L’avvocato Geoffrey S. Berman, colui che rappresenta molte delle donne vittime del traffico sessuale messo in piedi dall’imprenditore Jeffrey Epstein, morto suicida nel carcere di Manhattan lo scorso agosto dopo circa un mese di prigionia, lo ha dichiarato al New York Times senza mezzzi termini: “Il suicidio di Epstein non blocca le indagini”.
Scomparso dalla scena il protagonista principale, continuano le indaginu sul “sistema Epstein”. Questo perché l’imprenditore, come ormai accertato, non sarebbe stato in grado di gestire da solo un meccanismo tanto ben oliato quanto delicato. Così, una volta deceduto, sono proprio i suoi collaboratori ad essere messi sotto torchio, per poter garantire, come dice l’avvocato Berman e come promesso dai pubblici ministeri che si stanno occupando del caso, “giustizia per le giovani coraggiose donne che hanno subito la violenza di Epstein”.
E nel mirino degli investigatori ci sono proprio delle donne, come Haley Robson, passata in pochi anni da reclutata per un massaggio (ai tempi ancora minorenne) a reclutatrice. Nella sua deposizione si legge: “Non ho mai dovuto convincere nessuno. Ho solo proposto e loro accettavano”.
Oggi la Robson ha 33 anni ed è tra i collaboratori che, si sospetta, lavoravano nel sistema. La nuova deposizione delle vittime, voluta dal giudice dopo la morte dell’imprenditore, potrebbe fare molto rumore. Teresa Helm, una delle ragazze che sostiene di essere stata reclutata nell’esercito di baby squillo dell’imprenditore americano circa 17 anni fa, ha ribadito la volontà che niente si fermi: “Jeffrey non è più qui, ma le donne che lo hanno aiutato sì”.
La rete di Epstein in effetti prevedeva veri e propri corsi, quasi un “addestramento” al piacere per le giovani ingaggiate, prenotazioni di viaggi e auto e, naturalmente, una rete di reclutatori che non faceva mai mancare adolescenti. Tra queste, per esempio, anche Ghislaine Maxwell, fidanzata storica di Epstein, che comunque finora ha sempre fermamente negato ogni accusa, nonostante varie testimonianze la disegnino all’interno del quadro, non solo compiacente per quanto riguarda gusti e abitudini del fidanzato, ma addirittura “capo” (come l'ha definita il maggiordomo di casa).
Secondo gli inquirenti la Maxwell aveva addirittura messo a punto una sorta di prontuario per il reclutamento delle ragazze, che dovevano essere, oltre che belle, anche economicamente disperate, quindi più vulnerabili. Virginia Roberts Giuffre in una deposizione ammette di aver ceduto alla proposta della Maxwell quando aveva appena 16 anni: “Se piacerai, tutto comincerà a funzionare" pare abbia detto la reclutatrice alla minorenne "Viaggerai, guadagnerai bene e potrai farti un’istruzione”.
Altra donna del team di Epstein era Sarah Kellen, assistente dell’imprenditore, incaricata di convocare le ragazze ogniqualvolta il capo arrivava in una città. Era leis che si preoccupava, in combutta con la Maxwell, di sitruirle su come compiacere alla perfezione Epstein.
Ad oggi nessuno del “team” di Epstein è ufficialmente accusato di alcunché, anche se fonti del New York Times parlano di reati ipotizzabili quali traffico sessuale e associazione a delinquere per traffico sessuale.