New York - Spesso ha detto il giusto, spesso no, più spesso ancora ha mischiato le due cose. Questo il giudizio del New York Times sulle dichiarazioni espresse dal futuro presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nella sua prima conferenza stampa, due mesi dopo l'elezione e 9 giorni prima del suo insediamento. Le sue affermazioni sono state sottoposte dal giornale americano a un procedimento di fact-checking.
Ecco i risultati.
New York Times: "Giusto, ma con distinguo. Dopo mesi passati a seminare il dubbio sugli esiti delle agenzie di intelligence, secondo i quali il governo russo aveva hackerato i democratici e fatto circolare email private per influenzare l'esito delle elezioni, ora Trump appare pronto ad accettare le responsabilità della Russia. Ma, suggerendo allo stesso tempo - non senza giustificazioni - che molti altri Paesi e persone sono stati coinvolti nello stesso tipo di attività, ha di fatto minimizzato il significato dell'attacco russo. Trump ha fatto notare che anche i cinesi sono sospettati di hackeraggio. La differenza è che loro non hanno reso i loro archivi di pubblico dominio, ed il loro è stato spionaggio tradizionale. Invece i russi sono andati oltre, interferendo deliberatamente con il processo democratico altrui".
New York Times: "L'Obamacare ha sicuramente delle problematicità, ma i tempi calcolati da Trump sono sconsideratamente ottimistici. I repubblicani al Congresso non sono d'accordo con il piano per la sua sostituzione e sostengono che ci vorranno settimane, se non mesi, per metterne a punto uno. Un'impresa molto complessa".
New York Times: "Magari è una posizione gradita agli elettori, ma difficile da realizzare in termini di linea politica. Il Congresso sarebbe chiamato ad approvare la legge che impone i dazi, e non si faccia affidamento sul fatto che il Campidoglio approvi a cuor leggero nuovi provvedimenti fiscali di questo tipo. Nel partito repubblicano in molti sono allergici alla 'parolaccia' che inizia per T, le tasse'.
New York Times: "Questione su cui il dibattito è molto aperto. Gli esperti sono divisi al riguardo. E' molto probabile che la questione sarà chiarita in un tribunale".
New York Times: "Corretto. Legalmente il Presidente ed il Vicepresidente sono esentati dalle norme sul conflitto d'interessi che sono applicabili ad altri funzionari federali. Quindi, dal punto di vista tecnico, è corretto che possa fare entrambi le cose, ma l'ombra di questo tipo di conflitti ammorberebbe tutta la sua presidenza, danneggiando le sue iniziative".
New York Times: "I sondaggi dicono che il 60 percento degli americani vorrebbe lo facesse".
New York Times: "Qua davvero ce ne vorrà. Gli economisti dibattono da sempre sull'influenza effettiva della persona del Presidente sul processo di creazione dei posti di lavoro. Washington può creare un clima, le forze dell'economia il ciclo economico, ma la demografia e gli eventi esterni hanno esattamente lo stesso peso dello Studio Ovale. Per creare un numero di posti di lavoro come fece Bill Clinton negli anni '90 ci vorrebbe una crescita dell'economia tra il 3 ed il 4 percento. Un obiettivo veramente molto lontano, a sentire gli esperti".
New York Times: "La Ford ha cancellato una fabbrica in Messico, la Fiat Chrysler investirà negli Usa. Sembra che le compagnie automobilitiche vogliano placare il Presidente". (AGI)