare il dibattito e' arrivata dall'edizione 2016 dell'East Forum, organizzato da Unicredit, dalla rivista EastWest e dall'European Council on Foreign Relations, tra i think tank piu' influenti del pianeta.
Ad aprire il convegno "The New Europe: Migrations, Integration and Security" e' stato il presidente di Unicredit, Giuseppe Vita, che vede nell'immigrazione "una chance da saper cogliere" a patto di rendere l'Europa "piu' coordinata dal punto di vista economico e sociale". Il primo panel di discussione, "Europe and the Migration Dilemma", ha visto poi confrontarsi Stephane Jaquemet, rappresentante dell'Unhcr per l'Europa meridionale, il sottosegretario agli Interni Domenico Manzione e Ismail Yesil, un ex alto funzionario del governo turco, oggi primo consulente legale dell'Afad (Disaster and Emergency Management Authority). Jaquemet ha ribadito la proposta di aprire canali legali per l'immigrazione in modo da attrarre gli stranieri dotati di competenze di alto livello, questione distinta dall'accoglienza ai rifugiati, sui quali Yesil e' intervenuto illustrando l'azione di Ankara nell'arginare i flussi diretti verso la Grecia. "C'e' bisogno di pace e stabilita'", ha avvertito pero' Yesil, "e il carico deve essere ripartito in maniera equa". A tale proposito, Manzione ha chiosato che "se l'Europa balbetta, il consesso internazionale non fa meglio". "I siriani non vengono via volentieri dal loro Paese, che e' pero' in guerra da cinque anni, mentre nel Corno d'Africa la situazione e' cosi' da un trentennio".
Sono seguiti altri due panel: uno dedicato ai temi della sicurezza e della minaccia terroristica, animato dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e dalla presidente di Eurojust Michele Coninsx, e uno concentrato sull'impatto dell'immigrazione sulla struttura demografica dell'Europa, nel quale sono intervenuti il capo economista di Unicredit, Erik Nielsen, il presidente dell'associazione imprenditoriale tedesca Bga, Anton Borner, e il capo della divisione Immigrazione dell'Ocse, Jean-Christophe Dumont.
Nielsen ha sostenuto che, numeri alla mano, l'immigrazione ha un impatto positivo perche' il rallentamento del Pil europeo non e' proporzionale al calo della popolazione ma piu' rapido, il che equivale a una flessione del pil pro capite. Borner ha ribattuto che nel breve periodo i migranti sono un costo netto e che alla Germania serviranno "dai cinque ai sette anni" per inserirli nella catena produttiva: "Si tratta di un investimento e quindi il tema piu' preoccupante, come per ogni investimento, e' l'incertezza creata dalla politica". Ha concluso il convegno Romano Prodi, che, da ex presidente della Commissione Europea, ha espresso tutta la sua delusione per una Ue che e' preda di un "cupio dissolvi" e dove l'ondata euroscettica e' la conseguenza del disagio di un "ceto medio indifeso". "Il lavoro soffre e la finanza e' piu' mobile: tutto questo si paga; abbiamo costruito un sistema nel quale abbiamo lasciato al mercato il futuro" e' la diagnosi del Professore, "sono cambiate le leadership e manca la volonta' politica".
A riportare tutto l'uditorio alla brutale concretezza della realta' e' stato l'intervento, dalle file del pubblico, di Maria Manuel Lucas, nuovo ambasciatore del Mozambico a Roma, la quale si e' limitata a ricordare come i flussi di migranti africani diretti verso l'Europa impallidiscano numericamente rispetto a quelli interni al continente nero, in particolare il disperato esodo verso il Sudafrica di diseredati dal Malawi, dallo Zimbabwe e dal Mozambico stesso, alcuni dei quali finiti in campi profughi per sfuggire alla violenza della popolazione locale, morsa dalla crisi innescata dal crollo delle quotazioni minerarie. (AGI).