Il coronavirus è già contagioso "prima che si manifestino i sintomi"

Lo hanno detto le autorità cinesi, chiarendo tuttavia come il cosiddetto virus cinese sia meno potente della Sars. I tempi per sviluppare un vaccino, per ora, non sembrano rapidi

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LI YIBO / XINHUA
Virus cinese

Il misterioso coronavirus della polmonite, che ha già ucciso 56 persone in Cina, è contagioso prima che i sintomi si manifestino, una caratteristica che potrebbe renderne più difficile il contenimento. Lo hanno detto le autorità cinesi, chiarendo tuttavia che, anche se più contagioso, è meno potente della Sars. E intanto, mentre Pechino spinge l'acceleratore su come frenare l'epidemia, molti governi, Italia compresa, studiano i piani di evacuazione dei connazionali. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, segue "con la massima attenzione" la situazione.

Il ministro della Sanità cinese, Ma Xiaowei, ha spiegato che si è "a un punto cruciale" del contenimento del virus, ma la sua "capacità di diffondersi si sta rafforzando". Il periodo di incubazione - durante il quale si ha la malattia ma non i sintomi - varia da 1 a 14 giorni per cui ci sono "portatori nascosti" del virus. Le autorità sanitarie locali hanno aggiunto che il nuovo coronavirus "non è così potente" come quello della Sars (che nel 2002/2003 causò 774 morti in tutto il mondo: 349 nella Cina continentale e 299 a Hong Kong), ma risulta essere più contagioso (al di fuori della Cina, sono stati identificati oltre una quarantina di casi di contagio, in una decina di Paesi).

Ma la trasmissione asintomatica del virus rende dunque obiettivamente più complicato impedirne la trasmissione. E mentre in Vietnam si registra il primo contagio di una persona che non è stata in Cina, il sindaco di Wuhan prevede almeno altri mille contagi (una previsione in base al numero di pazienti ricoverati e ancora non sottoposti al test).

Il vaccino e la situazione in Cina

A Pechino, i ricercatori lavorano al vaccino, dopo aver isolato "il primo ceppo del virus". Ma i tempi non sembrano rapidi. Wuhan intanto è una città fantasma: tutto chiuso, qualche supermercato aperto, pochi prodotti, le persone barricate in casa. Scarseggiano mascherine e alcool. Non è consentito il trasporto pubblico, vietati i veicoli, con l'unica eccezione di quelli di emergenza e delle ambulanze che trasportano i pazienti.

E nel resto del Paese si cerca di potenziare il blocco che ha già isolato 56 milioni di persone: 30 province hanno già decretato l'allerta sanitario massimo. Pechino ha intanto vietato la vendita di animali selvatici e vivi in mercati, supermercati, ristoranti e piattaforme di e-commerce. Nella capitale, dove vengono diagnosticate piu' di cinquanta persone contagiate, tutte le stazioni della metropolitana, dei treni e degli autobus verranno sterilizzate tre volte al giorno, così come gli autobus e i vagoni.

Inoltre, per prevenire ulteriori contagi, i servizi di autobus interprovinciali sono stati sospesi a Pechino, Tianjin, Xian e nella provincia nord-orientale dello Shandong, mentre Shanghai, che sabato ha registrato la sua prima morte per coronavirus, ha temporaneamente chiuso la linea ferroviaria che la collega alla vicina provincia di Jiangsu.

Sempre a Shanghai, Disneyland ha chiuso i battenti fino a nuovo avviso, una misura che ha preso anche il parco a tema di Hong Kong. Due province cinesi e tre città hanno ordinato ai cittadini di indossare obbligatoriamente le maschere per il viso in pubblico. E anche il Tibet, l'unica provincia che non ha ancora registrato alcun contagio, chiuderà il Palazzo Potala a Lasa. Nel mezzo del blocco, molti Paesi cercano di evacuare i loro cittadini.

Gli italiani nelle zone colpite dal virus

Alla Farnesina ne risultano circa 60 nella città di Wuhan, tutti "in stretto contatto con l'ambasciata italiana a Pechino" (la rete diplomatica italiana non ha consolato a Wuhan) e la situazione, ha spiegato il capo dell'Unità di Crisi, Stefano Verrecchia è "abbastanza tranquilla". Il governo, ha aggiunto, ha sul tavolo varie opzioni e vi lavora con altri Paesi, in primis la Francia, che ha 500 persone bloccate, ma anche gli Stati Uniti, che ne ha almeno un migliaio.

L'ipotesi è che costoro, su base volontaristica, si spostino via terra, su autobus, ma dovranno sottoporsi a un successivo periodo di osservazione di 14 giorni in una struttura ospedaliera. La meta di un possibile trasferimento in autobus potrebbe essere il capoluogo dell'Hunan, Changsha, a 400km da Wuhan, più a sud. È la stessa città a cui pensa il governo francese, che ha circa 500 connazionali sul posto.

L'azienda automobilistica francese Psa, che ha due fabbriche a Wuhan, con duemila impiegati, sta pensando di muoversi allo stesso modo: dopo un periodo di quarantena di 14 giorni, tutti potranno prendere un aereo. Sempre ammesso che nel frattempo non sia stato messo in quarantena anche il capoluogo dell'Hunan.

E non è una previsione peregrina, dal momento che una dozzina di città nella provincia di Hubei, di cui Wuhan è il capoluogo, hanno aderito alla sospensione dei trasporti, e persino una nella provincia del Canton: Shantou. E coloro che hanno lasciato Wuhan prima dello stop dei trasporti non è detto che la facciano franca: la Commissione Sanitaria nazionale del gigante asiatico ha assicurato che sta cercando di individuare tutte le persone che hanno lasciato la città negli ultimi 15 giorni: "Saranno localizzati, registrati e messi sotto osservazione".  



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