(AGI) - Brasilia, 8 ott. - I giudici della 'Corte dei Conti'federale brasiliana hanno inflitto un colpo potenzialmenteesiziale a Dilma Rousseff, che ora potrebbe anche rischiarel'impeachment. La Corte ha sancito che il presidentebrasiliano, ha commesso una serie di atti illegali per coprireil crescente deficit dei conti, alterando il bilancio delloStato 2014. E' La prima volta che la Corte dei Conti diBrasilia ha bocciato il bilancio di un presidente in 80 anni. Benche' la decisione non sia strettamente legalmentevincolante, potra' essere usata dall'opposizione per aprire unnuovo fronte contro Rousseff, gia' fortemente indebolita' dalledifficolta' che sta attraversando l'ormai ex grande economiaemergente e dello scandalo Petrobras, il giro di mazzette daoltre 2 miliardi di dollari che il colosso petrolifero di Statoa ditstribuito a membri del 'suo' Partito dei Lavoratori, cheha chiamato in causa tutte persone a lei vicine, risparmandole,finora, un coinvolgimento diretto. Scandalo che da ultimo havisto la Corte Suprema autorizzare la polizia ad interrogare ilpredecessore di Rousseff e futuro candidato alla presidenza,Inacio Lula da SilvaLa risposta del governo brasialino non si e' fatta atatendere:il ministro della Giustizia brasiliano ha immediatamenteannunciato appello alla Corte Suprema contro la decisione dellaCorte dei Conti. Il ministro LuisAdams ha spiegato che "la partita non e' finita" e per questol'ultima parola spettera' alla Corte Suprema perche', hasostenuto, non c'e' alcuna base legale per giustificare ladecisione della Corte dei Conti federale sulla gestione delbilancio 2014 da parte del presidente. In difesa di Roussef e' intervenuto immediatamente ilpresidente della Camera bassa, Eduardo Cunha - da marzo sottoinchiesta per lo scandalo Petrobras insieme all'omologo delSenato, Renan Calheiros - preannunciando che un eventuale votosu Rousseffe e i conti dello Stato richiedera' tempo. I giudici contabili hanno sanzionato in particolare l'operazione che ha visto il governo farsi prestare ingenti somme dalle banche di Stato nel 2014 per far fronte ai buchi di bilancio. Una pratica definita illegale all'unanimita' dai magistrati. Il governo sostiene invece che si tratta di una 'prassi' normale gia' utilizzata in passato. Per Rouuseff si tratta del secondo colpo in 24 ore: martedi' la Corte Elettorale (Tse) aveva trovato elementi di validita' nelle accuse di irrregolarita' nella campagna per le presidenziali del 2014 che vide la riconferma per un soffio di Rousseff. Secondo la Tse sembra fondata l'accusa dell'opposizione Psdb che alcuni fondi per la campagna elettorale del presidente sono in qualche modo collegati alle mazzette dello scandalo Petrobras al suo Partito dei Lavoratori. Petrobras di cui Rousseff e' stata presidente del Consiglio di Amministrazione, negli anni dei fondi neri, mentre Lula, anche lui esponente dello stesso Partito dei Lavoratori, era presidente. (AGI) .