ZHANG YIMOU NELLE SALE CON ‘LETTERE DI UNO SCONOSCIUTO'
di Giovanna Tescione
Twitter@GiTescione
Roma, 26 mar. – Il regista cinese Zhang Yimou fa il suo ritorno sul grande schermo italiano con “Lettere di uno sconosciuto”, una storia d'amore straziante sullo sfondo di una Pechino in piena Rivoluzione culturale. In uscita nelle sale italiane oggi, 26 marzo, la pellicola è stata presentata al festival di Cannes lo scorso maggio nella sezione fuori concorso con il titolo in inglese ‘Coming Home'. Il racconto è la storia del dissidente Lu Yanshi e di sua moglie, Feng Wanyu, una coppia unita e innamorata con una bambina piccola, costretta a separarsi quando Lu viene arrestato e mandato in un ‘laogai', i campi di lavoro cinesi. Liberato dopo vent'anni, alla fine della Rivoluzione Culturale, Lu torna a casa per scoprire che sua moglie, ormai malata, non lo riconosce più e aspetta il ritorno di suo marito senza rendersi conto di averlo già vicino.
Protagonista femminile ancora una volta l'attrice Gong Li, sua musa per anni. Una coppia artistica inossidabile: lui regista di lungo corso apprezzato (ma anche criticato), lei volto simbolo della Cina a Hollywood, ormai diventata una rarità sugli schermi cinesi dopo la decisione di spostare la sua residenza a Singapore. Lui dietro la macchina da presa, lei davanti, per otto film tra i quali Lanterne rosse, Sorgo Rosso e l'ultimo che risale a sette anni fa, ‘La città proibita'.
Questa volta ispirato dal romanzo di Yan Geling ‘The Criminal Lu Yanshi', Zhang Yimou, forse più di qualunque altro regista cinese, non ha bisogno di presentazioni: i 21 film all'attivo – alcuni dei quali giudicati capolavori dalla critica internazionale – parlano da soli.
Ed è più che positivo il commento su questa sua ultima fatica, per la quale il regista ha incassato l'apprezzamento anche di Mo Yan, premio Nobel per la Letteratura 2012 e suo amico che in occasione della presentazione a Cannes lo aveva definito un film “raro e solenne, con il quale Zhang dimostra di conoscere le emozioni del popolo”, oltre che un film che “rapisce” e che riapre vecchie ferite.
“Quando l'ho visto ho pianto tanto, un pianto di dolore, è raro trovare un film del genere nella storia cinematografica più recente. Anche se la storia di base è banale e già vista, emergono sentimenti più profondi e sinceri degli esseri umani. Mi ha suscitato ricordi storici, sociali e personali, toccando tasti dolorosi”, continua Mo Yan, che conclude: “Con il capolavoro ‘Coming Home' è tornato il maestro”.
26 marzo 2015
© Riproduzione riservata